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Annata positiva: più capitali e buone performance di Borsa

Il gap italiano: secondo Monica Regazzi (nella foto), patner di Bcg il private baking italiano ha sempre avuto un ritorno più basso sulle masse rispetto alla media europea. Ma il gap si è andato assottigliando: oggi ci sono 12-14 punti base di differenzaIl gap italiano: secondo Monica Regazzi (nella foto), patner di Bcg il private baking italiano ha sempre avuto un ritorno più basso sulle masse rispetto alla media europea. Ma il gap si è andato assottigliando: oggi ci sono 12-14 punti base di differenza

Con il 2013 si avvia alla conclusione un anno di crescita per l'industria italiana del private banking. Le grandi reti registrano un aumento delle masse, dovuto sia a un afflusso di nuovi capitali ma soprattutto all'effetto performance dei mercati (+15% da inizio anno al 20 novembre scorso). Secondo Dario Prunotto, alla guida di Unicredit Private Banking, le banche dovrebbero investire nelle reti, nelle strutture e nei servizi italiani: «Ne vale la pena. La redditività è in aumento e la tenuta del comparto è buona anche durante un periodo di crisi così lungo. Le reti private coprono solo il 50% dei clienti target potenziali. Si può fare di meglio, ma bisogna potenziare soprattutto le nuove tecnologie per rendere più efficaci i contatti con i clienti. Ci aspettiamo un 2014 all'insegna di investimenti importanti per il comparto». A fine settembre, la rete di UniCredit aveva un totale di 88,7 miliardi di asset, di cui quasi 30 miliardi in risparmio gestito, 47,6 miliardi amministrati, e 11,1 miliardi in depositi. «La raccolta netta da inizio anno è pari a circa 700 milioni», rileva Prunotto.

Anche il bilancio di Intesa Sanpaolo è positivo. «Registriamo un aumento consistente delle masse, sia grazie a una raccolta molto positiva, sia per effetto performance. Veniamo da due anni consecutivi di guadagni importanti, spesso a due cifre; e quando i clienti guadagnano, tutto è più facile», commenta l'ad Paolo Molesini. Guardando alle preferenze dei "paperoni" italiani, Molesini individua alcuni trend in atto: «Il real estate sta soffrendo molto, e l'appetito per il rischio cresce con molta fatica. Questo sarebbe un buon momento per diversificare, sia geograficamente sia per asset class, ma il cliente private italiano fa molta fatica ad aumentare, seppur lievemente, la percentuale di rischio del portafogli».
E in Banca Fideuram, la società del gruppo Intesa specializzata in private banking, il numero di clienti con più di 500mila euro si è attestato a oltre 28 mila unità al 30 settembre 2013, in crescita del 4,7% rispetto al 31 dicembre 2012. Le masse gestite per questo segmento si sono attestate, sempre a fine settembre, a più di 37 miliardi di euro, in aumento del 4% rispetto al dato di fine 2012.

Anche le reti straniere confermano l'appeal del mercato private italiano. Luca Caramaschi, di Deutsche Bank, descrive così la crescita delle masse private negli ultimi mesi: «Il 2013 è stato per noi un anno record. Abbiamo appena superato i 5,1 miliardi di masse in gestione, in aumento dai 4,6 miliardi circa di fine 2012. Su questa crescita del 12%, l'effetto performance pesa per circa il 3% e il restante 8-9% deriva da un incremento degli asset». Secondo il manager, la chiave del successo non risiede in prodotti specifici o in iniziative di marketing, ma nel buon vecchio passaparola: «Trattiamo bene i clienti, e loro parlano di noi agli amici. La chiave è adottare un approccio bottom-up: capire quali siano i bisogni del cliente, per soddisfarli al meglio, anzichè cercare di vendere un prodotto a tutti i costi».
Per quanto riguarda Ubs, a fine settembre 2013 le masse sono cresciute del 4,5 % (con un incremento di 700 milioni di euro) rispetto alla fine dello scorso anno; per il 2% grazie alla raccolta e per il 2,5% grazie alle performance di mercato. «È aumentata la quota dei clienti che usufruiscono dei servizi a maggior valore aggiunto – commenta Emilio Carugati, coo di Ubs wealth management Italy & Iberia – come i mandati discrezionali e di consulenza attiva. In questo ambito, il trend di crescita degli ultimi anni è sempre stato a doppia cifra e ci aspettiamo di mantenerlo anche con la chiusura del 2013».


Nonostante un anno positivo, il private banking soffre ancora di due macro-problemi: come raggiungere il 50% circa di clienti potenziali che non sono ancora serviti dalle banche, e come migliorare una marginalità molto contratta. Quest'ultima criticità, in particolare, interessa le piccole reti che non possono sfruttare economie di scala e che rischiano di diventare le prede per operatori più grandi. Monica Regazzi, partner di Boston Consulting Group, commenta così lo scenario attuale «storicamente il private banking italiano ha sempre avuto un ritorno sulle masse molto più basso rispetto alla media europea. Il gap si è andato assottigliando nel tempo, ma parliamo comunque di 12-14 punti base di differenza». Secondo Regazzi, le ragioni sono diverse: «Da un lato, abbiamo un profilo dell'investitore medio molto più conservativo, che predilige prodotti che generano fee più basse.

E poi c'è una bassa penetrazione dei servizi di consulenza a pagamento». Per il futuro, la manager prevede che le reti private italiane seguano almeno due direttrici di evoluzione: «Ci sarà un grande focus sulla crescita, che però non è garantita per tutti. Per avere successo, le reti dovranno semplificare processi e prodotti, per meglio rispondere ai bisogni dei clienti, e migliorare le tecnologie così da offrire report e monitoring di miglior qualità e comunicare con maggior frequenza e maggiore efficacia». Anche Fabrizio Greco, direttore generale del gruppo Ersel, si aspetta un forte processo di concentrazione del comparto in Italia: «il Paese non produce nuova ricchezza e i tassi di crescita sono risibili. Viceversa, il numero di operatori del settore è sin troppo elevato. E già alcune reti straniere stanno valutando se abbandonare o ridurre gli investimenti in Italia. Non so se il processo di aggregazione inizierà già nel 2014, ma è certo che quando partirà, coinvolgerà l'intero settore». Per Ersel, il 2013 sta andando bene: «La raccolta è positiva per circa 100 milioni (le masse sono a 7,6 miliardi). Un risultato importante per la nostra rete», aggiunge Greco. «Aspetterei la fine di dicembre prima di valutare l'effetto performance: ad oggi è positivo per il 2,5% circa, ma abbiamo ancora diverse settimane e non escludo la volatilità», conclude il manager. D

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