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Questo articolo è stato pubblicato il 25 gennaio 2011 alle ore 16:43.
"Facebook credits" è la moneta digitale del social network da un anno. Gli utenti acquistano oggetti da utilizzare in giochi che, per esempio, simulano la vita in una fattoria o in una città. Dove comprano semi, materiali da costruzione, trattori: possono spendere i punti guadagnati nel gioco oppure i "credits", pagati con transazioni elettroniche. E da luglio diventeranno la valuta unica nei giochi e in altre applicazioni.
Per Facebook la moneta digitale è ancora un esperimento: trattiene il 30% su ogni transazione, secondo il modello di iTunes, il software della Apple per gestire le canzoni su ipod. Finora i beni digitali hanno avuto successo soprattutto in Estremo Oriente, per esempio nella chat cinese QQ e nel social network giapponese Gree. Diventano una fonte di ricavi alternativa alle inserzioni pubblicitarie che appaiono nei profili degli utenti, ma in Europa e negli Stati Uniti sono ancora agli esordi. È un mercato stimato globalmente in 835 milioni di dollari l'anno scorso dalla società d'analisi Inside Network.
Alcuni giochi hanno superato le aspettative: in due mesi dal lancio, per esempio, CityVille ha raggiunto cento milioni di utenti. È una sorta di monopoli dove i partecipanti costruiscono una città passo dopo passo. E riuniscono un pubblico di potenziali utenti interessati alle "monete digitali". Sono in corso progetti anche per applicazioni nel commercio elettronico.
La macchina da soldi, però, resta nella pubblicità: l'anno scorso Facebook ha guadagnato dalle inserzioni commerciali 1,86 miliardi di dollari, secondo le stime di eMarketer, spesi soprattutto da piccole e medie imprese. E adesso punta sull'integrazione dei messaggi promozionali con la rete sociale online. Ha appena varato il programma Sponsored Stories: , ad esempio, gli utenti possono vedere nei riquadri pubblicitari (spazi grandi quanto un francobollo accanto ai loro profili) se un amico ha segnalato il suo ingresso in un caffè di Starbucks.