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Questo articolo è stato pubblicato il 01 dicembre 2010 alle ore 08:20.
L'ultima modifica è del 30 novembre 2010 alle ore 22:44.
Chi taglia vince a patto che spieghi con chiarezza la necessità del rigore ai propri elettori (di Alberto Alesina)
Probabilmente non ha molto senso che i tassi d'interesse spagnoli ieri fossero più alti di quelli del Kazakhstan, ma come diceva John Maynard Keynes «i mercati possono essere irrazionali per un tempo molto più lungo di quanto tu e io possiamo rimanere solvibili». Le misure di salvataggio previste per Grecia e Irlanda rappresentano una cornice di risanamento di medio termine per i debiti di quei paesi. Sono pacchetti che contengono impegni di ambizioso risanamento fiscale, correzioni profonde dei sistemi bancari, riforme strutturali e prestiti di lunga durata che nel caso irlandese sono addirittura settennali (quelli greci sono stati anch'essi allungati).
Sembravano quindi risolti i problemi di liquidità di Atene e Dublino per i prossimi anni, necessari a guadagnare il tempo necessario a vedere gli effetti delle misure di austerità e di riforma previste dai due governi e a predisporre un meccanismo ordinato di gestione dei debiti pubblici di tutti i paesi critici dell'area dell'euro.
I governi europei, infatti, domenica hanno anche approvato un meccanismo di risoluzione delle crisi debitorie (il Meccanismo di stabilità europea) che segue le procedure previste da alcuni anni dall'Fmi nei suoi interventi. Non si fa cenno a possibilità ex-ante di un default del debito, ma se ne prevede l'eventualità in una seconda fase, attraverso l'attivazione di alcuni sistemi d'allarme, in modo da rendere anche più credibili gli impegni di risanamento dei paesi deboli. L'Fmi segue questi criteri in modo riservato, mentre le istituzioni europee hanno ritenuto di renderle esplicite e trasparenti. Tenere nascosto il meccanismo non era possibile dopo la proposta Merkel-Sarkozy sul coinvolgimento degli investitori privati nella ristrutturazione dei debiti. Ma il solo fatto di dichiarare l'eventualità di una ristrutturazione dei debiti dal 2013 ha di nuovo allarmato i mercati, che temono che se il debito dopo il 2013 si rivelerà insostenibile, anche i titoli emessi prima di allora saranno colpiti.
Il Portogallo è un esempio di paese con debiti esterni cronici, che è improbabile risanare in tre anni. La reazione è stata così violenta da aggravare il contagio della penisola iberica, scuotere le aste dei titoli italiani e spingere il governo di Parigi a dichiarare che la Francia non è in pericolo.