Non si arresta l'ondata di vendite sui listini azionari europei sulla scia della speculazione innescata ieri dai timori sulla tenuta dei bilanci di Grecia, Spagna e Portogallo. Sulla base dell'indice Eurostoxx 600 che ha perso l'1,88%, la capitalizzazione delle borse europee accusa una perdita di altri 100 miliardi di euro dopo i 130 miliardi di giovedì. A Piazza Affari, il Ftse All Share e il FTSE Mib hanno perso entrambi il 2,75%. Parigi, dopo il deficit record annunciato dal Governo francese, è stata la peggiore (-3,4%), Francoforte cede l'1,79% e Madrid l'1,01%. Euro ai minimi da maggio contro il dollaro, che si è leggermente indebolito in serata consentendo alla moneta unica di risalire dai minimi (sotto 1,36) a 1,3655.
Wall Street in avvio ha oscillato sopra e sotto la parità dopo il dato sul mercato del lavoro Usa, con i posti di lavoro calati di 20mila unità, ma il tasso di disoccupazione migliorato al 9,7%. Sulle prime battute il dato ha restituito una qualche energia ai listini continentali, poi ripiombati in territorio nettamente negativo. La piazza newyorchese è andata peggiorando nel corso della seduta: Dow Jones in calo di oltre l'1% e sceso sotto la soglia dei 9.900 punti, per la precisione a 9.835. Ma in serata i cali si sono fatti decisamente meno sostenuti. Negli ultimi trenta minuti il Dj ha chiuso leggermente positivo (+0,10%) e recuperato addirittura la soglia dei 10mila punti (10.012), lo S&P500 ha segnato -0,29%. Gli investitori hanno puntato nel finale su materie prime e tecnologici. Tanto che il Nasdaq Composite è risalito fino a +0,74 per cento.
Il petrolio Wti ha terminato la seduta di contrattazioni in forte calo, per la terza giornata di fila, lasciando sul campo il 2,7% e finendo al di sotto della soglia dei 72 dollari al barile sulla scia del ribasso di Wall Street e del rafforzamento del dollaro. Nel corso della seduta era arrivato a cedere quasi il 5% scendendo sotto la soglia dei 70 dollari al barile.
Tornando in Europa, a incoraggiare i realizzi i timori per la delicata situazione delle finanze spagnole e di quelle portoghesi, messe sotto osservazione dalla stessa Commissione europea. Il commissario europeo, Joaquin Almunia, ieri ha infatti puntato l'indice su Grecia, Spagna e Portogallo. A poco sono valse le rassicurazioni del presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, secondo il quale la Spagna e il Portogallo «non rappresentano un rischio» per la stabilità dell'Eurozona. Così ieri il mercato madrileno ha ceduto il 5,94% e quello di Lisbona il 4,98 per cento.
In verità, commentano alcuni esperti di mercato, i timori per l'Eurozona sono stati un pretesto preso dagli investitori per portare a casa i profitti realizzati con la corsa registrata dalle Borse negli ultimi mesi. insomma, pare che la correzione dei mercati, annunciata a più riprese ma mai veramente concretizzata, sia arrivata per davvero. «È evidente che gli speculatori stiano smontando le posizioni: sta crollando l'euro e stanno crollando anche le Borse europee», ha commentato un trader, secondo il quale numerosi investitori internazionali negli ultimi mesi hanno preso a prestito negli Stati Uniti, dove il costo del denaro è poco più di zero, e hanno investito in Europa, provocando un rafforzamento dell'euro rispetto al dollaro (il meccanismo del carry trade ben descritto dall'economiasta Nouriel Roubini ndr.). Non appena, come in questi giorni, ci sono notizie preoccupanti «vengono quindi smontate le posizioni e quindi si assiste a un movimento contrario, di indebolimento della moneta unica e di crollo degli indici borsistici e anche dei prezzi dei bond».
L'euro in effetti è piombato ai minimi dallo scorso maggio contro il dollaro e ha perso terreno contro tutte le principali divise tra cui yen e franco svizzero. Al punto che la Banca nazionale svizzera è stata vista intervenire stanotte vendendo franchi. L'euro è indicato a 1,3663 dollari (1,3786 finale ieri) nuovo minimo dal 20 maggio 2009. Quota inoltre 122,16 yen (124,71) e 1,4678 franchi (1,4661). Debole anche la sterlina sotto 1,57 dollari per la prima volta dal maggio 2009.
A Piazza Affari tutti i titoli delle blue chip hanno chiuso in rosso. Pirelli & C, Cir Ord, Banca Pop Mi, Fiat, mentre a Roma va avanti il dibattito politico sugli incentivi al mercato auto, e Intesa Sanpaolo i peggiori. Tengono le azioni più difensive, Terna e Snam Rete Gas in primis, mentre Ti Media risente dell'ipotesi aumento di capitale. Enel, dopo i conti 2009, si piazza a metà listino. Ribasso per le Telecom Italia, mentre il mercato si interroga sul futuro della società. Sul mercato si infittiscono le ipotesi che nei prossimi mesi avverrà una variazione nell'azionariato di Telecom Italia, con una presa più diretta di Telefonica. Lo stesso premier Silvio Berlusconi a mostrare apertura a tale eventuale progetto. Eni pesante (-3,09%): ieri ha annunciato la cessione di quote in tre gasdotti per andare incontro alle richieste dell'Antitrust Ue.
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