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Bce, i tassi salgono al 4,25%. Preoccupa la corsa dei prezzi e cresce l'allerta, anche se l'economia è più debole
Lo scenario dei tassi ufficiali di interesse, già orientati alla stabilità fino a tutto maggio, è significativamente cambiato dopo le recenti impennate verso il 4% nella dinamica annua dei prezzi al consumo. I timori che le aspettative di inflazione sfuggano al controllo della politica monetaria hanno indotto la Banca centrale europea a ritoccare al rialzo da luglio - come peraltro annunciato con un mese di anticipo - il tasso d'intervento al 4,25%, a distanza di poco più di un anno dall'ultimo aumento di un quarto di punto (l'ottavo consecutivo, a partire dal 2,00% del dicembre 2005) effettuato nel giugno 2007. Di fronte a un'inflazione che accelera e alla crescita economica in frenata, i tassi di interesse potrebbero subire ulteriori rialzi nella seconda parte del 2008, a meno di un evidente rientro dell'inflazione dai massimi dopo l'estate. Per un possibile allentamento della politica monetaria bisognerà attendere; la missione principale della Bce resta, infatti, il contenimento dell'inflazione entro il 2%, anche se non devono essere trascurati i rischi per la crescita.
Se il balzo dei prezzi del petrolio e dei prodotti alimentari preme, da un lato, per una stretta sul credito, la frenata in atto nel ciclo congiunturale, insieme all'evoluzione del cambio (supereuro), dovrebbe favorire, per contro, un allentamento della politica monetaria. Fra i timori per la crescita e quelli per un'inflazione fuori controllo, con un occhio alla spirale prezzi-salari, la Bce gioca d'anticipo, privilegiando l'obiettivo di stabilità dei prezzi, in un contesto caratterizzato da abbondante liquidità (la dinamica degli aggregati monetari rimane sostenuta) ed elevata volatilità sui mercati finanziari. Non sembrano, dunque, in vista cambiamenti nell'orientamento restrittivo in tema di costo del denaro per l'eurozona, malgrado i segnali di debolezza della congiuntura, le continue incertezze sui mercati e i recenti ripetuti tagli al tasso d'intervento decisi dalla Federal Reserve americana, arrivato a oltre due punti percentuali sotto il livello Bce (2,00% a fine giugno). |
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Il comunicato della Bce |
Nota: gli impieghi bancari includono i finanziamenti in euro alla clientela ordinaria nelle sue diverse forme tecniche. La massa monetaria M3 è un indicatore allargato che comprende altri due indicatori, M1 e M2. Il primo (aggregato ristretto) si compone del denaro circolante e dei depositi a vista. Il secondo (aggregato intermedio) risulta dalla somma di M1 e dei depositi a scadenza fissa. Sommando a M2 i pronti contro termine, i titoli del mercato monetario e quelli a scadenza fino a due anni, si ottiene l'aggregato M3, primo pilastro della politica monetaria della Bce (il secondo pilastro è, invece, rappresentato dall'andamento dei prezzi al consumo).
Fonte: Banca d'Italia |
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