L'incertezza regna suprema nel mondo politico britannico. La giornata di oggi è cominciata con l'aspettativa di un annuncio di un accordo di Governo tra Conservatori e Liberaldemocratici e si è conclusa invece con l'avvio di trattative formali tra Laburisti e Libdem. L'altro evento del giorno è stato l'uscita di scena di Gordon Brown, ma non subito: il premier ha dichiarato oggi di avere intenzione di lasciare l'incarico di leader del partito laburista e di sperare che un nuovo leader sarà eletto prima del Congresso del partito in settembre. Nell'immediato, però, Brown ha sottolineato che «nell'interesse nazionale» risponderà alla richiesta Libdem di trattative con i laburisti e cercherà di raggiungere un'intesa.

Invece di attendere passivamente l'annuncio di un'intesa tra Tories e Libdem che lo avrebbe sfrattato da Downing Street, Brown ha continuato a organizzare un accordo alternativo dietro le quinte. È stato rivelato oggi che il premier ha avuto un incontro ieri con Clegg e che il ministro del Business Peter Mandelson e altri negoziatori laburisti hanno discusso a lungo nel weekend con rappresentanti del liberaldemocratici. Oggi la svolta è avvenuta quando un forte contingente di liberaldemocratici ha espresso a Clegg serie perplessita' sulle condizioni poste dai Tories per un'alleanza di Governo.

La mossa di Clegg potrebbe essere una tattica per strappare maggiori concessioni ai Conservatori, soprattutto sul tema-chiave per il liberaldemocratici della riforma elettorale e di un passaggio a un sistema proporzionale. La mossa sembra avere avuto un successo immediato: i Tories si sono infatti in serata dichiarati pronti a concedere un referendum sulla riforma del sistema politico, mentre all'inizio si erano detti disposti solo alla creazione di una commissione parlamentare per discutere della questione.

Resta però il fatto che Laburisti e Libdem sono ideologicamente più vicini e che Brown ha da subito offerto a Clegg su un piatto d'argento un referendum sulla riforma elettorale. C'è intesa anche sull'economia, dato che entrambi i partiti concordano sull'opportunità di attendere il 2011 prima di avviare i necessari tagli alla spesa pubblica per non rischiare di deragliare la fragile ripresa economica. I Tories invece intendono avviare subito tagli per almeno 6 miliardi di sterline per ridurre il deficit di bilancio e non mettere a repentaglio il rating-Paese della Gran Bretagna.

Laburisti e Libdem da soli non hanno i numeri per formare un Governo, ma possono raggiungere la soglia di 326 deputati con il sostegno di partiti minori come i Verdi e i nazionalisti di Galles e Scozia.
I liberaldemocratici continuano comunque i negoziati su due fronti, avviando colloqui con i laburisti ma continuando da una posizione di maggiore forza le trattative avviate da giorni con i Conservatori. Gli allibratori scommettono su nuove elezioni a breve.


Le trattative
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DOSSIER / Elezioni in Gran Bretagna