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Per un nuovo inizio. Il discorso di Obama ai musulmani

di Barack Obama

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4 giugno 2009
(Reuters)
Il discorso di Obama (in inglese)

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Anzi, così l'autorità morale capitola per sempre.
Adesso i palestinesi devono concentrarsi su ciò che possono costruire: l'Autorità Palestinese deve migliorare la sua capacità di governare con istituzioni che si mettano davvero al servizio dei bisogni della loro gente. Hamas ha qualche sostegno tra i palestinesi, ma deve anch'essa assumersi le sue responsabilità: per rivestire un ruolo determinante nelle aspirazioni dei palestinesi, per unire il suo popolo, Hamas deve farla finita con la violenza, riconoscendo gli accordi presi, impegnandosi per riconoscere il diritto a esistere di Israele.

Allo contempo, gli israeliani devono ammettere che proprio come il diritto a esistere di Israele non si può in alcun modo mettere in discussione, così è per la Palestina: gli Stati Uniti non approvano i continui insediamenti dei coloni israeliani, che violano i precedenti accordi e compromettono gli sforzi per la pace. È giunta l'ora che questi insediamenti di coloni siano chiusi. Israele deve dimostrare di mantenere le proprie promesse e assicurare ai palestinesi di vivere, lavorare, migliorare la loro società: la continua crisi umanitaria a Gaza è un assillo per le famiglie palestinese e non è di giovamento alla sicurezza di Israele. Né è di giovamento la costante mancanza di opportunità, di lavoro, di occasioni in Cisgiordania. La vita quotidiana del popolo palestinese deve migliorare se si vuole arrivare alla pace e Israele deve fare i passi necessari a rendere possibile questo miglioramento.

Infine, gli Stati Arabi devono ammettere che la loro Arab Peace Initiative è un primo passo importante, ma non esaurisce le loro responsabilità individuali. Il conflitto israelo-palestinese non deve più essere usato per distogliere l'attenzione delle nazioni arabe da altri problemi. Al contrario, deve essere di stimolo ad agire per aiutare i palestinesi a creare le istituzioni che saranno le fondamenta e la premessa del loro Stato; per riconoscere la legittimità di Israele; per scegliere il progresso al posto dell'autolesionistica attenzione verso il passato.

L'America si allineerà con coloro che cercano la pace, e dirà apertamente ciò che si deciderà a porte chiuse con israeliani, palestinesi e arabi. Noi non possiamo imporvi. Lontano dai microfoni, però, molti musulmani ammettono che Israele non potrà scomparire, così come molti israeliani ammettono che uno Stato palestinese è necessario. È quindi arrivato il momento di agire per concretizzare ciò che tutti vogliono e sanno essere inconfutabile.
Si sono versate troppe lacrime. C'è stato troppo spargimento di sangue. Noi tutti abbiamo in comun la responsabilità di doverci dare da fare affinché un giorno le mamme israeliane e palestinesi possano vedere i loro figli crescere e giocare insieme senza paura; un giorno in cui la Terra Santa delle tre grandi religioni possa diventare quel luogo di pace che Dio voleva che fosse; quel giorno in cui Gerusalemme diverrà la dimora sicura ed eterna di ebrei, cristiani e musulmani uniti, la città di pace nella quale tutti i figli di Abramo convivranno come nella storia di Isra, quando Mosé, Gesù e Maometto (che la pace sia sempre con loro) si unirono in preghiera.

Terzo motivo di tensione è il nostro interesse nei diritti e nelle responsabilità delle nazioni verso le armi nucleari. Questo scottante argomento è stato motivo di grandi preoccupazioni per gli Stati Uniti e la Repubblica islamica iraniana: da molti anni Teheran ha preso le distanze, è ostile nei confronti del mio paese e in effetti tra i nostri popoli ci sono stati molti episodi violenti. In piena Guerra Fredda, gli Stati Uniti hanno partecipato al rovesciamento di un governo iraniano democraticamente eletto; dalla Rivoluzione Islamica in poi, l'Iran ha avuto un ruolo preciso facendo molti ostaggi e macchiandosi di episodi di violenza contro i soldati e i civili statunitensi. Tutto ciò è noto. Adesso, invece di rimanere invischiati nel passato, ho proposto apertamente alle autorità iraniane e al popolo iraniano di cambiare le cose, assicurando che il mio Paese è pronto ad andare oltre. La questione, adesso, non è tanto capire contro cosa sia l'Iran, ma quale futuro intenda scegliersi.

Sarà davvero difficile sorpassare interi decenni di diffidenza, ma andremo avanti lo stesso, con coraggio, con franchezza e con risoluzione.
I nostri paesi avranno molto di cui discutere, ma noi siamo disposti ad andare avanti in ogni caso, senza pregiudizi, rispettandoci a vicenda. È evidente che quando si tratta di armi nucleari si tocca un tema scottante: non è solo nell'interesse dell'America affrontarlo. Qui si tratta qui di fermare una corsa agli armamenti nucleari in Medio Oriente, che potrebbe portare l'intera regione e tutto il pianeta sull'orlo del baratro.
Comprendo chi protesta che alcuni paesi hanno le armi che altri non hanno, e nessuna nazione dovrebbe scegliere e decidere al posto delle altre quali debbano avere o meno l'atomica. Per questo ho ripetuto con forza l'impegno dell'America a fare il possibile per un futuro nel quale nessuna nazione abbia più armi nucleari. Tutte le nazioni - compreso l'ran - dovrebbero avere accesso all'energia nucleare a scopi pacifici, ma solo se rispettano i loro obblighi e le responsabilità incluse nel Trattato di Non Proliferazione. Questo è il fondamento del Trattato e deve essere rispettato da tutti coloro che lo hanno firmato. Spero vivamente che tutti i paesi nella regione condividano il mio obiettivo.
  CONTINUA ...»

4 giugno 2009
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