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Oggi è la Giornata mondiale degli oceani (nell'anno orribile della marea nera). Foto

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Questo articolo è stato pubblicato il 07 giugno 2010 alle ore 20:28.

«Gli oceani giocano un ruolo chiave nella nostra vita. Sono integrali allo sviluppo sostenibile e rappresentano un'importante frontiera per la ricerca». Per Ban Ki Moon, segretario generale delle Nazioni Unite, la Giornata mondiale degli oceani – che si celebra martedì 8 giugno, come ogni 8 giugno a partire dal 1992 – è l'occasione per fare luce sul delicato rapporto di convivenza tra l'uomo e lo straordinario patrimonio marino del pianeta. Un rapporto di luci e ombre, dato che «la diversità di vita negli oceani è in crescente deterioramento. Il cambiamento climatico e l'inquinamento derivante da attività e materiali pericolosi, minacciano fortemente l'ambiente marino».

L'anno orribile del petrolio nel Golfo del Messico. Quest'anno più che mai. Dato che la ricorrenza della Giornata mondiale degli oceani ricade proprio mentre sta andando in scena una delle più grandi tragedie della storia per le acque oceaniche, con l'imponente fuga di petrolio nel Golfo del Messico causata dall'esplosione, il 20 aprile scorso, di una piattaforma petrolifera della British Petroleum. Da allora la falla continua a macchiare le acque al ritmo di 5mila barili al giorno. Secondo alcune stime la tragedia che stanno vivendo le coste della Louisiana e dell'Alabama è cinque volte superiore al disastro causato dal naufragio della Exxon Valdez nel 1989 che allora fu secondo solo alla tragedia nucleare di Chernobyl.

Un lungo elenco di disastri ambientali. Del resto, l'elenco dei disastri ambientali è tristemente lungo. Nel 1999 La petroliera maltese Erika, carica di 28mila tonnellate di greggio, si spezzò in due al largo di Finistère, causando una catastrofe ambientale sull'Atlantico con la morte di circa 500mila uccelli e terribili conseguenze sulla catena alimentare. Nel 2001 la petroliera Jessica, di proprietà della Acotramar, che trasportava 160mila galloni di gasolio, si incagliò all'ingresso del Puerto Baquerizo Moreno, disperdendo 600 mila litri di carburante a poche centinaia di metri dalle coste delle Isole Galapagos, nell'Oceano Pacifico. Solo per ricordarne alcune delle più note. E poi vi sono delle catastrofi tutt'ora in corso. Come quelle nel Delta del Niger in cui per decenni le compagnie petrolifere hanno operato senza un controllo serio o delle regole ambientali. Con la conseguenza che le persone che vivono nelle aree limitrofe bevono, cucinano e si lavano con acqua inquinata; mangiano pesce contaminato da petrolio e altre tossine.

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Tags Correlati: Ban Ki Moon | British Petroleum | Cerrano | Cultura | Finistère | Giappone | Italia | Marco Costantini | Oceano Atlantico | Oceano Pacifico | Onu | Santa Maria | World Wildlife Fund

 

Senza dimenticare il Pacific Trash Vortex, l'enorme accumulo di spazzatura galleggiante situato nell'Oceano Pacifico. Un accumulo di rifiuti e rottami marini (non biodegradabili) che occupa una superficie stimata in un range tra 700mila e 15milioni di chilometri quadrati. E, come detto, l'elenco delle spallate all'ecosistema marino potrebbe continuare.

Solo l'1% degli Oceani protetto. A minacciare gli oceani non è soltanto l'inquinamento ma anche lo «sfruttamento eccessivo delle risorse di vita marine». In effetti, a poche ore dalla Giornata mondiale degli oceani il Wwf ha lanciato l'allarme sottolineando che soltanto poco meno dell'1% delle acque oceaniche è protetto con il restante 99% a rischio. I pescatori illegali – ricorda il Wwf - saccheggiano impunemente, strappando al mare un bottino pari a 1,2 miliardi di dollari ogni anno. Oltre a questo, i sussidi dei governi sono un flagello che incoraggia flotte di pescherecci sempre più grandi a inseguire pesci sempre meno numerosi, sostenendo una flotta globale "gonfiata", almeno del 50-60% più grande di quanto dovrebbe essere.

Senza contare la distruzione delle fragili barriere coralline di profondità. Allora, entro il 2012, afferma il Wwf, «devono essere istituite reti di Aree marine protette ecologicamente» e alla Conferenza sulla biodiversità (in programma a ottobre a Nagoya, in Giappone ndr), i governi dovranno raggiungere un accordo per la difesa dei mari. A proposito di dati, il Wwf cita il "Green economy report" dell'Unione europea secondo cui «in tutto il mondo ci sono 35 milioni di pescatori su 20 milioni di imbarcazioni. Circa 170 milioni di posti di lavoro dipendono direttamente o indirettamente da questo settore, mentre la rete economica collegata alla pesca raggiunge le 520 milioni di persone».

Come salvare gli oceani? Qualcosa si sta facendo anche in Italia dove, come spiega Marco Costantini, responsabile mare del Wwf italia «sono state istituite di recente quattro nuove aree marine protette, Torre del Cerrano in Abruzzo, Secche della Meloria in Toscana, Costa degli Infreschi in Sicilia e Santa Maria di Castellabate in Campania». E piccoli passi si muovono anche su scala globale. Ban Ki Moon ricorda che «numerose azioni sono già state compiute nel quadro della Convenzione delle Nazioni Unite del 1982 sul Diritto del Mare - la nostra "costituzione per gli oceani". Più di 15 anni dopo la sua entrata in vigore, la Convenzione continua ad essere la nostra guida in materia. Ma se vogliamo salvaguardare la capacità degli oceani di soddisfare molte e variegate necessità, dobbiamo agire di più. In occasione di questa seconda commemorazione annuale della Giornata Mondiale degli Oceani, esorto i Governi e i cittadini in ogni luogo a riconoscere l'enorme valore del mondo degli oceani e a giocare la propria parte nel garantirne salute e vitalità».

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