Forse sarà perché in tempi di grave crisi dell'economia, i due banchieri hanno capito che fare sistema diventava indispensabile. E non solo per tamponare l'ondata internazionale anti-banche. È un dato di fatto però che, da qualche mese, gli amministratori delegati di Intesa Sanpaolo e UniCredit, Corrado Passera e Alessandro Profumo, hanno avviato un dialogo costruttivo che ha portato già a realizzazioni concrete. Per il sistema bancario-finanziario italiano, è una novità. Perchè i due più celebri manager bancari d'Italia in passato hanno duellato a lungo. E non sempre in punta di fioretto. Ma da mesi la sfida pare essersi trasformata in collaborazione. Su più fronti.

Il primo, in ordine temporale, è stato il comune rifiuto dei Tremonti-bond, deliberato in contemporanea dai consigli di amministrazione di Intesa e UniCredit lo scorso 29 settembre. Una scelta che portò al punto di minimo il rapporto tra i banchieri e il Ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Dopo quella scelta netta, che difficilmente avrebbe potuto essere fatta da una sola delle due banche, i due banchieri hanno «ricucito» i rapporti col ministro, complici i pontieri Giuseppe Guzzetti e Fabrizio Palenzona, e da questa collaborazione è nato il progetto del Fondo per le Pmi, destinato alla ricapitalizzazione delle piccole e medie imprese.

La crisi economica e l'atteggiamento da tenere nei confronti delle tante aziende indebitate è stato uno dei primi motivi a determinare la collaborazione tra Intesa e UniCredit. Nell'ultimo anno, limitandosi alle sole società quotate, i casi di salvataggi bancari di aziende in crisi (da Risanamento a Pininfarina, da Aedes a Safilo) sono stati innumerevoli. Se si considera che Intesa e UniCredit, tenuto conto delle loro dimensioni, ogni volta si ritrovano con il 40-50% dei crediti a rischio, diventava quasi inevitabile che fossero proprio le due grandi banche a organizzare la «cabina di regia» dei vari salvataggi.

La collaborazione tra Passera e Profumo sembra avere avuto un salto di qualità nelle ultime settimane. Partendo dalla convinzione che le due grandi banche si debbano assumere il ruolo di guida del sistema, i due banchieri hanno avviato un dialogo per la designazione del nuovo presidente dell'Abi, l'Associazione bancaria italiana. Nasce da loro due l'idea di candidare per il dopo-Faissola il presidente di Mps Giuseppe Mussari, cinquantenne come loro, nell'ambito di rafforzare il ruolo della Confindustria delle banche. Si vedrà se questa inedita alleanza avrà successo, poichè proprio l'iniziativa delle due big del settore ha scatenato qualche malumore nelle banche più piccole che, tenuto conto del sistema elettorale dell'Abi, hanno voce in capitolo sulla scelta del presidente. È da registrare, comunque, come una vera e propria novità l'asse Passera-Profumo che pare archiviare le tensioni del passato, con le due grandi banche su fronti opposti anche nella nomina del presidente dell'associazione.

A completare il dialogo tra i due banchieri, è notizia di due giorni fa, la scelta di Domenico Siniscalco per la presidenza di Assogestioni, l'associazione delle società di gestione del risparmio. Anche in questo caso, partendo dal loro ruolo di «azionisti di maggioranza» di Assogestioni (tramite le controllate Eurizon e Pioneer), Intesa Sanpaolo e UniCredit hanno individuato un candidato comune. Considerati i buoni rapporti di Siniscalco con Tremonti, la fase polemica tra le due banche e il ministro pare superata.

Le nomine e la missione della classe dirigente (di Franco Locatelli)

 

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