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Questo articolo è stato pubblicato il 22 gennaio 2011 alle ore 11:47.
L'ultima modifica è del 22 gennaio 2011 alle ore 11:47.
Il federalismo municipale ricorda sempre più una partita a poker. Alle aperture del governo è seguito il rilancio dei sindaci e dell'opposizione. E ora è di nuovo l'esecutivo a voler "vedere" le carte. Aprendo sia sui tempi, visto che il consiglio dei ministri ha accordato una proroga di sette giorni per il via libera in commissione al decreto attuativo, sia sui contenuti, attraverso la disponibilità a intervenire su alcune delle criticità sottolineate dai primi cittadini. Come l'aliquota dell'imposta municipale (Imu) di possesso e la tassa di soggiorno ai piccoli centri.
Una prima conferma è giunta dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, che giovedì sera ha ribadito telefonicamente al presidente dell'Anci, Sergio Chiamparino, la sua volontà di confronto. Ribadita dal titolare della Semplificazione, Roberto Calderoli, che nella conferenza stampa di ieri mattina a Palazzo chigi ha dichiarato: «Con il ministro Tremonti e con La Loggia abbiamo concordato una serie di risposte positive a dei quesiti posti dall'Anci. C'è – ha aggiunto – una sostanziale condivisione delle richieste». Nella stessa sede l'esponente leghista ha comunicato che il parere sul fisco municipale slitterà dal 26 gennaio al 2 febbraio. Respingendo invece l'ipotesi di una proroga di sei mesi alla scadenza finale della delega (il 21 maggio 2011) perché «è una valutazione che riguarda il parlamento». Ma sul punto un «no» netto è giunto da Umberto Bossi. Non a parole ma con la pernacchia rivolta ai giornalisti che gli chiedevano un commento sulla proposta del terzo polo di spostare in avanti la dead line della riforma.
Più difficile è trovare qualcuno che si esponga sulla sorte delle questioni ancora aperte. L'accordo di cui ha parlato Calderoli ai sindaci non risulta sottoscritto. Nel definire «una decisione saggia» la proroga, lo stesso Chiamparino ha rinnovato la richiesta di ottenere «risposte concrete alle osservazioni fatte dall'Anci che riguardano punti fondamentali per la vita dei comuni italiani». Ma qualche elemento in più l'ha fornito al Sole 24 ore il relatore di maggioranza, Enrico La Loggia (Pdl), che ha definito «a buon punto» la possibilità che tutti i comuni e non solo i capoluoghi di provincia possano ricorrere alla tassa di soggiorno, magari abbassando a 40 centesimi la soglia minima e conservando a 5 euro quella massima.
Altre novità sono attese tanto sulla garanzia che sia lo stato a farsi carico delle eventuali perdite di gettito subite dai tributi immobiliari (imposta di bollo, di registro e ipocatastale) su cui i primi cittadini avranno una compartecipazione del 30% quanto sul valore dell'Imu di possesso, a cui il dlgs attribuisce il compito di sostituire l'Ici e l'Irpef sui redditi fondiari relativi agli immobili non locati. Sull'Imu di possesso i sindaci hanno chiesto che sia lo stesso decreto a fissare l'aliquota di applicazione e che magari venga tenuto ferma per tre anni in modo da consentire la programmazione e la redazione dei bilanci. Viceversa, affidarla alla legge di stabilità, la renderebbe variabile di anno in anno in base a una scelta discrezionale dell'esecutivo.
La loro ricetta ha molte chance di essere accolta anche perché, in virtù dei cambiamenti apportati al testo, sembrerebbe ridursi lo spettro che l'Imu possa rivelarsi una super-Ici. Tra i motivi che hanno sin qui sconsigliato l'introduzione già nel decreto dell'aliquota applicabile c'erano infatti i conteggi della Corte dei conti in base ai quali, per garantire il gettito attualmente prodotto dalla tassazione patrimoniale sulla casa, l'asticella andava fissata al 10,6 per mille. Un valore decisamente superiore al tetto del 7 per mille dell'Ici (che sale al 9 per le abitazioni sfitte).
Se è che vero che la scelta di esonerare dal prelievo gli immobili gestiti dalle associazioni no profit e dalla Chiesa per finalità diverse dal culto rischia di far perdere 800 milioni-1 miliardo all'Imu e dunque far alzare l'ipotetica aliquota di partenza, la contestuale decisione di rendere a scelta dei sindaci anziché obbligatoria il dimezzamento della tassazione sui soggetti Ires potrebbe consentire di riportare l'asticella ampiamente al di sotto del 10 per mille.
In attesa di conoscere le risposte ai quesiti sulla perequazione qualche difficoltà in più di passare potrebbero averla la querelle Tarsu/Tia e la manovrabilità da subito dell'addizionale Irpef. In entrambi i casi il governo sarebbe intenzionato ad affidare la soluzione a un successivo decreto. Per avere una controprova bisognerà attendere lunedì quando l'Anci incontrerà Calderoli e forse Tremonti. Nelle stesse ore le opposizioni presenteranno i loro emendamenti in commissione e il quadro d'insieme sarà più chiaro. Sperando, hanno sottolineato più voci della minoranza, che nel frattempo la ragioneria generale invii la relazione tecnica attesa da mercoledì scorso.
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