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Questo articolo è stato pubblicato il 18 febbraio 2011 alle ore 06:41.
MILANO
Il terreno di sfida comune è l'editoria, ma le conseguenze del duello riguardano due visioni dei confini tra web e applicazioni software per smartphone e tablet. Google scommette su un approccio aperto. La sua piattaforma One Pass (annunciata mercoledì) è una sorta di passepartout per leggere giornali e riviste a cui si è abbonati. Una sola registrazione abilita l'accesso ovunque: da siti web, cellulari e tablet. È come acquistare le copie di un quotidiano in edicola, ma le pagine si adattano in modo automatico a display e modalità di accesso differenti. Google, quindi, non cambia strada rispetto al passato. Ha già sperimentato un progetto simile per la vendita di ebook: una volta acquistati, vengono archiviati in una banca dati e i lettori possono sfogliarli in qualsiasi luogo, a patto di avere una connessione a internet. Se nell'edicola in strada è necessario cercare le monetine o le banconote per pagare, con One Pass gli utenti hanno il borsellino elettronico Checkout: si tratta di una piattaforma che gestisce le transazioni economiche, collegata, ad esempio, con la propria carta di credito. Google trattiene una quota del 10% sul valore degli acquisti all'interno delle applicazioni, come gli abbonamenti mensili. Al momento il passepartout per i giornali è aperto soltanto agli editori: inoltre il prezzo della versione di un quotidiano per dispositivi mobili può essere anche più basso rispetto al sito web. È accessibile in Italia e da altre sei nazioni. Al momento non è ancora stata decisa la data di apertura della piattaforma al pubblico di potenziali lettori.
L'edicola elettronica di Google arriva a meno di un giorno dal debutto del nuovo regolamento di Apple per le applicazioni di iPhone e iPad. Gli utenti potranno rinnovare gli abbonamenti senza uscire dai software delle apps: è una decisione che riguarda l'accesso a notizie, musica, video. Ma non si tratta di una scelta obbligatoria: i tradizionali servizi per le sottoscrizioni sono raggiungibili nei siti web di giornali, webradio e piattaforme video. Apple utilizza la ripartizione dei ricavi già impiegata per il suo App Store: trattiene il 30% della transazione anche per gli acquisti all'interno delle applicazioni, come il rinnovo di una abbonamento. Ma con la nuova policy sono vietati i link per contenuti o sottoscrizioni a pagamento verso il web. È una scelta che riguarda anche filmati e musica, per esempio le radio trasmesse in streaming: anzi, ha già preso il via una discussione che vede come protagonisti gli editori di alcuni giornali e le aziende che hanno investito in tecnologie per la distribuzione a pagamento di canzoni e video, come la webradio Spotify e Netflix. Inoltre, secondo il regolamento appena varato, sarà Apple a gestire i dati delle sottoscrizioni nella sua piattaforma: gli utenti, se vorranno, potranno rendere accessibili le informazioni anche a terze parti, come gli editori.