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Cellulari, una questione di brand

di Mario Cianflone

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22 NOVEMBRE 2007

I servizi internet pronti all'uso sul cellulare, senza configurare device e punti d'accesso, l'accesso in mobilità a Google e alle sue mappe e – disponibilità di banda permettendo – a YouTube stanno cambiando regole ed equilibri nel mercato della telefonia mobile. Il web in tasca, infatti, piace agli utenti e ancor di più agli operatori che, da una parte, hanno trovato una seria killer application per innalzare il famigerato Arpu, ovvero il fatturato medio per utente, e dall'altro un motivo per conquistare acquirenti di telefonini brandizzati dai carrier a detrimento della quota dell'open market, cioè il mercato dei telefonini venduti direttamente dalle varie Nokia, Motorola e Samsung (in ordine di market share), ma anche Lg e Sony Ericsson.
E mentre il chaebol coreano e la casa americana si contendono acquirenti in un serrato testa a testa, la finlandese va all'assalto con una raffica di nuovi prodotti e gioca sul Gps. E il mercato "mobile" è agitato dal futuro (incerto) che verrà (leggasi Google Android), da fenomeni come l'iPhone che sancisce lo sbarco di Apple, un "non telefonico" nel settore, o come la crescita esponenziale di Windows Mobile e del suo Messenger in versione cellulare che si annuncia dirompente per gli sms e la e-mail, Vodafone – il primo operatore mobile per fatturato – tenta di cambiare le regole del gioco.
La compagnia inglese ha calato infatti l'asso proprio sul mercato dei terminali veicolati direttamente dagli operatori, lanciando una gamma di cellulari a marchio proprio. Questa volta non si tratta pertanto di telefonini made in Nokia, in Motorola o in Samsung, con il marchietto del colosso inglese stampigliato sulla carrozzeria. Si tratta, invece, di una vera e propria offerta di terminali con brand proprio, studiati e pensati per essere prodotti "Vodafone" e dunque messaggeri dei servizi mobili avanzati. L'obiettivo è palese: conquistare una porzione importante del mercato "operatore" che ora è balzato al 62,2% del totale (37,8 la quota di open market) contro il 55,8 dello scorso anno.
La casa inglese aveva già tentato di giocare la partita dei telefoni a marchio proprio con il modello VF 710 ed era stato un netto successo: dei 5milioni di esemplari veicolati da Vodafone in Italia ben 500 erano firmati solo con il brand del carrier.
Adesso però lo sbarco avviene in grande stile con quattro modelli 810 (199 euro), 720 (149 euro), 715 (129 euro) e 226 (69 euro). I primi tre sono Umts, mentre tutta l'offerta è tagliata sulla fascia media e su quella entry level del mercato con l'obiettivo di andare a colpire là dove i volumi sono più alti. E per avere più margini di guadagno Vodafone è andata direttamente alla fonte: i tre modelli 3g sono realizzati – con tecnologia Qualcomm – dal colosso cinese Huawei Technologies, mentre l'entry level è prodotto da Sagem. In questo modo si affida direttamente agli Odm, orginal design manufacturer, cioè i produttori di primo livello. Salta così un anello della catena aumentando i margini di guadagno pur mantenendo un listino abbordabile. L'offerta Vodafone copre ogni tipologia: clamshell, candybar e slider con tastiera a serramanico.
Il vestito, ora come ora, nella telefonia mobile conta quanto, se non di più, della tecnologia e dei servizi visto che ormai il cellulare è nel campo del life style e del fashion business, i nuovi telefonini Vodafone non fanno eccezione e il design fa parte del Dna della strategia commerciale.

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