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Questo articolo è stato pubblicato il 06 ottobre 2011 alle ore 19:33.
Che i rifiuti siano una cosa da prendere sul serio ce lo ha dimostrato, drammaticamente, il caso Napoli. Non possiamo più permetterci il lusso di ignorare il problema degli effetti collaterali dei nostri consumi. Lo stanno iniziando a capire molte città del mondo che hanno deciso di risolvere la questione alla radice. L'obiettivo è cambiare la concezione di ciò che viene considerato rifiuto, trasformare il ciclo delle risorse in modo da avere una quantità il più possibile ridotta di prodotti di scarto.
Questo il senso della strategia Zero Waste che punta ad azzerare la quantità di rifiuti in discarica. L'idea, nata negli anni '70 intorno all'iniziativa di una società americana, ha tra i suoi principali teorici Paul Connett, docente di chimica alla St. Lawrence University. La strategia è semplice: ridurre i volumi in discarica ed eliminare l'incenerimento, aumentare la quantità e la qualità dei materiali da riciclare, incentivare il riuso e la riparazione dei prodotti, spingere verso l'eliminazione del packaging e la diffusione di beni di consumo riciclabili al 100 per cento.
Alcune città ci stanno provando. Campionessa a livello mondiale è San Francisco che, come riportato dal Wall Street Journal, è riuscita a dirottare dalla discarica il 77 per cento dei propri rifiuti grazie a una specifica regolamentazione e un sistema di ordinanze comunali. Nel 2009 la città ha reso obbligatorio il compostaggio per le abitazioni private e per le attività commerciali e oggi ha raggiunto le 600 tonnellate di rifiuti organici raccolti ogni anno. Nella metropoli californiana si differenziano anche plastica, alluminio, carta e altri materiali e i cittadini pagano una tassa sui rifiuti calcolata solo in base alle quantità di indifferenziato prodotte. L'amministrazione punta ora al 100 per cento di rifiuti riciclati, entro il 2020.
La classifica nazionale americana prosegue con altre due città californiane, San Diego e Los Angeles che rispettivamente riescono a riciclare il 68 e il 65 per cento dei propri rifiuti, con strategie simili a quella adottata da San Francisco. A livello nazionale, tuttavia, gli americani producono ancora troppi rifiuti: secondo dati dell'Environmental Protection Agency, nel 2009 hanno generato quasi 2 chili di spazzatura a persona al giorno, per un totale di 243 milioni di tonnellate, di cui 132 milioni sono finiti in discarica.
In Italia, dove nel 2009 abbiamo prodotto più di 32 milioni di tonnellate di rifiuti (532 chili per abitante all'anno, secondo dati Ispra), alcuni comuni stanno iniziando a prendere coscienza della necessità di affrontare il problema con un approccio orientato alla riduzione. La città di Capannori, primo comune italiano ad aderire alla strategia rifiuti zero, dal 2007 guida questa rivoluzione. Oggi, in questo centro del lucchese, la raccolta differenziata è all'82 per cento e c'è stata una diminuzione complessiva della produzione di rifiuti del 25 per cento. Nel giro di pochi anni, Capannori è diventata una città modello di buone pratiche nell'ambito della gestione ecologica. Le iniziative portate avanti dall'amministrazione sono tante e i cittadini rispondono positivamente, anche perché hanno potuto riscontrare una diminuzione reale della tassa sui rifiuti. Con il supporto del Centro ricerca Rifiuti Zero, la municipalità ha strutturato un efficiente servizio di raccolta porta a porta in grado di rispondere alle esigenze individuali, sperimentato la distribuzione di pannolini riciclabili, creato isole ecologiche dove si riparano elettrodomestici e pezzi di mobilia che poi vengono donati o immessi sul mercato dell'usato. "La cosa per noi più importante è la diminuzione del volume dei rifiuti – spiega il sindaco, Giorgio Del Ghingaro – Siamo particolarmente orgogliosi di notare che i capannoresi hanno iniziato a fare attenzione a questo aspetto, che cercano di non produrre scarti e quando fanno la spesa stanno attenti a preferire prodotti con poco packaging. Stiamo cercando di trovare soluzioni sempre nuove per ridurre ulteriormente le quantità in discarica. Per esempio da novembre i cittadini pagheranno la tassa rifiuti in base alle quantità di indifferenziato prodotto, calcolate attraverso un microchip applicato sui sacchetti della raccolta".
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