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Corsica, guida alle spiagge da sogno

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Corsica, guida alle spiagge da sogno

La spiaggia di Palombaggia (foto Robert Harding Picture Library Ltd / Alamy)
La spiaggia di Palombaggia (foto Robert Harding Picture Library Ltd / Alamy)

Dopo aver guidato per qualche centinaio di metri lungo una sterrata fatta di ripidi dossi, rocce che tagliano la strada e curve che rasentano un fitto guard rail di bassi cespugli di corbezzolo e lentisco, verrebbe voglia di fare inversione e tornare indietro. Ma, in fondo a quei dodici chilometri di tratturo sconnesso che si diramano dalla statale D81 che unisce Saint-Florent a Calvi nel nord della Corsica, si cela una delle più belle spiagge di tutto il Mediterraneo: Saleccia. Una falce di sabbia candida lunga mille metri protetta da una cortina di vegetazione selvatica. Spettacolare e deserta.

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Quando ci arrivarono all'inizio degli Anni 60 John Wayne, Sean Connery ed Henry Fonda per girare Il giorno più lungo, film dedicato allo sbarco degli Alleati in Normandia, Saleccia era un piccolo paradiso sconosciuto: dune di sabbia color perla dove crescono i gigli di mare e i cespugli di mirto, acque turchesi così trasparenti da lasciar intravedere il fondo anche a qualche metro di profondità. Mezzo secolo più tardi quasi nulla è cambiato: Saleccia è rimasta lo stesso lido selvaggio di allora. Grazie anche all'arido e impervio Désert des Agriates che le sta alle spalle e che l'ha salvata dalla speculazione edilizia degli Anni 70. Un promontorio di trentacinque chilometri quadrati che mangia il litorale da Saint-Florent all'Anse de Peraiola, fatto da una ridda di colline aspre, coperte da un'intricata macchia mediterranea, asciugate dalla furia potente del mistral, il vento di nordovest che colpisce spesso questa costa. Sulla battigia non ci sono attrezzature né punti di ristoro e, per chi vuole restare a dormire qui, c'è soltanto uno spartano campeggio nella pineta a ridosso della spiaggia. Saleccia si può raggiungere in auto, seguendo la deviazione della D81, oppure via mare, con imbarcazioni private o a bordo dei battelli che partono dalla spiaggia di Saint-Florent e raggiungono la piccola Plage du Lotu, un morso di finissima sabbia all'estremità orientale del promontorio: da qui un sentiero porta alla Saleccia in circa un'ora.

A differenza dello schivo e solitario Désert des Agriates, il borgo marinaro di Saint-Florent è una delle località più turistiche della Corsica. Qui si viene per ammirare la cittadella genovese del XV secolo, dove il bianco del calcare e il verde del serpentino disegnano le facciate di chiese e palazzi, e la cattedrale del Nebbio, bella basilica romanica dedicata a Maria Assunta eretta nel 1140. Ma soprattutto ci si ritrova al porto turistico, d'estate preso d'assalto dalle barche che esplorano le baie solitarie della costa nord, dove se ne stanno in fila bar, ristoranti e locali. Per l'aperitivo l'appuntamento è in place Doria, proprio sotto la cittadella, al Bara Vin, enoteca che serve, oltre al classico pastis, calici di vino locale come il Patrimonio, da sorseggiare intorno alle botti trasformate in tavolini. Sempre in place Doria, La Vista è un pianobar discoteca affollato fino alle ore piccole. A Saint-Florent e negli immediati dintorni è possibile dormire in piccoli hotel di charme. Come Maison Rorqual, poche stanze che portano i nomi delle zone del Désert des Agriates, arredate con oggetti d'artigianato corso, pezzi di design e qualche suggestione etnica. La più originale è Mandria, dove il pavimento del bagno è in quercia antica e gli arredi sono realizzati in bois flotté, il legno lavorato dal mare. Baccari invece è un piccolo campionario dell'artigianato corso: decori in vetro soffiato di Feliceto, oggetti in sughero, pezzi d'arredo in calcare di Saint-Florent. Appena fuori dalla cittadina, a Cisterminu Suttanu, Demeure Loredana è un boutique hotel ricavato da un antico palazzo, con una bella piscina e una piccola spa, mentre La Dimora, a Oletta, è il frutto di un attento lavoro di restauro. Ricavato da una fattoria settecentesca, ha ancora le originali travi in legno e i muri di pietra viva.

Ha conservato intatta l'atmosfera di un tempo anche Castel Brando, piccolo albergo di Erbalunga, uno dei più bei borghi di Cap Corse, il dito montuoso a nord della Corsica che comincia ad allungarsi appena a est di Saint-Florent. Indirizzo prediletto dell'attore francese Jean Reno, l'hotel è ricavato da una maison d'américains, uno di quei palazzetti a più piani che, nell'Ottocento, gli emigranti corsi tornati dalle Americhe costruivano a testimonianza della fortuna trovata oltreoceano. Le camere, arredate con mobili d'epoca, hanno terrazze private e, tutt'intorno alla maison d'hôtes, si allarga un giardino secolare di palme e piante esotiche.

Castel Brando è un buon punto di partenza per esplorare il Dito, una penisola stretta e lunga quaranta chilometri, punteggiata di piccole spiagge rocciose e antichi paesini. Come Centuri, una ragnatela di vicoli e vecchie case con il tetto di scisto verde (la pietra tipica di Cap Corse) celebre per la pesca all'aragosta, e Nonza, che sfoggia la spiaggia più originale della Corsica: una grande distesa di sabbia nera, proprio ai piedi dell'abitato, che deve il suo colore ai residui di un'antica miniera di amianto. In fondo al Dito, sulla costa che guarda l'Italia, si apre il vecchio porto di Bastia, sempre affollato di pescherecci e barche da diporto. D'obbligo una visita al quartiere di Terra Nova, con la sua cittadella fortificata dove si trovano la cattedrale di Sainte-Marie e il Museo di Etnografia Corsa all'interno del Palais des Gouverneurs (place du Donjon, tel. 0033-495310912), e a quello di Terra Vecchia, il più antico della città. Qui, nella place du Marché, davanti al vecchio municipio, si tiene ogni giorno il mercato cittadino, perfetto per acquisti gourmand. Dopo un giro al mercato, lo shopping gastronomico continua in alcune piccole botteghe cittadine. Da Santa Catalina si trovano le tante varietà di formaggio corso, dal tradizionale brocciu (la ricotta locale) al Calenzana, prodotto nella zona dell'altopiano di Niolo. Cap Corse Mattei, gastronomia storica, è invece il regno di liquori e confetture: da non perdere i distillati di frutta, i liquori di castagne, di cedro e di mirto e la marmellata di fichi.

Se Bastia è il paradiso dei gourmand, i prodotti dell'artigianato corso si trovano nella Balagne, la regione alle spalle di Calvi e dell'Île-Rousse, lungo la Strada degli Artigiani. Questo itinerario attraversa vecchi borghi dove ancora funzionano gli atelier dei maestri dei mestieri, che lavorano i metalli, la terracotta, il legno e il vetro. Ogni paesino della Balagne ha il suo prodotto tradizionale, dagli oggetti in bronzo alle ceramiche raku, dagli strumenti musicali ai mobili in legno. Ad Algajola, nell'Atelier Caruli, Carole Fanet crea pezzi unici: vasi, terrecotte, lampade e oggetti d'arredo. I migliori coltelli corsi si comprano a Calvi da A Funderia, dove Patrick Martin li forgia ancora seguendo le tecniche tradizionali. A Pigna si trovano i rinomati violini corsi, quelli firmati da Ugo Casalonga, mentre curiosi souvenir musicali si acquistano da Scat'a Musica: carillon in legno dipinto a mano che riproducono le melodie corse tradizionali. Fuori dagli atelier degli artigiani, Pigna è un grumo di case antiche affacciate sul mare come un balcone con i muri color ocra, i vicoli stretti e le buganvillee che profumano l'aria. Lontano dal mare, a 447 metri di altitudine, il paesino di Sant'Antonino è invece un assaggio di entroterra corso: un labirinto di strade di granito, scalinate, archi e muri di pietra che ancora conserva l'originaria struttura medievale. Dove, in piazza, gli uomini giocano l'immancabile partita di petanque, il tradizionale gioco con le bocce.

11 luglio 2011, aggiornato al 28 maggio 2012

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