Sono giovani e forti e hanno in tasca un biglietto con destinazione Rio. I 307 azzurri in cerca di gloria ai Giochi sono lo specchio del Paese, 144 donne (mai così tante) e 163 ragazzi, età media 27 anni, venti di loro non sono nati in Italia, perché l’Italia è melting pot di lingue, culture con un unico sogno, quel metallo al collo che cambia una vita.
Sono in tanti a Rio, più che a Londra (291), a dimostrazione che – pur nel deserto dei fondi – lo sport italiano sa nuotare, trovare talenti e coltivarli e che il movimento olimpico di casa nostra sa portare in alto tanti giovani. Poi, le medaglie sono questione di centimetri, di attimi, di un refolo di vento che sposta un piattello.
Ma le speranze sono tante, dalla portabandiera Federica Pellegrini al fondista Gregorio Paltrinieri, dalla scherma sempre prodiga di allori (le ragazze e anche Enrico Garozzo, Montano e Avola) alla pallavolo (più maschile che femminile, e occhio al beach volley), ai tuffi con l’eterna Cagnotto, ai ciclisti (Nibali, Aru), ai pugili (c’è anche Irma Testa, la prima azzurra coi guantoni ai Giochi), ai tiratori (Petra Zublasing e il fidanzato Niccolò Campriani). E scopriremo volti che per quattro anni hanno sudato, faticato, pianto nel silenzio e hanno storie esemplari.
Il Brasile, capitale del mondo dal 5 al 21 agosto, accoglierà 10mila atleti da più di 200 Paesi e, per quanto Rio sia fasciata in immensi pannelli che auspicano “Um mundo novo – A new world”, il Paese boccheggia: la crisi istituzionale, sociale ed economica (la peggiore dell’ultimo secolo), le favelas a ridosso degli impianti raccontano l’eterno dilemma delle Olimpiadi, in bilico fra miseria e grandezza.
© Riproduzione riservata