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Tecnologie Strategie

Il mercato delle notizie passerà dall'edicola di Apple e da Google One Pass. Vi spieghiamo come

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Questo articolo è stato pubblicato il 17 febbraio 2011 alle ore 18:47.

Apple e Google hanno lanciato in pochi giorni due servizi rivolti agli editori che vogliono vendere i loro contenuti. L'offerta è diversa, non soltanto nella spartizione dei ricavi. Nel caso di Google è multipiattaforma, "entra" nei siti di news online che aderiscono all'offerta, dando una sorta di piattaforma di ecommerce comune, si adatta a tutti i device e al negozio di applicazioni Android. Nel caso di Cupertino è più centralizzata e legata all'Appstore.

Google One Pass consente agli editori di vendere abbonamenti, singoli articoli e altri contenuti online. L'utente che arriva su un sito partner clicca una news, vede un'anteprima dell'articolo, finisce sulla piattaforma di pagamento di Google e una volta sottoscritta una formula di abbonamento, o fatto il login con il profilo creato precedentemente, ha accesso all'articolo. È possibile utilizzare il sistema anche per i pagamenti all'interno dell'Android market.

«Da tempo dialoghiamo con gli editori - spiega al Sole24ore.com Madhav Chinappa, responsabile sviluppo partnership strategiche di Google per l'area Emea (Europa, medioriente e Africa) -. È emersa la necessità di innovare e sperimentare nuovi modelli di business. Ci vuole una tecnologia efficiente per mettere a pagamento i contenuti digitali, compito estremamente difficile. Abbiamo deciso di collaborare, mettendo a disposizione una piattaforma che possa essere trasversale».

Una volta registrato un account, l'utente avrà la possibilità di utilizzare lo stesso servizio su altri siti partner. Gli articoli potranno essere letti su pc, notebook, cellulari o tablet. La scelta delle modalità di pagamento e delle piattaforme spetta agli editori. I ricavi della vendita dei contenuti sono divisi in questo modo: il 90% agli editori, il 10% a Google.

Per la gestione del pagamento viene utilizzato Google checkout, piattaforma lanciata da Mountain View nel 2006 per i siti che fanno ecommerce. I primi editori che hanno aderito alla sperimentazione sono Focus Online (Tomorrow Focus), stern.de e Axel Springer in Germania, Nouvel Obs in Francia, Prisa in Spagna e Rust Communications negli Stati Uniti. «Entro marzo lanceranno il servizio - afferma Chinappa - ma alcuni partner lo renderanno operativo già da settimana prossima. Speriamo di poter fare lo stesso a breve anche in Italia, l'idea è stata accolta molto bene».

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Quello di Apple è invece un servizio di abbonamento per i contenuti distribuiti dal negozio digitale App store e usufruibili su iPhone e iPad. La durata dell'abbonamento è variabile e modificabile dall'utente. Sembrerebbe dunque riguardare più le versioni di quotidiani e riviste studiate per tablet e device portatili che i siti di informazione online. Differente anche la spartizione dei ricavi: il 70% va all'editore, il 30% a Apple. Il ceo Steve Jobs ha poi spiegato che «quando l'editore porta un utente esistente o un nuovo abbonato all'app, l'editore mantiene il 100 percento e Apple non guadagna nulla». Viene chiesto all'editore che sta facendo un'offerta di abbonamento al di fuori dell'app, di farla anche all'interno dell'applicazione, con le stesse o migliori condizioni.

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