Speciale scuola

Duemilaecinquanta. Questa la data del "sorpasso", l'anno in cui nelle scuole i bambini stranieri saranno altrettanti se non di più di quelli italiani. La stima è di Gian Carlo Blangiardo, docente di demografia e statistica all'Università Bicocca di Milano ( si vedano le tabelle e l'analisi qui a fianco). Per il Sole-24 Ore del lunedì ha incrociato le proiezioni Istat sull'evoluzione della popolazione con tre ipotesi di flussi annuali di arrivi in Italia da Paesi a forte pressione migratoria: 150mila, 250mila, 350mila. E ha calcolato che nel 2050 i ragazzi extracomunitari alle elementari potrebbero aumentare fino a un massimo di 119,8 ogni 100 italiani; alle medie fino a 105,2 ogni 100.
Anche a voler considerare l'ipotesi centrale (la seconda, anche se i flussi attuali sono più elevati), dunque, fra poco più di 40 anni tra i banchi si conteranno più Ramona o Tariq di Mario e Giovanna.
Ma in alcune città – perlopiù del Centronord –, nei quartieri a più forte immigrazione, non c'è bisogno di aspettare il 2050. Alle elementari «Pestalozzi» di Torino, zona Barriera di Milano, ci sono classi in cui gli stranieri sono già il 70 per cento. «Soltanto dieci anni fa non erano che il 10% – ricorda la dirigente, Nunzia Del Vento –. Oggi arrivano genitori italiani e mi chiedono se è giusto che la loro figlia stia in una classe con solo tre connazionali. E questo senza alcun intento razzista. Anch'io sono convinta che bisognerebbe fissare un tetto per la presenza di alunni immigrati». Il rischio è la creazione di scuole ghetto, lasciate ai soli figli di stranieri dagli italiani che portano i loro in altri istituti.
Stessa situazione a Prato, dove due anni fa all'istituto «Marco Polo» una prima elementare era costituita da soli bambini stranieri. Per garantire classi il più possibile eterogenee, il Comune decise di distribuire i nuovi arrivati nelle diverse scuole dei quartieri. Anche a Modena gli alunni che arrivano durante l'anno vengono inseriti in istituti diversi: «È un modo per creare più integrazione ed evitare difficoltà – sottolinea Franco Frondriest, direttore delle scuole dell'VIII circolo – anche perché sono molti i bambini che arrivano in corso d'anno».
Infine c'è Mantova,che secondo i dati del ministero dell'Istruzione nel 2006-2007 è risultata la provincia con l'incidenza più alta di studenti stranieri (14%). Per facilitare l'integrazione,i dirigenti d'istituto spendono personale e fondi in corsi di alfabetizzazione e iniziative di sostegno. Se però ai bambini appena arrivati in Italia urge imparare la nostra lingua, per quelli di seconda generazione, nati in Italia da genitori immigrati, è più utile un sostegno che alleggerisca il conflitto vissuto tra la propria cultura di origine e il mondo esterno. Conflitto che – spiega Guido De Echer, direttore dell'Istituto Valle di Padova –aumenta ancora di più con l'adolescenza.
Per tutte queste attività, però, presidi e insegnanti lamentano la mancanza di fondi e di un organico adeguato. La forte presenza di stranieri in una scuola sembra non contare tra i criteri utili a determinare aumenti di organico. A Bergamo per 15mila studenti stranieri ci sono solo 25 insegnanti distaccati sulle problematiche dell'integrazione.
La situazione è resa ancora più difficile dal fatto che questi ragazzi arrivano spesso ad anno scolastico iniziato, quando il numero di cattedre è già stato stabilito: «L'organico viene determinato sulla base delle preiscrizioni di gennaio – dice Del Vento a Torino –, se nei mesi estivi o dopo Natale arrivano nuovi alunni, gli insegnanti restano gli stessi». Così come arrivano, poi, gli immigrati se ne vanno: «C'è un grave fenomeno di dispersione – spiega Maria Rosaria Fornaro, dirigente del I circolo didattico a San Giuseppe Vesuviano –. I bambini cambiano spesso scuola anche in corso d'anno perché i loro genitori si spostano per lavoro».
Nonostante questo, presidi e insegnanti sono generalmente soddisfatti per i risultati che riescono a raggiungere. Il momento del pasto o l'ora di religione vengono gestiti senza troppi problemi, con menu differenziati per gli alunni di religione musulmana e attività alternative per chi non vuol seguire l'ora di religione. Anche a livello disciplinare il numero di casi difficili non preoccupa: né più né meno di quanti ci sono sempre stati con gli alunni italiani.

 

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