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La manovra di Tremonti: tagli alla spesa e la card per gli anziani

di Marco Rogari

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19 giugno 2008

Quaranta minuti appena. Tanto è bastato al Consiglio dei ministri per dare il via libera al piano per la stabilizzazione dei conti pubblici e per lo sviluppo targato Tremonti. Con cui scatta una manovra triennale da quasi 35 miliardi, di cui 13,1 nel 2009 (oltre 9 miliardi di tagli alla spesa e quasi 4 miliardi di entrate), 7,1 nel 2010 e 14,6 miliardi nel 2012, che si sviluppa attraverso due provvedimenti: un decreto legge e un disegno di legge "collegato". Ai quali si aggiunge un ulteriore Ddl delega sulla riforma del pubblico impiego. Il tutto raccordato nel Dpef, al quale, annunciano il premier Silvio Berlusconi e il ministro Giulio Tremonti, sono "connesse" tre deleghe «fondamentali»: federalismo fiscale, Roma capitale e Codice delle autonomie.

Un'operazione lampo, dunque. Il ministro dell'Economia impiega appena nove minuti e mezzo a illustrare ai colleghi di Governo l'intervento correttivo. Che, sottolinea Berlusconi, consentirà al Paese di centrare l'obiettivo del pareggio di bilancio entro il 2011, considerato «ineludibile» da Tremonti. Palazzo Chigi fa notare che la manovra varata dal Cdm «assicura gli obiettivi di stabilizzazione della finanza pubblica, nel rispetto di quelli concordati in Europa, sul triennio 2009-2011», senza ricorrere a nuove tasse. Ci sarà solo « un lieve incremento fiscale per i settori assicurativo, bancario e petrolifero» che servirà comunque ad aiutare gli anziani, dice Berlusconi. Che aggiunge: «Quello che noi presentiamo – aggiunge il premier – è uno Stato che costa meno, che semplifica, che toglie vincoli e che produce più libertà». «Misure storiche» – dice ancora Berlusconi – su cui si gioca la possibilità di «rilanciare l'Italia».
Dall'opposizione però piovono critiche. Il ministro dell'Economia ombra del Pd, Pierluigi Bersani parla di «fritto misto tra demagogia e tagli ai servizi: la manovra non affronta il problema della perdita di acquisto di salari e pensioni».

Ma Tremonti sottolinea il carattere innovativo del percorso scelto dal Governo con l'anticipo della manovra a giugno con un Cdm lampo, che, dice il ministro, supera di fatto le «vecchie Finanziarie fatte di discussioni interminabili: prima si cominciava a discutere a maggio e si finiva a dicembre». La parola passa ora al Parlamento che dovrebbe approvare i provvedimenti entro l'estate. A settembre poi sarà varata una Finanziaria snella e scatterà la sessione parlamentare che porterà all'approvazione del federalismo fiscale. Che – dice Tremonti - «sarà la vera riforma».
Quanto al quadro macro, Tremonti afferma che la crescita del Pil prevista è dello 0,5% e conferma per l'anno in corso un deficit tendenziale al 2,5%. Ma non è escluso che con il decreto varato dal Governo, su cui i tecnici hanno continuato a lavorare fino a tarda notte per le ultime limature e per gli "aggiornamenti", il deficit 2008 venga riportato a quota 2,4 per cento. «Avremmo preferito trovare i conti in discesa e non in salita», afferma Tremonti.

Potrebbero quindi esserci alcune novità in extremis. Che si andrebbero ad aggiungere alle sorprese riservate dal via libera del Cdm. Come la costituzione di un fondo per garantire ai pensionati al minimo una card prepagata delle Poste con cui beneficiare di sconti su bollette e alimentari. Fondo che sarà finanziato con la Robin Hood tax sugli extraprofitti dei petrolieri attraverso il ritorno dell'Ires dal 27 al 33 per cento.
Un'altra novità è costituita dalla rinuncia, almeno per il momento, alla soppressione delle 9 Province corrispondenti ad altrettante aree metropolitane e delle comunità montane, rimandata a settembre, anche per effetto del pressing degli enti territoriali. Con i quali resta aperta la questione sanità. Prima del Consiglio dei ministri prende corpo l'ipotesi di un ritorno ai ticket sanitari: in serata alcuni tecnici del governo smentiscono mentre altri non negano questa eventualità. Il quadro sarà più chiaro questa mattina quando sarà pronto il testo definitivo del decreto.

Confermati i tagli su pubblico impiego e Pa. A cominciare dalla riduzione degli organici della scuola (con una taglio di 80-100mila docenti e supplenti in due anni), dal freno alle spese per la contrattazione integrativa, dalla stretta alle consulenze e dal ricorso alla mobilità. Vengono poi previste l'abolizione dei mini-enti pubblici (sotto i 50 dipendenti) e la scrematura di quelli più grandi. E la decurtazione delle buste paga degli "statali" con il vizio della "malattia ricorrente". Stretta anche sulle consulenze nella Pa. Scatta poi la totale abolizione del divieto di cumulo tra pensione e altro reddito da lavoro.
Sul fronte dello sviluppo, oltre alle liberalizzazioni, alle infrastrutture e al ritorno al nucleare, disco verde a un nutrito pacchetto di semplificazioni: dal "taglia-leggi" fino a quelle per la nascita di un'impresa in un giorno. Sciolti anche i nodi delle risorse da stanziare per Roma (500 milioni) e per l'Expo di Milano.

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