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Questo articolo è stato pubblicato il 11 dicembre 2014 alle ore 07:01.
L'ultima modifica è del 11 dicembre 2014 alle ore 16:12.

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I titoli di Stato greci triennali sono schizzati ieri oltre il 10% con un salto di 112 punti (1,12%). Il BTp triennale ha aperto allo 0,774% e chiuso a 0,796% con un rialzo di 2 punti. Per ora il contagio tra la Grecia e l'Italia, se c'è stato, è stato impercettibile. La fuga dai bond greci, innescata principalmente dalla chiusura di posizioni speculative degli «hedge » si è scontrata con una totale mancanza di liquidità sui titoli greci.

La volatilità di conseguenza è stata fortemente amplificata: crollo dei prezzi e rendimenti alle stelle. Non si può dire lo stesso per i BTp, che si sono mossi in maniera minima. Il default o l'uscita dall'euro della Grecia per i mercati non sono scenari replicabili dall'Italia.
L'escalation della crisi politica greca, che per i detentori dei bond di Atene potrebbe trasformarsi in tragedia nella peggiore delle ipotesi passando dalla sospensione del programma di aiuti alla ristrutturazione del debito e in caso estremo all'uscita del Paese dall'Eurozona, non è estendibile all'Italia, terzo Pil in Europa e terzo debito pubblico al mondo.

Sebbene la sostenibilità dei conti pubblici italiani sia incrinata dalla recessione e dal rischio di deflazione, l'Italia resta saldamente e doppiamente protetta dalle OMTs (la possibilità di acquisti da parte della Bce di titoli di Stato del Paese che richiede e ottiene aiuto esterno all'Esm) e dalle aspettative del Qe (acquisti di titoli di Stato in euro da parte della Bce per riportare l'inflazione vicina al target del 2% o poco sotto). L'Italia oltretutto non ha ancora utilizzato la carta degli aiuti esterni dell'Esm, nè quella della linea di credito precauzionale (che si apre senza utilizzo a scopo preventivo): due strumenti pronti all'uso, in caso di emergenza.

Un'uscita dell'Italia dall'Eurozona, infine, a differenza della Grecia, avrebbe un effetto estremamente destabilizzante e sistemico non soltanto per il futuro dell'euro ma per la crescita globale e la tenuta del sistema bancario mondiale.

Il caso greco anche ieri ha comunque tenuto banco. Le ultime richieste della troika ad Atene - prima di dare il via libera all'ultima tranche di aiuti del piano di salvataggio che doveva terminare al 31 dicembre ed invece ha avuto una proroga tecnica di altri due mesi - sono state la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Il governo Samaras ha rifiutato di dare l'assenso all'aumento dell'Iva e dell'età pensionabile per recuperare appena 2,5 miliardi di euro nel 2015. Briciole di fronte alla montagna di 240 miliardi di aiuti complessivi finora elargiti e ai 100 miliardi di perdite sui bond ellenici detenuti dai privati in seguito all'haircut deciso a Bruxelles nel 2012. Ma se Antonis Samaras non riuscirà ad eleggere il nuovo presidente della Repubblica a dicembre con 180 voti su 300 consegnerà il paese al leader della sinistra radicale Syriza, Alexis Tsipras che con il 30% dei voti ha tra i 3-6 punti percentuali di vantaggio nei sondaggi su Nea Dimokratia, il partito di maggioranza.

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