Il documento è datato 19 marzo 2010. L'altro ieri. Pochi giorni prima dello scoppio della tempesta. Una lettera a due mani firmata dalle massime cariche di Goldman Sachs, il Ceo Lyoyd Blankfein e il presidente Gary Cohn per fugare tutti i dubbi e le nubi che forse già si intravedevano, sottili come fili di lana grigia, all'orizzonte. Un company statement in cui si parte dai massimi sistemi, dall'andamento dei mercati, le turbolenze, le perdite, i modelli di business e le ristrutturazioni. Si arriva fino alla filantropia, ai valori, alla formazione delle donne nei paesi in via di sviluppo, agli aiuti all'Africa. Uno zibaldone di considerazioni per ribadire agli azionisti un concetto semplice semplice (concetto che è poi lo stesso scritto nero su bianco alla terza riga del Rapporto annuale 2009): siamo bravi, siamo i migliori. L'etica per noi è un valore. Tanto più ora dopo quello che è accaduto nel 2008. Certo, ci vorrà tempo per tornare alla situazione pre-crisi, alle vacche grasse. Ma il primo obiettivo di Goldman Sachs - state tranquilli signori azionisti - è e sarà sempre lavorare nell'interesse dei propri clienti.
Venerdì 16 aprile la Sec, la Consob americana, prima dell'apertura dei mercati ha incriminato per frode Goldman Sachs. L'accusa è quella di aver rifilato ai propri clienti, anche grandi istituzioni internazionali, nel pieno della crisi subprime un prodotto finanziario complesso, denominato Abacus, sul quale – secondo la Sec - la banca speculava consapevolmente contro i propri clienti, per guadagnare dalle loro perdite. La maggiore banca d'affari statunitense, la banca del capitalismo globale, la banca che salva i governi, la banca nella quale crescono i ministri del Tesoro dei Grandi e i governatori delle banche centrali, avrebbe banalmente truffato gli investitori nell'offerta di prodotti derivati da crediti "subprime", celando informazioni decisive. E' il crollo di un mito. Qualche scricchiolio c'era già stato con la crisi della Grecia: si era parlato allora di speculazioni della banca americana, consulente del governo greco, sul rischio di default del paese. Come dire: ti aiuto ma intanto cerco di guadagnarci. Ieri Goldman Sachs ha subito bollato come «infondate» le accuse della Sec. I mercati non ci hanno creduto.
Nella lettera di autodifesa preventiva del 19 marzo, i due top manager mettono le mani avanti. Nel 2008 i mercati finanziari di tutto il mondo hanno perso dal 30 al 60% con la crisi dei mutui. Le Borse sono come surgelate. Molte banche hanno rischiato la bancarotta, qualcuna ci è arrivata. Centinaia di migliaia di persone hanno perso il loro lavoro. Insomma gli anni dell'ottimismo e della prosperità sono passati e per lasciare il posto al pessimismo e all'incertezza.
I due leader di Goldman Sachs assicurano agli azionisti che hanno sempre saputo di avere la responsabilità di fare andare avanti la società soprattutto con condizioni avverse come quelle attuali. La banca, assicurano, è preparata ai tempi di magra, ed è capace di mitigare gli effetti della crisi. Anzi. Blankfein e Cohn si spingono un passo in avanti, dicono che cercano di guadagnare posizioni di mercato, di trarre vantaggio dalle opportunità che si presentano proprio nei momenti difficili. Come dire: anche con il mare in tempesta cerchiamo di arrivare prima degli altri con la nostra grande e veloce barca a vela.
Le turbolenze recenti dei mercati, d'altronde, hanno testato la solidità di Goldman come avvenuto altre volte nei suoi 140 anni di storia. Non solo Goldman è rimasta in attivo con la crisi dei mutui, ma anche la cultura aziendale e la sua strategia hanno tenuto e hanno dimostrato una capacità di ripresa e di elasticità encomiabile, a loro dire.
I valori aziendali e il focus sui propri clienti continuano a essere il più forte catalizzatore per i successi a lungo termine della banca. D'altronde la storia di Goldman dice che alcuni dei migliori successi sono avvenuti proprio in periodi di stress, di crisi. Durante la crisi dei mercati asiatici alle fine degli anni Novanta, Goldman seppe profittarne facendo importanti investimenti nel settore immobiliare, con una crescita della sua quota di mercato.
Dopo il crac Enron quando nel settore dell'energia non c'erano capitali, Goldman investì nelle centrali elettriche. In ogni momento il colosso bancario simbolo del capitalismo globale - è la convinzione dei suoi due più alti dirigenti - e in ogni situazione congiunturale, è capace di identificare le opportunità migliori per fare soldi. Anche perché è già stato provato dagli avvenimenti come la struttura aziendale, allora e anche adesso, si adatta rapidissimamente alle condizioni di mercato. Nelle ultime due decadi, lo sforzo maggiore fatto dai dirigenti della banca americano, assicurano i due top manager, è stato quello di cambiare rapidamente passo, in termini di riorganizzazioni e ristrutturazioni, talvolta peraltro drammatiche, al fine di trasformare Goldman nella migliore banca possibile, la migliore di tutte sempre e solo per servire al meglio le esigenze dei suoi clienti di fronte a circostanze di mercato straordinarie.
Nel 2008 con la crisi dei mutui certo non tutto è andato bene, alcune decisioni i due top manager avrebbero preferito non doverle prendere, ma i valori aziendali, la disciplina contabile e l'indipendenza del management hanno rafforzato Goldman. E' questa la lezione della crisi dei mutui.

 

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