House Ad
House Ad
 

Tecnologie Media

Gli indirizzi Ip stanno finendo, a rischio l'Internet delle cose?

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 31 gennaio 2011 alle ore 14:18.

L'8 giugno sarà una tappa importante per il futuro del World Wide Web. In questa data è infatti in programma la giornata mondiale dell'IPv6, il protocollo Internet a 128 bit che dovrebbe scongiurare il rischio di collasso della Rete, ormai sovraffollata all'eccesso, ed evitare quella che qualcuno ha definito "IPcalypse", l'Apocalisse del Web.

Fra quattro mesi saranno testati – e coinvolti nella sperimentazione vi sono le varie Google, Yahoo! e i più grandi network di contenuti digitali – i server commutati al nuovo standard: obiettivo quello di verificare se l'infrastruttura su cui poggerà l'Internet di domani sarà in grado di reggere il passaggio al nuovo standard di comunicazione telematica. Una prova, in altri termini, per avere quelle garanzie, oggi solo parziali, che permetteranno di portare il traffico on line sul nuovo protocollo evitando che la grande ragnatela telematica vada disastrosamente in crash. Il passaggio all'IPv6, da tempo auspicato anche da Vincent Cerf, il papà della grande rete e della tecnologia Tcp/Ip, è quindi un appuntamento irrinunciabile. Anche perché gli internauti del pianeta continuano a crescere e sono arrivati oggi (il dato è dell'Itu, l'agenzia per le tecnologie delle Nazioni Unite) a circa due miliardi. Il punto è però un altro: in che condizioni arriverà la Rete, e di conseguenza quali milioni e milioni di utenti, all'appuntamento in questione?

La domanda è da tempo di stretta attualità ed è tornata in primo piano nei giorni scorsi, quando il provider americano Hurricane Electric ha lanciato un allarme inequivocabile: gli indirizzi IP sono in via di esaurimento e finiranno alle quattro del mattino del 2 febbraio. Basta collegarsi al sito di questa società per avere in tempo reale il conteggio dei domini IPv4 e IPv6 (basato sugli attuali ritmi di assegnazione degli indirizzi Ip) e visualizzare personalmente come il numero dei primi stia diminuendo progressivamente. Fino al totale esaurimento, previsto per dopodomani. Preoccupazioni esagerate? Forse, ma se proprio Cerf ha confermato al blog hi-tech Engadget come vi siano ancora poche settimane di tempo prima che la riserva di indirizzi IPv4 finisca del tutto un motivo ci sarà. E pone tutta l'industria, non solo tecnologica, davanti al rischio di un baratro: cosa succederebbe se per davvero il sistema globale di Internet dovesse smettere di funzionare? Anche solo per un periodo di tempo molto limitato?

L’articolo continua sotto

Tags Correlati: Google | Hurricane Electric | Icann | Onu | Ripe | Task Force | Vincent Cerf | Yahoo!

 

Gli operatori telco sono ovviamente i primi soggetti interessati della questione. Stando però a quanto dicono le statistiche elaborate dal Ripe, non tutti i carrier – e a quanto pare quelli italiani sono fra questi – hanno completato la riconfigurazione dei grandi router di smistamento del traffico Internet, lasciando intendere che la migrazione all'IPv6 sarà graduale e non repentina. O per lo meno non potrà avvenire entro pochi giorni o settimane. Al momento in cui scriviamo il counter di Hurricane dice che di indirizzi IPv4 ne sono rimasti meno di 10 milioni: detto che qualcosa, quando finiranno per davvero (dopodomani o fra un mese), succederà, è lecito chiedersi perché si è arrivati a questa situazione di non ritorno.
La risposta più immediata, e logica, è la seguente: tutta colpa dell'esplosione di Internet, della sua pervasiva e inarrestabile diffusione. In 10 anni il numero di utenti on line è passato da 250 milioni ai due miliardi attuali: un incremento spaventoso, che necessitava di un'evoluzione a livello infrastrutturale che è stato solo parziale. Lo stesso Cerf, oggi Internet evangelist di Google, ha ammesso di recente che i 4,3 miliardi di indirizzi resi disponibili dal protocollo IPv4 a 32 bit, in attività come protocollo pubblico dal 1984, sono stati erroneamente ritenuti (la scelta di Cerf risale però al 1977) sufficienti a reggere lo sviluppo del fenomeno. Le cose sono andate come sappiamo e ora le diverse centinaia di migliaia di miliardi dell'IPv6 sono la soluzione che non può più attendere. per quanto la futura ulteriore esplosione del numero di connessioni (da device mobili e attraverso tag e sensori a tecnologia wireless) potrebbe metterne comunque a rischio la futura efficacia. Inizialmente l'Icann (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers), l'organizzazione no-profit che gestisce il sistema di attribuzione degli indirizzi Ip, aveva previsto per il 2012 la necessaria migrazione al nuovo protocollo. Poi si parlò dell'estate 2011, quindi la primavera.

Gli avvertimenti più volte lanciati da Cerf per sollecitare un'accelerata al passaggio al protocollo Ipv6 qualcosa comunque hanno prodotto, se è vero che a scongiurare il rischio di una catastrofica caduta della Rete sarebbe già al lavoro una task force che ha definito una fase di transizione in cui si potrà entrare in una sorta di modalità condivisa degli indirizzi. Sfruttando tecniche come Nat (Network address translation o Native address translation), che permette di modificare gli indirizzi Ip dei pacchetti in transito su un sistema che agisce da router al fine di gestire il traffico in modalità bidirezionale. Il rischio di un digital divide imputabile alla modalità di connessione, quando la migrazione all'IPV6 sarà cosa fatta, esiste però eccome. Tanto che qualche operatore telco pare abbia già pensato a un'offerta di servizi differenziata, che indirizzerà le connessioni basate sul nuovo protocollo agli utenti più "importanti". Questioni commerciali a parte, il punto focale su cui riflettere è questo: senza l'IPv6 non ha senso parlare di Internet delle cose. E dopodomani scade il count down di Hurricane.

Shopping24

Da non perdere

L'esempio di Baffi e Sarcinelli in tempi «amari»

«Caro direttore, ho letto (casualmente di fila) i suoi ultimi tre memorandum domenicali. Da

L'Europa federale conviene a tutti

Ho partecipato la scorsa settimana a Parigi a un incontro italo francese, dedicato al futuro

Non si può privatizzare la certezza del diritto

In questa stagione elettorale, insieme ad un notevole degrado, non solo lessicale, ma anche di

Le sette criticità per l'economia Usa

Quale futuro si prospetta per l'economia degli Stati Uniti e per quella globale, inevitabilmente

Sull'Ilva non c'è più tempo da perdere

La tensione intorno al caso dell'Ilva non si placa. Anzi, ogni giorno che passa – nonostante i

Casa, la banca non ti dà il mutuo? Allora meglio un affitto con riscatto. Come funziona

Il mercato dei mutui in Italia resta al palo. Nell'ultimo mese la domanda di prestiti ipotecari è


Jeff Bezos primo nella classifica di Fortune «businessperson of the year»

Dai libri alla nuvola informatica: Jeff Bezos, fondatore e amministratore delegato di Amazon,

Iron Dome, come funziona il sistema antimissile israeliano che sta salvando Tel Aviv

Gli sporadici lanci di razzi iraniani Fajr-5 contro Gerusalemme e Tel Aviv costituiscono una

Dagli Assiri all'asteroide gigante del 21/12/2012, storia di tutte le bufale sulla fine del mondo

Fine Del Mondo, Armageddon, end of the World, Apocalypse? Sembrerebbe a prima vista roba da