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Tecnologie Ict

Ecco le regole Agcom per le nuove reti

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Questo articolo è stato pubblicato il 12 gennaio 2011 alle ore 10:59.

Pronte le regole per la rete in fibra di nuova generazione, il famoso "quadro" sull'Ngn che tutti gli operatori aspettavano per capire come e soprattutto se investire nei network del futuro. Sulla spinta della "raccomandazione" europea anticipata da questo giornale il 16 settembre scorso, l'Agcom è il primo tra i regolatori del Vecchio Continente ad aver varato, nel consiglio di ieri, un maxi-documento in linea proprio con l'Europa che ora andrà in consultazione pubblica e nel quale sono illustrate le modalità di passaggio dal rame alla fibra e l'impianto normativo che sarà alla base del nuovo internet. Un documento che Il Sole 24 Ore ha potuto leggere integralmente.

Reti di nuova generazione: ecco il documento Agcom (di Daniele Lepido)

Il documento "top secret"

I punti più importanti delle nuove regole sono l'unbundling per la fibra a partire dal 2013, quindi l'obbligo dell'operatore dominante di affittare ai concorrenti la propria infrastruttura così come fa ora sul rame, anticipato nel frattempo da un regime di bitstream (servizio di interconnessione all'ingrosso) che sarà orientato al costo nelle zone in cui Telecom è l'unico operatore e a condizioni di mercato nelle aree dove la concorrenza è sviluppata. Con un punto fisso: Telecom non avrà l'obbligo di offrire contemporaneamente unbundling e bitstream. Secondo tema: la necessità di estendere l'obbligo di condivisione delle infrastrutture passive fino a casa dell'utente. Si legge nel documento: «In relazione al servizio di unbundling su rete in fibra e di accesso al segmento di terminazione (...) è opportuno prevedere tale obbligo dal 2013 in avanti e limitatamente alle aree in cui è presente la sola rete in fibra dell'operatore dominante (Telecom Italia, ndr)». Continua il documento: «Nelle aree in cui vi è già o è prevista una competizione di tipo infrastrutturale, appare opportuno non imporre – in questa fase – l'obbligo di unbundling all'operatore notificato per incentivare sia l'incumbent, sia gli operatore alternativi ad investire in infrastrutture proprie». E per quanto riguarda i prezzi del servizio, «essi debbono essere orientati ai costi, con la previsione di un opportuno premio al rischio».

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Mentre sulla condivisione delle infrastrutture passive la delibera numero 731/09/Cons «già sancisce l'obbligo di accesso alle infrastrutture di posa e (...) anche della fibra spenta con riferimento alla tratta primaria e secondaria, si propone per lo sviluppo della concorrenza nella fornitura dei servizi di accesso in fibra di estendere l'obbligo di accesso anche alla tratta di adduzione, quella cioè che completa l'accesso fino alla base dell'edificio dell'utente, e alla tratta di accesso alla centrale». Quindi condivisione anche per la fibra che arriva (quasi) a casa del cliente.
Tra gli altri obblighi in capo a Telecom Italia c'è poi quello di realizzare un database «contenente le informazioni sulla disponibilità delle infrastrutture civili e di fibra spenta», già previsto dalla delibera numero 731/09/Cons, però in modalità "georeferenziata", quindi con coordinate molto precise.
E i famosi "coinvestimenti? Sull'ultimo miglio sono previsti dove gli operatori non si accontentino dell'unbundling intermedio proposto da Telecom Italia, ma vogliano accedere a un unbundling più pregiato, quindi più vicino alla centrale. Qui dovranno aprire il portafoglio.

Sempre ieri l'Agcom ha avviato anche le procedure per l'assegnazione dei diritti sulle frequenze liberate con il passaggio dalla televisione analogica a quella digitale e che sono destinate agli operatori di telecomunicazioni. Con questo auspicio: la messa sul "mercato" di tutte le frequenze disponibili (quindi non solo gli 800 Mhz), partendo da quelle in uso dal ministero delle Difesa che dovrebbero appunto essere "liberate".

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