Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 28 febbraio 2011 alle ore 08:12.
L'ultima modifica è del 28 febbraio 2011 alle ore 08:52.
Nel panorama un po' deprimente della scuola italiana, ci sono ancora, qua e là, istituzioni certosine che, con pochissime risorse, riescono a far fare passi avanti al Paese. Una di queste è l'Invalsi, ossia l'ente pubblico a cui, tra vari compiti, è affidato quello di misurare in modo standardizzato quanto gli studenti italiani apprendono nelle scuole di ogni ordine e grado. In altri paesi misurazioni analoghe forniscono da tempo informazioni essenziali per poter confrontare studenti provenienti da classi diverse.
Quando l'Invalsi completerà il suo lavoro anche per le scuole superiori, le università avranno uno strumento in più per decidere meglio chi ammettere ai loro corsi di laurea (e analogamente le imprese per decidere chi assumere). Attualmente è impossibile confrontare i voti di maturità di scuole diverse. Proprio questi test (nella versione internazionale Ocse-Pisa) ci hanno fatto capire quanto sospetto sia il primato calabrese di promozioni e "100 con lode", dato che, quando la prova è uguale per tutti e uniformemente valutata, gli studenti del sud risultano molto lontani dalla media europea. I veneti invece, che hanno ottimi risultati in questi test, conseguono voti inferiori nell'esame di maturità nostrano.
Più delicato è l'uso di queste misurazioni per valutare la performance di scuole e insegnanti. Non impensabile, però, tenendo conto che, qualora disponessimo di un'anagrafe della storia scolastica degli studenti e delle famiglie (come in altri paesi), sarebbe possibile distinguere ciò che nell'incremento degli apprendimenti dipende dal contesto sociale e ciò che dipende invece solo dalla scuola e dagli insegnanti. Questo non implicherebbe di per sé aver deciso quali performance siano da premiare: per esempio, quelle di chi si preoccupa solo degli studenti migliori o quelle che puntano a non lasciare nessuno indietro. Spetta al politico, come interprete dei desideri e necessità della collettività, stabilire che cosa valutare positivamente, ma è indubbio che senza misurazioni non potremo farlo mai. E nemmeno potremo aiutare le scuole in difficoltà perché non sapremo quali sono.