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Questo articolo è stato pubblicato il 10 dicembre 2014 alle ore 09:38.
L'ultima modifica è del 10 dicembre 2014 alle ore 21:01.

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Un brutto segnale è arrivato dalla curva dei rendimenti della Grecia. La scadenza ad un mese, secondo il terminale Reuters, ha toccato in giornata un rendimento del 5,15%. Il titolo con durata maggiore (3 mesi) ha invece fatto segnare un tasso del 2,9% mentre quello a sei mesi ha avuto uno yield del 2,7%. Non solo: il titolo a 3 anni è balzato oltre il 9% mentre il quinquennale (8,515%) e il decennale (8,607%) vantano tassi inferiori. Insomma, il mercato ha lanciato delle indicazioni non positive su Atene. Certo, la situazione della Grecia è complessa e particolare. C’è il contrasto politico tra la Troika e il Governo presieduto da Samaras. E tuttavia, la dinamica della curva dei rendimenti rimanda alla memoria la dinamica analoga che, putroppo, l’Italia ha conosciuto nel settembre del 2011. Vero: il Belpaese, dal punto di vista socio-economico, non può essere di certo paragonato alla Grecia. Ma oggi, come allora, il rischio è che il Paese ellenico possa rischiare il default. Almeno è questo che l’inversione della curva dei rendimenti segnala. Gli investitori, cioè, sono più preoccupati (e chiedono più rendimento) sulla restituzione dei prestiti a breve rispetto a quelli più di lunga durata.

Ciò detto, le Borse europee, dopo un avvio di seduta al rialzo hanno chiuso in calo (tranne Francoforte) anche sulla scia delle vendite sui titoli energetici a causa del crollo del petrolio. Male anche Wall Street, trascinata a sua volta al ribasso dai titoli delle compagnie energetiche, con l’indice S&P che cede l’1,6 per cento.

Nel mondo del reddito fisso lo spread BTp-Bund, dopo essere andato oltre 141, ha chiuso intorno a 137 punti base con il rendimento del decennale italiano che si è confermato oltre il 2%. La differenza tra il tasso del titolo di Stato spagnolo e quello tedesco è invece intorno a 118 basis point. Infine, il dato dell’asta sui BoT a 12 mesi. Il MeF ha assegnato 5,5 miliardi con un rapporto tra domanda e richiesta dell’1,84. Il rendimento, durante il collocamento, è salito allo 0,418% (era stato lo 0,335 a metà novembre).

L’euro nei confronti del dollaro ha archiviato la giornata in lieve rialzo sopra 1,24. «Oggi comunque -scrive Mps Capital services - non erano attesi eventi di rilievo, per cui potrebbe prevalere una volatilità piuttosto contenuta. La prima resistenza si colloca sui massimi toccati ieri in area 1,2450». Lo Yen, dal canto suo, era visto « in apprezzamento sia verso l’euro che il dollaro. Ieri, il cross con il biglietto verde si è spinto fino a quota 118. Il cambio nei confronti della divisa di Eurolandia, invece, si è riportato in prossimità del supporto in area 147».

Su fronte macro-economico la produzione manifatturiera in Francia è calata in ottobre dello 0,2% mese su mese, dopo il rialzo dello 0,3% di settembre. Il netto arretramento della produzione di energia (-3,4% m/m) ha condotto a un calo dello 0,8% per il complesso dell’industria.

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