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Barcellona, nelle cantine di Gaudì

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Barcellona, nelle cantine di Gaudì

Sindicato Agricola Gandesa: muri e pilastri in mattone all'interno della cooperativa
Sindicato Agricola Gandesa: muri e pilastri in mattone all'interno della cooperativa

Dopo oltre un secolo dall'inizio della sua costruzione, la Sagrada Família di Barcellona, tempio del modernismo catalano, riceve la visita del Papa per la sua consacrazione (domenica 7 novembre). In tal modo, il sogno di Gaudí, il famoso architetto che dedicò tutta la sua esistenza alla costruzione della basilica, diventa realtà. Questo gioiello dell'art nouveau catalana, che secondo le stime sarà completato nel 2030, raccoglie in se la summa di tutte le nuove idee gaudiane, sia sul piano architettonico che decorativo: nel Tempio Espiatorio la geometria si fonde con la Natura. Ed ecco che la foglia di vigna, il tronco dell'albero, il grappolo d'uva entrano a far parte del nuovo stile costruttivo, inventato dall'architetto. Ma non di solo Gaudí si nutre il modernismo. Alcuni suoi allievi e contemporanei hanno applicato le idee e le trovate della Sagrada Família nella costruzione di almeno una quarantina di bodegas (cantine) della più estesa zona vinicola della regione.

GUGLIE E PINNACOLI TRA I FILARI
Tra Barcellona e Tarragona, una pausa dai ritmi chiassosi delle Ramblas può essere l'occasione per degustare alcuni vini più che dignitosi, come quelli delle appellazioni Conca de Barberà, Terra Alta, Priorat o il raffinato Cava (vino spumante di qualità).

E non c'è da stupirsi se passando lungo i vigneti, e pregustando un assaggio di un robusto e forte vino tinto (rosso), un fresco bianco o un fruttato rosé, s'intravvedano, tra l'ordine severo dei filari, guglie, pinnacoli, archi elicoidali e azulejos. Gli stessi elementi strutturali e ornamentali della basilica barcellonese. Le bodegas sparse nella campagna tarragonese sono nate come cooperative vinicole e producono, oggi, vini che meritano un posto sulle tavole buongustaie. Aperte al pubblico, offrono visite guidate per ammirarne l'architettura o per la degustazione e l'acquisto delle bottiglie.

DELLE VERE E PROPRIE CATTEDRALI PER IL VINO
Progettate quasi tutte, tra il 1918 e il 1925, dall'architetto César Martinell, contemporaneo di Gaudí, furono nominate Cattedrali del Vino per la loro bellezza. A mezz'ora dall'uscita dell'autostrada di Tarragona (città romana) si apre il tipico paesaggio mediterraneo con filari di vigne, uliveti, mandorleti, noccioleti, i cui prodotti influenzano, insieme al pesce azzurro della costa, la gastronomia locale. Qui s'incontra la prima e più emblematica cantina di Martinell, Cooperativa de Rocafort de Queralt di Segarra, nell'area di Conca de Barberà. All'ombra degli archi parabolici sono soprattutto i vini bianchi e leggeri a prevalere.

Si prosegue a Gandesa (Terra Alta) con la Bodega del Sindicato Agrícola de Gandesa e le sue gargolle (doccioni) in ceramica verde laccata: vini giovani, bianchi o rosé, o il rosso invecchiato in barrique (criança). Da sorseggiare in compagnia di una cazuela di riso e verdure (cotto al forno in una tipica teglia di terracotta rossa) o il rossejat, piatto umile a base di riso o spaghettini e pesce "di scarto", tipico del Delta dell'Ebro e di altre zone di Spagna.

Nella zona del Serral, nella regione di Conca de Barberà, ha luogo in novembre la festa del vino novello e la sardinada popolare (sardine cotte all'aperto, alla brace). Qui, l'edificio della Cantina Cooperativa (cioè la Cooperativa Agricola de Barberà de la Conca) costituisce una tappa fondamentale nel circuito modernista "rurale": vini bianchi, leggeri e trasparenti, ottenuti dal vitigno parellada e un cava rosé, fresco e molto aromatico, della varietà Trebat (Castell de La Comanda).
L'opera culminante si trova, invece, al limite tra il territorio della Terra Alta e la Ribeira dell'Ebro: si tratta della Bodega Cooperativa Pinell de Brai, una cantina con scala elicoidale, facciata con finestroni gaudiani e decorazioni a mosaico (di Xavier Nogués) rappresentanti scene ironiche e ridanciane sulla caccia, la vendemmia, e tutto quanto ruoti attorno al vino.

NELLA PATRIA DEL CAVA UN DEDALO SOTTERRANEO DI CANTINE
Per finire, il Penedès. In realtà, è geograficamente la prima area agricola che s'incontra uscendo da Barcellona: la patria del cava, risposta catalana allo champagne. Nel comune di San Sadurní d'Anoia, Josep Puig i Cadalfalch, autore di opere maestre, ha lasciato un'inconfondibile impronta ornamentale alla Bodega Codornìu. Il dedalo di cantine sotterranee, dove riposa il vino frizzante, è tanto esteso che lo si visita salendo su un trenino elettrico. La sala di fermentazione dei mosti, la casa padronale hanno l'inconfondibile tocco del maestro.

Obbligatorio, da queste parti, un brindisi con il cava. Ma la versatilità di questo spumante autoctono permette matrimoni con: una "tapa" di affetati, come il salame fuet o chorizo e il prosciutto crudo serrano, su pane strofinato con il pomodoro (Pa amb tomàquet, in catalano); carni, pesci alla brace o in salsa (aïoli e romesco); l'immancabile crema catalana per dessert. Tra le etichette più note, Codornìu, Freixenet, Torres, Raïmat

A REUS, IL NUOVO CENTRO GAUDÍ
E una volta fatto il pieno di vini e prodotti gastronomici, due cittadine visitabili a pochi chilometri di distanza dalle vigne, e in un paio d'ore. A Tarragona un delizioso aperitivo a base di Vermut locale con frutti di mare lo si gusta circondati da scavi romani (Patrimonio Mondiale dell'Unesco). A Reus, misconosciuta città natale di Gaudí, è d'obbligo la visita al nuovo e modernissimo Centre Gaudí, che si occupa dell'interpreazione dell'opera dell'architetto. Nelle vie e sulle piazze è tutto un tripudio di colonne arzigogolate, balconi con fiori di ceramica, azulejos sulle facciate, mosaici sui vetri delle porte. Alcune di queste introducono in pasticcerie del secolo passato, dove la proposta principe è il mangiare bianco, una sorta di crema in cui si mescolano zucchero, latte, vaniglia, mandorle e cannella. Un modernismo da leccarsi i baffi!

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