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Questo articolo è stato pubblicato il 26 gennaio 2011 alle ore 08:02.
La limitazione agli investitori non americani del private placement di Facebook, organizzato da Goldman Sachs, non è passata sotto silenzio tra i clienti Usa, esclusi all'ultimo momento dall'operazione. Contattati inizialmente dalla banca, si sono in seguito visti cancellare l'ordine di sottoscrizioni di azioni Facebook per via dei numerosi articoli che stavano uscendo sulla mega operazione da 1,5 miliardi di dollari.
Troppa attenzione mediatica, montata dal 2 gennaio quando il New York Times scrisse il primo di una lunga serie di articoli, in concomitanza con il lancio del collocamento. Un'operazione che secondo la legge americana, esclude qualsiasi tipo di attività di marketing sull'offerta in territorio americano, regolata dalla legge federale e statale che nega la promozione e la pubblicità per queste operazioni. La "fuga di notizie" però ha allertato la Sec (Security and exchange commission) intenzionata a fare luce sui meccanismi del collocamento privato e sulla struttura dell'offerta Facebook.
Goldman, che già dalle prime battute aveva ricevuto una risposta eccezionale da parte della clientela non americana, ha cominciato a sentire odore di bruciato. E per non rischiare di mandare a monte un'operazione "storica" che apre le porte ai colossi del credito del mondo dei social network, ha deciso di escludere la clientela statunitense, compresa quella che aveva già avanzato manifestazioni di interesse per la sottoscrizione. «La decisione di non procedere è riconducibile esclusivamente alla valutazione operata da Goldman Sachs e non è stata richiesta da terzi - è stato il commento raccolto negli ambienti di Goldman Sachs -. Siamo spiacenti delle conseguenze di tale decisone, ma Goldman ha ritenuto fosse la posizione più prudente da adottare».
Già, ed è stata proprio la prudenza a fare propendere per l'esclusione degli investitori americani che a questo punto dovranno attendere la quotazione in Borsa della società di Palo Alto, primo al mondo tra i social network, valutata 50 miliardi di dollari: l'Ipo è attesa entro la prima metà del 2012. Gli investitori degli altri paesi, dove la normativa per i collocamenti privati è meno stringente di quella americana, sono stati i primi ad accaparrarsi parte del deal dell'anno. Se sarà stato un vantaggio, lo si vedrà soltanto al momento dell'Ipo quando verrà fissato il prezzo di collocamento in Borsa. Per ora le previsioni sono favorevoli: c'è chi è arrivato a valutare il social network fino a 75 miliardi di dollari.