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Questo articolo è stato pubblicato il 27 agosto 2010 alle ore 13:01.
Molta sperimentazione artistica e tecnologica, quasi assenti i progetti architettonici di edifici, scomparsi anche gli esempi di trasformazione urbana, grande attenzione al percorso immateriale di idee e ricerca che potrà portare a una nuova domanda, più democratica e più di massa, per l'architettura del futuro: così si presenta la Biennale di architettura firmata dalla giapponese Kazuyo Sejima che apre le porte al pubblico domenica prossima.
La curatrice della dodicesima rassegna veneziana ha confermato anche nella conferenza stampa di ieri di essere interessata a esporre una «architettura capace di esprimere nuovi modi di vita», snobbando invece tutti i temi del dibattito attuale: risposte a monosillabi alle domande sul rapporto tra architettura e crisi economica, sul tramonto dell'era delle archistar megalomani, sulla riqualificazione delle periferie italiane che pure è stato il centro dell'intervento inviato dal ministro dei Beni culturali Sandro Bondi. «Il tema delle periferie non è solo italiano, ma riguarda tutte le grandi città del mondo», è stato il commento lapidario di Sejima.
Non è bastato l'impegno di supplenza a tutto campo del presidente della Biennale Paolo Baratta per cancellare l'immagine di una rassegna lontana dalle condizioni in cui versa oggi l'architettura nel mondo e dal dibattito sulla exit strategy dalla crisi che ha colpito il mercato immobiliare e i modelli di organizzazione urbana e di sviluppo territoriale. La scelta della mostra è di guardare – «con ottimismo» dice Baratta – oltre il presente per puntare alla rifondazione delle condizioni di base che consentono lo svolgimento del l'architettura: "people meet in architecture" vuol dire allora che la domanda di architettura deve (e può) uscire dalle stanze del principe illuminato per diventare fenomeno di massa e imporre allo stesso committente maggiore qualità.
Processi di rifondazione di lungo periodo cui potranno forse contribuire i 47 progetti esposti nel percorso individuato da Sejima: le esperienze sensoriali di vita fra le nuvole proposte ai visitatori da Transsolar & Tetsuo Kondo Architects, la ricerca sull'adattamento fisiologico e oculare degli esseri umani al buio con l'osservatorio notturno Isobiotrope di R&Sie(n), il video in 3D di Wim Wenders sul Rolex Learning Center realizzato da Sanaa nel campus dell'Epfl di Losanna, il rifiuto dell'ossessione degli architetti per il contesto proposta da Valerio Olgiati, i luoghi di incontro temporanei per il cinema (Berger&Berger). Tra gli italiani una rassegna di progetti di Renzo Piano, i modelli di "urbanizzazione debole" proposti da Andrea Branzi e il lavoro di Aldo Cibic con le sue microrealities per stili di vita in mutamento. Tra i pochi edifici proposti, la Taichung Metropolitan Opera House di Toyo Ito.