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L'Italia è entrata in forma: il nostro mondiale inizia adesso |
di Mattia Losi |
Il disegno di Lippi si sta realizzando seguendo un copione che ha riportato, dopo 12 anni di attesa, la nostra nazionale a una semifinale mondiale. E si tratta di un disegno che, proprio in questa rubrica e prima dell'inizio del torneo, avevamo descritto con precisione (si veda il commento "Lippi vuole vincere. E ha scelto l'unica via possibile" dell'8 giugno scorso).
L'obiettivo di entrare in forma a partire dai quarti è stato centrato: i nostri giocatori, che contro l'Ucraina hanno finalmente fornito una buona prova, non sono diventati improvvisamente migliori. Le qualità di base restano quelle di un gruppo con due fuoriclasse assoluti (Totti e Buffon) e con tanti ottimi giocatori, che finalmente vedono esaltate le loro qualità da una condizione fisica quasi ottimale. Destinata, peraltro, a migliorare ancora.
La differenza tra la nazionale che ha vinto contro l'Ucraina e le altre viste in precedenza è tutta qui: i giocatori adesso corrono, contrastano, arrivano sul pallone prima degli avversari. Il risultato, con un solo passaggio a vuoto nei dieci minuti iniziali del secondo tempo, è una squadra corta, con difesa, centrocampo e attacco che si muovono finalmente all'unisono: Zambrotta salta il suo avversario, arriva spesso al tiro e segna. Gattuso quasi non perde un contrasto, Perrotta si inserisce negli spazi che Totti, sempre più sulla strada del pieno recupero, crea tornando a centrocampo e portandosi dietro il difensore avversario. E Toni, invece di arrivare sui passaggi con mezzo secondo di ritardo, arriva con mezzo secondo di anticipo e va in rete.
Se poi aggiungiamo una difesa che non perde un colpo (al momento è la migliore del mondiale), con tutti i giocatori, anche quelli che partono dalla panchina, capaci di garantire prestazioni senza sbavature; un Buffon che para tutto il parabile, a anche qualcosa in più; una buona dose di fortuna (traverse e salvataggi sulla linea) che in un mondiale non guasta mai; ecco, se aggiungiamo tutte queste cose troviamo finalmente la nazionale che Lippi voleva, a questo punto del torneo, e che tutti speravamo di trovare.
Argentina e Brasile restano migliori di noi come qualità complessiva dei singoli, ma il calcio è un gioco di squadra: arrivare con tutti i giocatori in forma, soprattutto se si tratta di giocatori di alto livello come i nostri, può compensare la presenza nelle squadre avversarie di fuoriclasse inseriti in un meccanismo meno oliato. Se poi ci si trova di fronte un Brasile come quello del 1970, si perde comunque: ma di squadre come quella, capace di schierare nei cinque ruoli d'attacco Pelè, Jairzinho, Rivelinho, Gerson e Tostao, che nei loro club giocavano come mezzali e in nazionale facevano tutt'altro, in questo mondiale non ce ne sono. E così possimo giustamente sperare ed essere convinti di giocarcela fino in fondo.
Non siamo diventati improvvisamente i più forti, ma adesso siamo in forma. Ci aspetta una Germania che fa paura, in quanto nazionale di casa, ma che nella partita contro l'Argentina ha mostrato i primi segni di una condizione fisica in leggero declino. Il fatto che abbia giocato i supplementari non può certo dispiacerci, e il fatto che abbia vinto solo ai rigori dimostra che, almeno finora, gli arbitri sono stati meno casalinghi di quanto si temesse all'inizio.
Non siamo diventati i più forti, perché finora non abbiamo dovuto incontrare nazionali blasonate: ma bisogna riconoscere a Lippi il merito di aver fatto crescere, giorno dopo giorno, un gruppo omogeneo. L'unica via possibile per tentare di vincere il mondiale.
ml@ilsole24ore.com
1 luglio 2006