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Questo articolo è stato pubblicato il 04 gennaio 2012 alle ore 09:20.

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«Gli ultimi anni non stati anni buoni per quelli che hanno tentato di accelerare la transizione verso un sistema energetico a basso contenuto di carbonio. Piani ambiziosi per regolare le emissioni di gas serra su base globale sono evaporati. I negoziati di Copenaghen nel 2009 sono falliti e quelli di Cancun hanno prodotto poco». Comincia così, senza grande entusiasmo, l'ultimo libro sul futuro energetico appena pubblicato negli Stati Uniti da due guru del settore, Richard K. Lester e David M. Hart.

Lester è a capo del dipartimento di scienze e ingegneria nucleare del Mit, il prestigioso Istituto di tecnologia del Massachusetts, mentre Hart è a capo del Centro per le politiche scientifiche e tecnologiche della George Mason University della Virginia. Insieme hanno scritto Unlocking Energy Innovation, ossia "Sbloccare l'innovazione energetica", un libro dedicato alla situazione degli Stati Uniti ma che, ovviamente, ha una valenza molto più globale e che, come si capisce dal ruolo dei due autori e dal titolo scelto, si occupa molto non solo di quello che sta succedendo a livello della di produzione energetica, ma anche di quello che si dovrebbe fare a livello di politica energetica.

La strada non sarà semplice per vincere la sfida, sostiene il libro, ma ce la si può fare ad arrivare a un futuro in cui l'energia non sia una risorsa scarsa, costosa, inquinante e capace di generare tensioni e conflitti. Bisogna tenere ben presente però due cose. La prima riguarda i tempi: non accadrà tutto subito, dicono Lester e Hart. Da qui al 2020, anzi, non molto succederà. O meglio, non molto succederà nel campo in cui tutti se lo aspettano, ovvero quello delle energie rinnovabili. Non saranno le energie pulite a cambiare le carte in tavola in questo decennio, in cui protagonista sarà invece la capacità di migliorare l'efficienza energetica, insomma ridurre gli sprechi, aumentare la produttività di ogni kilowatt. Sarà dal 2020 al 2050, invece, che le fonti rinnovabili e, sostengono i due ricercatori, anche il nucleare, si svilupperanno e produrranno un reale impatto. Dopo la metà del secolo, poi, saranno mature fonti energetiche davvero a impatto zero, come i biocarburanti o il solare di nuova generazione.

Insomma, ci vorrà un grosso sforzo e anche parecchia pazienza, perché le tecnologie che oggi già sembrano mature in realtà potrebbero richiedere ancora parecchio tempo per diventare competitive e far sentire il proprio effetto. Per quelle che oggi si studiano in laboratorio potrebbero essere necessari anche 40 anni. E qui sta il secondo punto chiave del libro: come si sviluppa l'innovazione e come si può finanziarla e sostenerla. Lester e Hart dividono il processo che porta all'adozione di una nuova tecnologia per la produzione di energia in quattro fasi: la creazione di nuove possibilità, la dimostrazione del loro reale funzionamento, le prime fasi di sviluppo, la diffusione su larga scala. Per ciascuno di questi step, però, quello che si sta facendo ora non basta. Per la ricerca si investono miliardi di dollari che dovrebbero diventare decine di miliardi, per le prime fasi di sperimentazione ci sono decine di milioni di dollari che dovrebbero diventare migliaia e così via, fino a ricordare che imporre un sovrapprezzo per l'energia da fonti fossili e inquinanti non è una misura sufficiente per sostenere lo sviluppo delle alternative. Perché i consumi nel mondo, intanto, continuano a crescere a un ritmo che, senza innovazione, sarà difficile riuscire a sostenere.

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