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Questo articolo è stato pubblicato il 04 febbraio 2011 alle ore 08:15.
A SOSTENERE LA PRIVACY DEGLI UTENTI È Roul Chiesa, ESPERTO DI SICUREZZA INFORMATICA È partita d'un tratto la corsa dei browser per proteggere la privacy degli utenti. Mozilla, Google e Microsoft stanno sviluppando strumenti per impedire ai network pubblicitari di tracciare la navigazione. Lo fanno tramite i file cookie (installati dai siti sul pc dell'utente). È una pratica che consente agli sponsor di inviare pubblicità personalizzata (targeted).
Tutto è nato da una richiesta di Ftc (Federal trade commission) a fine 2010, che ha invitato le aziende dei tre browser più popolari al mondo a facilitare il compito agli utenti che non vogliono farsi tracciare. Nei giorni scorsi Google ha risposto con un'estensione per Chrome, mentre Mozilla ha annunciato la propria soluzione. Microsoft aveva detto già nei mesi scorsi che nel futuro Internet Explorer 9 ci sarà uno strumento anti-tracciamento. I tre seguono strategie diverse per proteggere la privacy.
L'estensione Keep My Opt-Outs, di Chrome, agisce solo sulla pubblicità degli aderenti al consorzio Network advertising iniziative (Nai). Una volta attivata l'estensione, alcuni di questi smetteranno di tracciare; altri continueranno a farlo ma non manderanno pubblicità personalizzata. Come si vede, il tutto si regge su politiche di autoregolazione dei network, che riguardano però la stragrande maggioranza della pubblicità targeted circolante.
Più radicale l'approccio di Microsoft, il cui business del resto è meno fondato sulla pubblicità rispetto a Google. Il futuro strumento in IE9 bloccherà tutti i cookie provenienti da una lista di network redatta da vari gruppi e organizzazioni (pubblicitari o a tutela della privacy). Aiuterà inoltre l'utente a individuare i tentativi di tracciamento in atto, un po' come fa un antivirus. Molto diversa è la filosofia Mozilla. Integrerà, in una futura versione di Firefox, uno strumento che manderà una sorta di messaggio ai siti visitati (è un header http, che Mozilla chiama Do not track). Esprimerà la richiesta dell'utente di non essere tracciato, né da quel sito né da network pubblicitari di terze parti. Anche questo sistema ha il limite di reggersi sull'autoregolamentazione e cioè sulla buona volontà dei network di rispettare la richiesta dell'utente. È scettico Rainey Reitman, analista di Free software foundation (storica associazione che ha fatto molte battaglie storiche per i diritti degli utenti): «Sappiamo bene che il settore da tempo cerca di autoregolarsi, ma ha sempre fallito». Mozilla spiega però che il suo sistema ha uno scopo: imporre come standard l'esplicita richiesta di non essere tracciati e così fare pressione sui pubblicitari. Forse però questo sistema potrà diventare efficace solo grazie a una legge ad hoc.