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Per la stagione di Santa Cecilia un cartellone di coppie vincenti

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Questo articolo è stato pubblicato il 25 settembre 2010 alle ore 19:53.

Ovunque cada la penna, nel cartellone di Santa Cecilia di quest'anno, si casca bene. Ma vediamoli in dettaglio, i 27 concerti dell'Orchestra, che come da tradizione ripete sempre ciascun programma per tre giorni, a cavallo del fine settimana. Il repertorio resta sostanzialmente nel solco della tradizione, ha una connotazione robusta, procede per capisaldi. Ma il pregio dell'impaginato sta nelle coppie, nell'abbinamento tra programma e interpreti: la coppia vince. Scelta con cura, originale, plasmata con sensibilità musicale.

E finalmente al di là dei pacchetti di agenti e agenzie, che finiscono per appiattire tutte le stagioni. Ma vediamo. Dopo la maratona del Guglielmo Tell, Pappano affronta un impaginato popolare (23, 24, 25 ottobre) da grandi numeri: col pianista Lang Lang esegue il Primo di Chopin e a fronte dirige la Fantastica di Berlioz. Le sorprese arrivano però subito, con Kirill Petrenko (6, 8, 9 novembre), il primo dei russi in stagione: nato a Omsk, in Siberia, studi a Vienna, è balzato agli onori della cronaca per una scommessa vinta: la Tetralogia con le sparute forze dei complessi di Meiningen. Un successo clamoroso. A 27 anni. Ora, a dieci di più, Petrenko affronta Stravinski, Sinfonia di Salmi, e Settima di Shostakovich, «Leningrado».

Jonathan Nott è uno degli altri nomi nuovi, sul podio di Santa Cecilia (27, 29, 30 novembre). Classe 1962, inglese, è l'attuale direttore dei Bamberger Symphoniker. Sua una locandina prettamente romantica: Brahms, in ricercato florilegio, e Schubert, la Grande. Con Diego Matheuz, uscito dal "Sistema" delle orchestre infantili in Venezuela, coi suoi 25 anni il più giovane tra le bacchette in cartellone (4, 6, 7 dicembre) abbiamo finalmente un programma a sua misura: tutto Rachmaninov, con la Prima Sinfonia e il macinato Rach 3, con Yefim Bronfman.

Andris Nelsons, lettone di Riga, 1978, è stata la rivelazione dell'estate di Bayreuth, con un Lohengrin molto ricco di idee musicali. È direttore principale dell'Orchestra di Birmingham. A Roma lo ritroviamo (11, 13, 14 dicembre) con un Mozart, Jupiter, e una Quarta di Mahler. L'esecuzione dell'integrale delle Sinfonie di Mahler, iniziata nella precedente stagione, si completa in questa, con la Quinta, affidata a Gergiev (13, 14, 15 novembre), la Sesta, la Prima< e la Nona dirette invece da Pappano (8, 10, 11 CFR, e 2, 4, 5 aprile).

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Una mela stregata

Non sono il più bravo a spiegare la trama delle opere. Ma sono stato attirato a studiare e a

I direttori di Santa Cecilia tra vecchie e nuove conferme

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Un impaginato molto particolare attende Vasily Petrenko, bacchetta di Leningrado, classe 1976, anche lui allievo della grandiosa scuola di Ilya Musin e attuale primo direttore della Royal Liverpool Philharmonic: Ciaikovski, Capriccio italiano e Respighi, Vetrate di chiesa.

Due mondi che si guardano. Superato il giro di boa coi concerti di Kazushi Ono e dei due di Yuri Temirkanov (29, 31 gennaio, 1 febbraio e 5, 7, 9 febbraio) da non perdere, incontriamo il primo – e unico – direttore italiano della stagione ceciliana: difficile far crescere direttori in un paese che non coltiva le orchestre, e immancabile che i nostri migliori espatrino. Così è per Nicola Luisotti, Viareggio, 1962, direttore musicale dell'Opera di San Francisco, che proporrà (12, 14, 15 febbraio) un singolare accostamento tra musiche di Nino Rota, col Concerto per pianoforte, solista Giuseppe Albanese, e la tradizionaleSuite dal Gattopardo, appaiate alla >Sinfonia n. 4 di Beethoven. Una delle "piccole", ma pericolosa.

Il debutto più atteso, a Roma e in Italia, è quello di Alan Gilbert (19, 21, 22 febbraio), il nuovo direttore principale della New York Philharmonic, la scintillante tra le cinque più belle tra le belle orchestre americane. 43 anni, di Ny, sceglie una proposta impegnativa: Brahms Primo Concerto, con Nelson Freire al pianoforte, eImages di Debussy. Subito dopo di lui, altro debutto da oltreoceano con Yannick Nézet-Séguin, nato nel 1975, canadese di Montreal, seguace giovanissimo di Carlo Maria Giulini, è fresco di nomina alla direzione della Philadelphia Orchestra, un'altra delle "big 5": a Roma (26, 28 febbraio e 1º marzo) dirigerà il Terzo di Prokofiev, con la stella Martha Argerich, e il balletto completo Daphnis et Chloé di Ravel.

Dopo Kent Nagano, già noto al pubblico italiano (5, 7, 8 marzo), ma da sentire nella Messa K427 di Mozart, e una intensa tre settimane di Pappano – dove troviamo il Primo Concerto di Liszt con Berezovsky, la prima di As di Ivan Fedele e Requiem tedesco di Brahms – si arriva a un nuovo giovane: Tugan Sokhiev. Nato in Ossezia, nel 1977, discepolo di Musin, è primo direttore della Deutsche Symphonie Orchester di Berlino. Qui un programma russo, tra Ciaikovski, Prima e Prokofiev, Sinfonia concertante. Lo segue finalmente uno dei pochi "vecchi" in stagione, Peter Eotvos, il direttore-compositore ungherese, 1944, colonna storica del Novecento: programma dei più belli (30 aprile, 2, 3 maggio), con il suo Seven (2006) per violino e orchestra, con la fulgente Patricia Kopatchinskaia, e il Barbablu di Bartok.

Nei giri finali, ancora delle sorprese ci aspettano: Semyon Bychkov, con due locandine tra Schumann, Concerto per violoncello con Capuçon, e Britten, War Requiem; Juraj Valchua (21, 23, 24 maggio), talentuoso slovacco, primo direttore Orchestra Rai, 34 anni, con un bell'impaginato di Strauss. E per finire una coppia dalla Grecia: Constantinos Carydis, 1974, su cui in molti scommettono (28, 30, 31 maggio) e Leonidas Kavakos, superbo violinista, che suonerà nel Concerto di Beethoven e dirigerà la Quinta.

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