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Una app dedicata Visa per fare shopping con l'iPhone

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Questo articolo è stato pubblicato il 02 febbraio 2011 alle ore 19:50.

Che nei piani di Apple vi sia la ferma intenzione di integrare la tecnologia wireless Nfc (Near-Field Communication) a bordo dei sui device mobili, per rendere questi dei veri e propri borsellini elettronici, è noto. L'iPhone 4 (venduto da At&T) e l'iPad di seconda generazione sono i primi prodotti della Mela a poter offrire servizi di micro pagamento in modalità "contact less", esattamente come già possibile con gli smartphone Galaxy S di Samsung e Nexus S di Google. A spingere i vertici di Cupertino verso questo passo non ci sono solo le mosse della concorrenza ma anche la convinzione, suffragata da una recente indagine di mercato effettuata da Incite Marketing Planning, che una buona parte di chi possiede il melafonino sia molto interessato ad utilizzare il proprio terminale per fare acquisti senza dover metter mano a contanti o carta di credito.

In quest'ottica è arrivato nei giorni scordi l'annuncio di Visa Europe, che ha confermato la prossima disponibilità commerciale per alcuni mercati europei (Italia compresa) di un dispositivo chiamato iCarte, una sorta di guscio che si applica esternamente all'iPhone e che, in combinazione con un'apposita applicazione scaricabile dall'App Store di Apple, Visa Mobile for iCarte, abilita per l'appunto le funzionalità di micro pagamento. L'accessorio, che verrà messo a disposizione degli utenti presso gli sportelli bancari di selezionate banche o nei negozi di alcuni operatori mobili, è prodotto da Wireless Dynamics e integra al proprio interno chip Nfc e Rfid per il trasferimento dei dati.

La soluzione nel suo complesso è già stata oggetto di sperimentazione in Turchia e nel Regno Unito e ora è pronta per il suo debutto in grande stile. Per l'utente il vantaggio sarà quello di poter effettuare operazioni presso qualsiasi Pos abilitato alle transazioni "contact less": si attiva l'applicazione, si avvicina lo smartphone (iCarte è compatibile con iPhone 4, iPhone 3GS e iPhone 3G basati su iOS 3.1 o superiore) al terminale posizionato alla cassa e il pagamento viene processato senza la necessità di inserire Pin o firmare ricevute. Un espediente, quello sviluppato da Wireless Dynamics, che dovrebbe sancire in tempi rapidi l'appeal dei servizi di mobile payment presso l'utenza mobile e che in futuro, quando la tecnologia Nfc sarà diffusamente presente a bordo di cellulari e tablet (l'iPhone 5 e l'iPad 2, per esempio), non sarà più necessario.

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Tags Correlati: Apple | App Store | Cupertino | Google | Hardware | Incite Marketing Planning | ITunes Music | Samsung Informatica | Visa Europe

 

Nelle intenzioni di Apple, infatti, integrare i moduli di comunicazione wireless a corto raggio porterà a creare servizi che consentiranno l'utilizzo in modo sicuro di informazioni sensibili, a partire dal numero della carta di credito. Così facendo il sistema di pagamento elettronico installato a bordo dell'apparecchio diventerà una vera e propria alternativa a quelli delle varie Visa, MasterCard e PayPal. Gli americani spendono mediamente ogni anno circa 6,2 trilioni di dollari in beni e servizi e una buona parte di questa cifra viene gestita tramite carte elettroniche: se Apple, che dovrebbe lanciarsi in questa avventura da metà 2011, riuscisse a imporre un nuovo modello di pagamento per vendere i suoi prodotti su iTunes (per cui sarebbe introdotto un sistema di credito a consumo e di punti fedeltà) e negli Apple Store (dove si pagherebbe direttamente con l'iPhone o l'iPad) ecco rivelarsi un'ulteriore e potenzialmente assai redditizia nuova opportunità di fare business. Che non prevede, questo il punto, la commissione da riconoscere ai circuiti che gestiscono i pagamenti elettronici. Ma non solo. La presenza della tecnologia Nfc sui propri terminali permetterebbe alla società della Mela di poter indirizzare in modo ancor più mirato sui propri device gli spot pubblicitari (legati quindi agli esercizi commerciali dove i consumatori sono soliti fare acquisti) gestiti dalla piattaforma iAd, aumentando di due o tre volte i tariffari per gli inserzionisti.

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