La medaglia della bellezza è già assegnata. E l’ha vinta l’Italia prima ancora che il braciere illumini il cielo di Rio. Casa Italia, fulcro degli atleti azzurri e del vivere italiano trapiantato in Brasile, è il Costa Brava Clube, un ex club-hotel su un promontorio che abbraccia l’oceano e che, per la vista, per i colori, per lo strapiombo, ricorda la costiera amalfitana e, in particolare, Villa Malaparte, a Capri. Un posto che è un incanto e che è stato allestito come solo il gusto italiano sa fare: bel vivere, buon cibo, design e morbidezza: ci sarà il premier Matteo Renzi, questa sera (sarà notte in Italia, ndr), a inaugurare la struttura e l’avventura azzurra ai Giochi.
In questo club, dove si suonava il jazz e si sognava un Brasile moderno, verranno gli atleti a festeggiare medaglie ed emozioni, qui il meglio del design, del cibo e del buon vino italiano si mostrerà al mondo, da qui – idealmente – parte la candidatura di Roma 2024: è una sorta di casa del grande Gatsby.
La struttura, nel quartiere residenziale di Joá, a 20 chilometri dal Villaggio Olimpico, ha 1.700 mq di superficie e nasce da un progetto degli anni Sessanta dell’architetto Ricardo Menescal: un ponte la lega alla terra ferma e una rivisitazione tutta italiana la unisce alla tradizione dell’ospitalità che noi conosciamo bene. «La spedizione azzurra a Rio – spiega Diego Nepi, direttore marketing del Coni – è questo, un ponte, un link fra Italia e Brasile, fra atleti e cultura italiana, fra sport e impresa». In questi spazi, cuciti fra rocce e oceano, fra un verde abbacinante e il Cristo Redentore, Rio vede Casa Italia e Casa Italia vede Rio, quasi in un gioco di specchi e rimandi e così, per le aziende che hanno arredato il club – il meglio del design, della tecnologia, del cibo e del vino italiano – ci sarà una grande opportunità di sorprendere gli occhi e i palati dei turisti. Per tutta la durata dei Giochi, ad esempio, Eccellenze Campane, il polo agroalimentare di via Brin 69 a Napoli che punta a espandersi a Milano, Londra e San Paolo, coordinerà il catering della struttura: «Una trentina di persone – spiega il presidente di Eccellenze Campane, Paolo Scudieri – cucinerà e offrirà prodotti tipici campani, come la pasta, l’olio extravergine d’oliva, le alici di Cetara, i pomodori San Marzano e i piennoli vesuviani, caffè e dolci della tradizione regionale». Dai prodotti di eccellenza, dai sapori di nicchia, dagli artigiani che scommettono ancora sulla loro unicità e sul loro lavoro, può ripartire il Paese nel suo complesso e lo sport, in questo caso i Giochi, è un tramite straordinario per far conoscere l’Italia e l’italianità e creare nuovi mercati alle aziende.
Il progetto Horizontal di Casa Italia, curato da Beatrice Bertini, è questo: un viaggio nel made in Italy, nel meglio dell’Italia, in quello di cui siamo sempre così poco coscienti e che ci invidiano ovunque, un viaggio anche nell’arte di giovani talenti. Il meglio, il bello perché ai Giochi non c’è lo sport dell’arte ma il Cio invita i Paesi a mostrare arte e grazia, non solo muscoli e potenza.
Casa Italia è il primo tassello di un grande, nuovo mosaico del marketing del Coni. Con i fondi statali che languono si cercano vie alternative. Nel 2015, 6,7 milioni di fatturato dal commerciale, 3,77 nel 2013 ma «le potenzialità sono enormi», spiega Diego Nepi. La nuova strategia di marketing vuole coinvolgere gli azzurri medagliati come fossero un patrimonio del Coni e del Paese: «seguiamo questi atleti, le loro vicende di sport con tutti i social per dare loro nuova visibilità, per farli conoscere, per farli diventare volti noti, vincenti, carichi dei valori positivi dello sport, per spingere attraverso il loro esempio, tanti italiani, grandi e piccoli, a fare sport e a credere nello sport». È la costruzione dell’Italia Olympic Team, il meglio dello sport italiano che in futuro porterà il meglio delle aziende italiane nel mondo. Quasi che gli atleti siano in grado di generare storie, vittorie e anche contenuti ai quali le imprese vogliono legarsi. «Questo progetto è iniziato nel 2013 con 2,5 milioni di incassi da sponsorizzazioni, che sono arrivati a 15,7 a metà 2016 e in potenza possiamo raggiungere 50 milioni da sponsor attraverso l’Italia Olympic Team».
Perché gli azzurri competono in varie discipline e quindi si possono abbinare a tante categorie merceologiche, fatto che, ad esempio, altre nazionali vincenti solo in certe discipline non possono permettersi. «Quel che conta – conclude Nepi – è l’atleta, la sua storia, la sua tenacia, i suoi valori lungo tutto il quadriennio olimpico non solo per venti giorni: più che la medaglia vale la storia perché, dietro a ogni sforzo, i grandi marchi possono trovare lo spazio per veicolare i loro prodotti e fare pubblicità». E, rilanciando i volti azzurri, creare quel circolo virtuoso per cui l’atletica, i tuffi, il tiro con l’arco e tutte le discipline olimpiche possono diventare parte del nostro vivere quotidiano.
Non c’è solo il business a Rio. Da Casa Italia si vede la favela di Rocinha (piccola fattoria, in portoghese) e il Coni si è impegnato, insieme ad ActionAid, per promuovere progetti sociali in questa comunità e realizzare un campetto da calcio in quella di Ciudade de Deus.
Lo sport è tutto, è eccellenza, sia essa impresa, solidarietà o cucina. Come quella dello chef Davide Oldani che a Casa Italia presenterà Ciaolà, una creazione di sapori che rappresenta la torcia olimpica con pomodorini datterini, stimmi di zafferano, fiori di borragine, Grana Padano, ricotta di mucca, caffè e foglie di stevia. E Ciaolà, crasi fra ciao e olà, è il senso di Casa Italia, l’incontro fra noi e loro, l’incontro con il mondo.
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