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Questo articolo è stato pubblicato il 02 febbraio 2011 alle ore 19:50.
I tablet permetteranno di lavorare meglio, dentro e fuori l'azienda, sfruttando i social network. Il messaggio forte e chiaro arriva da Orlando, in Florida, dove è in corso il Lotusphere 2011, tradizionale appuntamento annuale organizzato dalla divisione software di Ibm. Una divisione che contribuisce oggi per un quinto al fatturato globale della società americana e destinata a produrre oltre la metà dei ricavi della compagnia entro il 2015. Anche Big Blue, dunque, pare non sottrarsi al fascino delle tavolette e dei software di relazione Web based, e giusto per dare un ulteriore pizzico di sapore all'evento di cui sopra, a parlare di business in mobilità e servizi cloud based è stato invitato Jim Balsillie, co-Ceo di quella Research in Motion che si candida al ruolo di principale fornitore di tablet (con il suo PlayBook) in campo business.
Le soluzioni che Ibm mette in campo per portare il verbo "social" nelle grandi organizzazioni – e precisamente le prossime versioni dei programmi di comunicazione e collaborazione Notes, Connection e Sametime – hanno (da subito) come terminali di sbocco sia i BlackBerry che l'iPhone e l'iPad. Nell'immediato futuro saranno della partita anche gli smartphone di Nokia e la galassia di prodotti basati sulla piattaforma Android di Google. La ricetta del colosso di Armonk è semplice: estendere l'utilizzo dei suoi software verso i dispositivi mobili, mettendo a disposizione degli addetti aziendali strumenti di blogging e video chat e appositi feed per accedere in tempo reale a una serie di informazioni inerenti clienti, notizie rilevanti e colleghi. Integrando i social network nei processi di business, questo è il punto cui tende Ibm, si migliora la produttività di chi viaggia spesso (o lavora da sedi remote) e non può prescindere dal dialogare costantemente con chi opera in azienda. Via tablet, smartphone o tramite la nuvola del cloud.
Il fatto che un gigante del software di livello enterprise scommetta sul fenomeno del social business non deve sorprendere più di tanto per una semplice ragione, legata alle opportunità di sviluppo dello stesso. Idc ha infatti stimato per il 2014 un giro d'affari per questo settore superiore agli 1,8 miliardi di dollari, un valore triplo rispetto a quello (630 milioni) previsto per quest'anno. Ma non solo. Stando a uno studio condotto nel 2010 proprio da Ibm su un campione significativo di Chief information officer, il 57% delle aziende che hanno investito in strumenti di social business ha superato in termini di prestazioni le imprese rivali. E la collaborazione è risultata essere l'elemento che ha avuto un impatto diretto sulla crescita della propria organizzazione.