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UNIVERSITÀ IN podcast

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Questo articolo è stato pubblicato il 27 gennaio 2011 alle ore 06:51.

IL PADRE DEL PODCAST, IL DJ-VJ Adam Curry, È STATO IL PRIMO A FARNE UN USO SISTEMATICO Altre due università italiane sbarcano su iTunes U, la piattaforma per la distribuzione gratuita di lezioni in podcast tramite i server di Apple. Sono l'Università di Pisa e la Bocconi di Milano, che si aggiungono alla Federico II di Napoli, a quella di Trento, di Modena e Reggio Emilia e al l'Università di Trieste.
Il campus virtuale di Apple, creato il 30 maggio del 2007, oggi ha assunto dimensioni ragguardevoli. Al principio c'erano solo un pugno di università d'eccellenza americane, tra cui Stanford, Berkeley, Duke e Mit. Molto per la qualità, poco per la quantità. La premessa era ancora più ambiziosa. Apple voleva creare un contenitore digitale per la distribuzione del sapere senza vincoli: nelle playlist che iTunes Store permette di scaricare gratuitamente ci sono i podcast con le registrazioni integrali delle lezioni di centinaia di docenti di moltissimi settori disciplinari, da quelli scientifici a quelli umanistici. E in una babele di lingue, culture e approcci alle varie materie. Insieme alle sei università italiane, infatti, sono entrati altri atenei europei: Insead, Leibniz Universität di Hannover, la Zeppelin Universität, la Helios Akademie, Coimbra, l'Università di Amburgo.
La premessa di ieri oggi è diventata conseguenza. Tre anni e mezzo dopo, infatti, le nazioni presenti su iTunes U sono 90, con 800 università, 350mila lezioni gratuite registrate in audio o video, 300 milioni di download da tutto il mondo. L'arena del sapere condiviso è diventata immensa, paragonabile a quegli altri grandi contenitori aperti che sono Wikipedia, la cinese Baidu-Baike, l'Internet Archive e soprattutto YouTube. Parlando con gli amici e i conoscenti, si trova sempre chi segua le lezioni di un corso di economia in America mentre va a correre la sera, o chi ascolti la storia del l'arte rinascimentale raccontata da docenti delle grandi università francesi quando la mattina prende la macchina per andare a lavorare. Non è più un'eccezione, ma sta diventando un fenomeno emergente. Ad aiutarlo, ci sono diversi fattori che Apple ha saputo sfruttare con profitto.

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Tags Correlati: Adam VJ | Apple | Bocconi | Duke | Federico II | Led Zeppelin | MIT | Pisa | PODCAST | Scuola e Università | Stati Uniti d'America | Steve Jobs | Università di Berkeley

 

Il progetto iTunes U, infatti, non è nato per caso all'interno di iTunes Store, la divisione dell'azienda fondata da Steve Jobs che si occupa della piattaforma per la vendita di musica e successivamente di film, telefilm e apps per iPhone e iPad. Segue invece la tradizione di Apple nel mercato educational statunitense, dove i computer con la mela hanno sempre avuto quote di mercato molto forti e dove la collaborazione tra i manager di Cupertino e ricercatori e docenti delle università americane è rimasta costante anche negli anni Novanta, il decennio del declino di Apple.
A cavallo tra il 2004 e il 2005 Steve Jobs, dopo aver lanciato iTunes Store il 28 aprile 2003, aveva dato disco verde a un progetto pilota per aggregare, oltre ai podcast creati dagli utenti in rete, anche una nuova categoria di contenuti: podcast audio e video di lezioni universitarie. Al pilota partecipavano sei università: la scuola per dentisti dell'Università del Michigan, la scuola di giornalismo dell'Università Missouri, sezioni della Brown, della Duke, di Stanford e dell'Università del Wisconsin at Madison. La buona qualità del materiale raccolto, ma soprattutto la buona risposta degli studenti e degli esterni, che "scoprivano" e scaricavano i materiali liberamente, fece decollare il progetto definitivo due anni dopo. Accanto al business "interno", cioè di distribuzione più efficiente dell'audio delle lezioni agli studenti, si intravedeva l'opportunità di aprire il sapere al mondo esterno.
Per le università "periferiche", iTunes U diventava così una opportunità di proiettare il proprio nome e la qualità dei propri insegnamenti in tutto il mondo. Un modo per piazzare un segnaposto nell'agenda sempre più globalizzata dell'alta formazione. Per le università d'eccellenza, invece, da due decenni in strenua lotta per affermarsi nel gioco globale degli Mba e dei corsi superiori, iTunes U diventa un requisito d'obbligo. Loro competono con campus aperti nei centri nevralgici della globalizzazione (gli Usa, Hong Kong, Singapore, Londra, Parigi, l'India, il Brasile, il Giappone) e una audience mondiale: studenti iscritti che provengono da qualsiasi paese nel mondo, con l'obiettivo di pagare quanto necessario pur di frequentare la scuola giusta. iTunes U è uno dei modi con il quale attirarli.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il numero di università su iTunes U: erano mezza dozzina il 30 maggio 2007
800
Gli atenei
Le lezioni registrate provenienti da 90 nazioni diverse, in tutte le lingue
350mila
Le lezioni
Lezioni scaricate, sia accessibili dagli studenti che aperte a tutti i navigatori
300 milioni
I download

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