Il candidato dell'Unione di centro
Non si possono valorizzare le sinergie della nostra regione se ogni campanile vuole il proprio aeroporto e la propria università. Questo atteggiamento è figlio di una visione miope che non può portare lontano. La Lombardia è una regione europea e deve ragionare in questi termini, non di Padania. Una maggiore specializzazione degli aeroporti è una priorità insieme al celere recupero del gap infrastrutturale lombardo. Propongo un Piano regionale aeroportuale che definisca la mission di ogni scalo e il potenziamento dei collegamenti con le città.
La Lombardia ha bisogno di finanziare l'arrivo dei cervelli, e i progetti di ricerca non possono essere strategie separate. Anzi, ci deve essere una correlazione tra questi due ambiti di intervento. Noi proponiamo che la Regione si interessi direttamente della creazione di network internazionali tra le Università Lombarde e i principali enti di ricerca, del potenziamento dell'attrattività delle migliori risorse internazionali.
Per quello che riguarda i pagamenti da parte della pubblica amministrazioni occorre il coinvolgimento del settore bancario. Tuttavia ritengo che il problema vada risolto alla fonte. Oggi gli enti locali si trovano in una situazione di affanno per le norme del patto di stabilità, per i tagli della finanziaria e per la soppressione dell'unica tassa federalista, l'ICI, che ha ulteriormente indebolito le casse comunali.
L'ipotesi di istituire un unico assessorato credo sia percorribile. La piccola impresa è quella che da una parta ha resistito maggiormente agli strattoni della crisi, ma che adesso ha più bisogno di essere sostenuta. Quindi pagamenti certi in 60 giorni, versamento dell'IVA solo all'avvenuto pagamento e un impegno da parte della Regione per ottenere un accordo con le banche che preveda meno garanzie a fronte di progetti innovativi.
Il federalismo fiscale uscito dal Parlamento è purtroppo una scatola vuota. L'involucro dei principi è giusto, ma mancano i numeri, i costi e il "chi fa cosa" e i decreti attuativi. Diventa difficile pertanto declinare un progetto monco. Credo che sia invece condivisibile una politica di defiscalizzazione a favore delle famiglie, dell'imprenditoria femminile e delle imprese giovani.
Aiutare le Pmi vuol dire creare una sinergia tra camera di commercio, assessorato regionale, commercio estero e le ambasciate in loco. Questa è una strada percorribile per un aiuto agli imprenditori lombardi che vogliono lavorare all'estero. Sulla sicurezza sul lavoro serve un progetto di formazione continua che unisca il mondo del lavoro con quello dalla istruzione. È un punto del mio programma: la formazione come aderenza alle esigenze del lavoro.
Passando al comitato di controllo, si può costituire in varie forme. La cosa importante è che ci sia separazione tra la funzione della politica, che deve essere quella di indirizzo, e quella gestionale. La selezione dei membri deve essere pubblica, tramite concorso o per comitati.
Il nucleo essenziale su cui dobbiamo intervenire è formazione offerta dalla Regione. Va rimodellata in modo tale che sia in grado di aderire alle esigenze del mondo lavorativo, più flessibile rispetto ai cambiamenti introdotti da un costante sviluppo delle varie professioni.
Credo inoltre che si possa intervenire con tavolo di concertazione al quale siede Regione Lombardia, gli enti locali e i corpi intermedi. Credo che questa modalità debba comunque essere permanente.
L'agricoltura merita un'attenzione particolare anche in relazione al tema dell'Expo 2015. Deve crescere l'attenzione anche verso l'agricoltura in montagna e il settore lattiero-caseario. Deve aprirsi un serio confronto politico sulla cosiddetta Direttiva Nitrati, che permetta di unire in modo equilibrato le esigenze ambientali con quelle del sistema produttivo. Oltre al livello europeo, anche la Regione deve attuare una seria politica di controllo anti-speculazione, attraverso una facilitazione nell'accesso al credito e alleggerimento della burocrazia.
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