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L’economia italiana torna a crescere, l’Ocse esprime cauto ottimismo

Confermate le previsioni di aumento del Pil nel prossimo biennio ma non mancano i fattori di rischio.

È con ottimismo che gli analisti guardano all’economia italiana nei prossimi anni. Anzi, con un atteggiamento di cauto ottimismo, per usare le parole della capo economista dell’Ocse Laurence Boone, che nei giorni scorsi ha presentato a Parigi le previsioni per il prossimo biennio dell’organizzazione internazionale.

Guardando ai numeri, la stima è quella di una crescita del Pil mondiale del 5,6% nel corso del 2021, cui faranno seguito un +4,5% nel prossimo anno e un +3,2% nel successivo. Una dinamica peraltro simile a quella dei Paesi che adottano l’euro, che dovrebbero segnare un +5,2% quest’anno, per scendere a un +4,3% nel 2022 e ad un +2,5% nel 2023.

Accanto alle stime di crescita, l’Ocse mette in luce alcune criticità. Pesa, innanzitutto, il rallentamento della Cina, che nel 2022 dovrebbe crescere solo del 5,2%, un risultato tutt’altro che positivo per Pechino. C’è poi il tema della carenza di manodopera. Secondo l’Ance (Associazione nazionale costruttori edili) mancano più di 200mila addetti nel settore dell’edilizia per far fronte alla domanda innescata dal bonus 110% e dagli investimenti legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza. Mentre un’analisi di Censis e Confcooperative ha stimato in oltre 223mila i posti vacanti nell’industria e nei servizi nel secondo trimestre 2021. Una situazione che rischia di costare all’Italia qualcosa come 1,2 punti di Pil. Altro tema che può mettere in crisi la ripresa è quello legato all’aumento dei prezzi energetici, che hanno portato ad un incremento delle bollette. Tutto ciò ha influito sull’inflazione, che nel blocco Ocse dovrebbe toccare il picco nel quarto trimestre del 2021 (4,9%), per poi ridursi al 3,4% a fine 2022 e al 3,1% al termine del 2023.

Questo il quadro generale. Per quanto riguarda l’Italia, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico prevede una crescita del Pil del 6,3% nel corso del 2021. Una tendenza che sarà mantenuta, seppure a livelli minori, anche nel 2022 (+4,6%) e nel 2023 (+2,6%). Non si tratta dell’unico elemento di positività per quanto riguarda l’economia nazionale. Nel prossimo biennio, infatti, la disoccupazione dovrebbe scendere dal 9,6% all’8,4%, mentre il debito pubblico dovrebbe scendere dal 154,6% del Pil al 148,6%.

Uno degli elementi di stimolo dell’economia italiana sarà ovviamente il Pnrr, un piano che riserva molte risorse alle piccole e medie imprese. Nell’ambito dei 13,4 miliardi di euro destinati alla transizione 4.0, una parte dei fondi, ancora da quantificare, verrà destinata ad un programma di riqualificazione manageriale rivolto alle PMI, che prevederà attività di formazione ad hoc, il coinvolgimento delle associazioni di categoria e il sostegno alla trasformazione digitale. Ancora, i 2 miliardi destinati all’internazionalizzazione serviranno a rifinanziare il Fondo 394/81 gestito da Simest, con l’obiettivo di rendere le imprese più solide sui mercati esteri, oltre che a fornire un supporto finanziario agli investimenti stanziati nell’ambito dei contratti di sviluppo. Misura, quest’ultima, che vuole favorire l’innovazione a livello di filiera. Le PMI del settore agroalimentare potranno beneficiare altresì degli 800 milioni messi a disposizione per favorire la loro proiezione fuori dai confini nazionali.

Iniziative possibili grazie ai fondi Next Generation EU che serviranno a consolidare la ripresa, mettendo le piccole e medie imprese nelle condizioni di essere protagoniste della ripartenza dopo la pandemia.

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