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Questo articolo è stato pubblicato il 06 gennaio 2011 alle ore 06:50.
PER François De La Rochefoucauld L'AMORE È COME I FANTASMI:
TUTTI NE PARLANO, POCHI LI HANNO VISTI Hanno nomi normali come Rebecca, Sidore, Galatea, Valentine. Hanno case normali, nella provincia americana più povera come nelle prestigiose dimore del centro città. Hanno vestiti normali, pose naturali, acconciature à la page. Hanno famiglie "quasi" normali, fatte spesso di soli uomini che le adorano.
Cenerentole fatte principesse, sulla carta. E invece, tutto il contrario. Bambole di plastica che uomini normali si sono comprati, e che usano come compagna di vita, al posto di un essere umano in carne e ossa. Sono uomini normali che fanno sesso con oggetti somiglianti in tutto e per tutto al genere femminile, ma che sono inanimati. Non hanno vita, se non quella immaginata dai loro padroni.
Già. Proprio così. Ci sono documentari che hanno spiegato come il commercio delle bambole di plastica più evolute – quelle che, per intenderci, hanno anche una sorta di temperatura corporea – ma più che tante parole possono gli scatti di Elena Dorfman. Fotografa presente a Milano, in Triennale, all'interno della mostra «Immagini inquietanti» che chiude i battenti proprio tra tre giorni, e che merita una visita.
La Dorfman, artista classe '65 che vive a Los Angeles, è conosciuta per la sua capacità di fotografare con intensità le sottoculture americane: le sue immagini, estremamente ricercate, immortalano cose tipicamente difficili da digerire. Da una parte, estrema bellezza, dall'altra, un soggetto atipico. Tanto da stravolgere completamente la tradizione "documentaristica". L'identità è un elemento fondamentale del suo lavoro, tra i cui temi ricorrenti c'è la confusione dei confini che separano fantasia e realtà. In Triennale, ma anche nel catalogo dedicato da Skira, le pellicole di «Still Lovers», il lavoro che ha portato Dorfman alla fama internazionale, sono esposti, quasi pornografia, a mostrare le vite di uomini e donne che si accompagnano con bambole di plastica. L'intenzione non è sfruttare la palese devianza di questi surrogati sessuali, ma piuttosto rivelare l'affascinante mondo segreto di intimità tra la carne e il silicone.