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Salari: Bruxelles vede rischi aumenti
eccessivi ma non lancia allarmi

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25 febbraio 2008

Per la prima volta in modo esplicito la Commissione europea ha ammesso che in Europa, e in particolare nell'eurozona, ci sono dei rischi di aumenti eccessivi dei salari oltre quanto giustificato da incrementi di produttivita' e che cio' e' fonte di preoccupazione. Ciononostante ha deciso di non andare oltre un morbido invito a governi, imprese e sindacati perche' tengano conto di un andamento generale dell'inflazione, che almeno fino a meta' dell'anno sara' in zona 3% per poi cominciare la discesa fino al 2% (2,1%) nell'ultimo trimestre. I motivi del mancato allarme sono quattro: il 2007 si e' chiuso con una crescita dei salari giudicata contenuta; finora le rivendicazioni non si sono tradotte in accordi per retribuzioni piu' elevate (cioe' fuori linea rispetto all'andamento della produttivita'); il calo della fiducia di imprenditori e famiglie sommato all'incertezza generale sulle prospettive dell'economia costituiscono un freno alle richieste di forti aumenti retributivi; anche se in alcuni settori e in alcuni stati la mancanza di manodopera potra' comportare aumenti piu' alti del previsto, nel complesso l'eurozona continuera' a subire gli effetti della concorrenza globale. Inoltre bisogna tenere conto che l'ormai certo rallentamento della crescita dell'occupazione (sara' piu' forte dell'1% quest'anno e l'anno prossimo) agira' da calmiere. Le stime della Commissione europea sono state chiuse negli stessi giorni in cui il sindacato tedesco Ig Metall e' riuscito a ottenere l'aumento salariale piu' alto degli ultimi quindici anni per i siderurgici (+5,2%) e il sindacato dei servizi pubblici ha ribadito la richiesta di un aumento dell'8%. Ieri e' stata la volta di un accordo parziale per la funzione pubblica francese, che viene pero' contestato proprio nella parte salariale poiche' si prevede un incremento dello 0,8% quest'anno a fronte di un'inflazione valutata all'1,6% (secondo Bruxelles sara' del 2,4%). In Italia e' aperta la partita del contratto dei dipendenti pubblici 2008-2009 anche se il confronto non e' cominciato e comunque se ne parlera' quando ci sara' il nuovo governo. La situazione e' dunque troppo variegata e incerta per trarre delle conclusioni nonostante l'incalzare della Bce. I ministri dell'economia sono d'accordo: per mesi hanno discusso sul modo migliore di ripartire piu' equamente tra capitale e lavoro i frutti della crescita e ora che 'tesoretti' da distribuire non ce sono piu' la discussione si e' arenata. Cosi' alla Commissione europea non e' rimasto altro che ricordare ai governi la loro primaria responsabilita' nell'influenzare l'andamento generale dei salari. In una analisi riservata preparata recentemente per l'Eurogruppo ha insistito sul fatto che l'esperienza degli anni 1999-2006 dimostra come "gli accordi sui salari nel settore pubblico (oltre un quinto della massa salariale totale nell'eurozona - ndr) possono costituire un segnale per il settore privato" e hanno una influenza tanto piu' elevata "nei paesi con bassa disoccupazione".

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