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Il Pil recupera nel 1° trimestre 2008: +0,5% congiunturale e +0,3% annuo tendenziale
I dati definitivi e in dettaglio dell'Istat sui conti economici trimestrali nel periodo gennaio-marzo 2008 rivedono leggermente al rialzo (grazie al contributo della domanda estera) il recupero del Pil, dopo la flessione dell'ultimo quarto del 2007; ma è in vista un nuovo rallentamento per i trimestri successivi. La crescita congiunturale torna positiva (+0,5% da -0,4%), mentre si assesta poco sopra lo zero la dinamica tendenziale annua (+0,3% contro +0,1% nel quarto trimestre dello scorso anno). Eurolandia, a sua volta, mostra (non senza sorpresa, grazie alla Germania) una significativa accelerazione: la stima di Eurostat indica una crescita dello 0,8% trimestrale e del 2,2% annuo nello stesso periodo, a fronte di +0,3% e +2,1% nel quarto trimestre 2007. |
Il recupero nel ritmo di crescita del Pil nel primo trimestre 2008 (+0,5% congiunturale, rivisto leggermente al rialzo da +0,4%) va un po' oltre le attese, che hanno tenuto conto della parziale risalita della produzione industriale nello stesso periodo (+0,9%), già in sensibile ripiegamento (-2,1%) nell'ultimo quarto del 2007, così come è avvenuto per il Pil (-0,4%). E' quanto risulta dai conti economici Istat - resi noti il 10 giugno nel dettaglio delle componenti del Pil e anticipati nella stima preliminare del 23 maggio, insieme alla revisione delle serie trimestrali - secondo cui l'aumento tendenziale annuo risale allo 0,3% (da +0,1%), grazie alla più favorevole evoluzione della componente estera (esportazioni nette), ma a fronte di una diffusa debolezza dell'attività nei servizi e, per quanto concerne la domanda interna, sia dei consumi privati che degli investimenti. L'effetto di trascinamento sulla crescita ereditato dal 2008 è pressoché trascurabile (passa da -0,2% del 4° trimestre 2007 a +0,3% del 1° trimestre di quest'anno), a causa della contrazione segnata nella parte finale dello scorso anno, mentre le previsioni da alcuni mesi si rincorrono verso il basso, fino a indicare una completa stagnazione del Pil. Se la crisi finanziaria incide maggiormente sul settore dei servizi, nell'industria pesano soprattutto gli aumenti dei costi dovuti ai forti rincari dell'energia e delle materie prime, insieme alla debolezza della domanda sia dall'estero (rallentamento-recessione Usa, sopravvalutazione dell'euro), sia dall'interno (consumi delle famiglie, erosione del potere d'acquisto per il risveglio dell'inflazione).
Nel 2007 il Pil italiano è cresciuto dell'1,5% (ma si riduce all'1,4% se corretto per i tre giorni lavorativi in più rispetto al 2006), mostrando un contenuto rallentamento rispetto all'1,8% messo a segno l'anno precedente. L'Istat, come annunciato, ha rivisto le serie storiche a partire dal 2001, sulla base della disponibilità di nuove fonti statistiche (che riguardano, in particolare, il commercio estero) e seguendo le metodologie fissate a livello europeo. L'aumento del Pil è stato sostenuto dalle componenti interne della domanda, che hanno interessato soprattutto i consumi delle famiglie, favoriti dalle politiche di incentivazione della spesa in beni durevoli, pur in un contesto di diffuso ristagno del reddito disponibile. E' risultato, invece, pressoché trascurabile il contributo della domanda estera, che ha risentito dell'apprezzamento dell'euro e della progressiva frenata nei principali mercati di sbocco.
Il consuntivo 2007 si colloca, dunque, sopra la performance media del Pil dopo il 2000, ma è inferiore alle aspettative di metà anno, che indicavano una crescita in linea con il 2006 (+1,8%). In tutto il periodo 2001-2007 il Pil è aumentato, in particolare, dell'1,1% annuo, mostrando un'ulteriore significativa decelerazione rispetto al modesto 1,6% del decennio 1991-2000. Nel corso del 2007 l'attività economica si è gradualmente indebolita, fino a registrare una completa stagnazione nell'ultimo trimestre. L'accelerazione dei prezzi dei prodotti energetici e alimentari, insieme alle più restrittive condizioni di finanziamento, hanno contribuito a frenare la domanda interna (consumi privati e investimenti) nella seconda parte dell'anno. Gli indicatori qualitativi - dal clima di fiducia alle aspettative sugli ordini e la produzione - hanno, poi, confermato il quadro di debolezza nella prima metà del 2008, il cui risultato sembra ormai compromesso su un ritmo di bassa crescita (con un probabile 0,3-0,6% nel consuntivo annuo).
Nello scenario di complessiva tenuta della ripresa nell'economia internazionale, trainata dai paesi emergenti dell'Asia (Cina e India in testa), senza trascurare il Giappone, ma con un minore contributo degli Stati Uniti, Eurolandia a sua volta allunga il passo, sorprendendo le attese: il Pil, nel primo trimestre 2008, ha accelerato il ritmo di espansione, mettendo a segno lo 0,8% in termini congiunturali e il 2,2% in quelli tendenziali (+0,3% e +2,1% rispettivamente nel quarto trimestre 2007). L'aumento medio annuo previsto per il 2008 è, inoltre, pari all'1,7-1,8% nel complesso dell'eurozona (+2,6% nel 2007). Considerando, in particolare, i maggiori paesi, il quadro non è, tuttavia, privo di ombre: crescono i dubbi, infatti, sullo stato di salute italiano, mentre incominciano a manifestarsi criticità per le economie spagnola e britannica (quest'ultima fuori dall'eurozona); la locomotiva tedesca consolida, sia pure con qualche perdita di colpi, la sua buona tenuta e quella francese rimane ben impostata. Il cambio più forte da un lato rende meno vivace la dinamica dei prezzi in Europa, ma dall'altro crea problemi alla competitività delle imprese, frenando la crescita delle esportazioni. Nel 2008 la domanda mondiale meno brillante e il rallentamento di quella interna (consumi privati e investimenti) determinano un minor vigore nella dinamica del Pil, accentuando così l'influenza negativa del tasso di cambio e dei nuovi rincari del prezzo del petrolio. Il sensibile apprezzamento dell'euro sta, infatti, penalizzando l'industria manifatturiera europea, nonostante la buona salute dell'export; una fase di debolezza della congiuntura sembra, dunque, scontata anche nel corso del 2009.
Il quadriennio 2002-2005 si è svolto, per contro, nel segno della stagnazione dell'economia italiana: la crescita del Pil è stata di appena lo 0,6% medio annuo e per trovare un valore più basso occorre tornare a dieci anni prima (1993). Una performance così mediocre ha relegato il nostro paese nelle posizioni di coda nell'area dell'euro, cresciuta in media dell'1,3% nello stesso periodo; solo la Germania (+0,5%) non ha fatto meglio di poco dell'Italia. La fase di ristagno è da ricondurre a una serie di fattori negativi, dalla persistente debolezza della domanda interna alle difficoltà delle esportazioni per il rafforzamento del cambio e la crisi di competitività nei grandi mercati di sbocco. Nonostante il miglioramento rispetto agli ultimi anni, l'Italia continua ad avere performance mediocri nei confronti dei principali partner europei. Il divario di crescita con il resto di Eurolandia è rimasto ampio anche nel 2006-2007 e si conferma superiore al punto percentuale.
10 giugno 2008