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Diari antartici, il polo sud visto dai primi esploratori

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Questo articolo è stato pubblicato il 03 ottobre 2010 alle ore 14:25.

«Ci troviamo già al di là dei limiti fino a questo momento raggiunti dall'uomo, ogni passo rappresenta una nuova avanzata nel grande ignoto e siamo eccitati di fronte al futuro che ci si prospetta» annotava nel suo diario, il 15 novembre 1902, il capitano della marina britannica Robert Falcon Scott. Sotto un sole cristallino che non tramontava mai, si stava addentrando nell'ultima terra incognita, l'Antartide.

Superare i confini estremi della conoscenza, del mondo e di se stessi: poco più di un secolo fa le terre emerse erano state quasi completamente battute. Gli esploratori si concentrarono ai poli, programmando spedizioni sempre più ardite che consentirono di tracciare sulle mappe l'ultimo continente e di far progredire la scienza, con osservazioni e campioni preziosi per naturalisti, metereologi e geologi (fu proprio un pioniere di tali ricerche, Alfred Lothar Wegener, a sviluppare la moderna teoria della deriva dei continenti).

«Tutte le carte delle regioni antartiche disegnano un cerchio vuoto e bianco al di là dell'ottantesimo parallelo; il più fantasioso dei cartografi non ha mai osato superare questo limite e anche i meridiani terminano in corrispondenza di tale circolo. La nostra ambizione è sempre stata quella di entrare in questo spazio; ora ci ritroviamo al suo interno» scrive ancora Scott qualche giorno dopo, il 25 novembre.

Il suo diario è la cronaca della spedizione Discovery che, pur non scartando la remota possiblità di poter raggiungere il polo, mirava a osservare cosa si trovava a sud: pianure, ghiacciai montagne, e che montagne? Nessuno lo sapeva. Il 25 novembre annota: «Poco dopo le quattro abbiamo assistito al più straordinario fenomeno atmosferico mai da noi osservato in queste regioni. Eravamo immersi in una leggera nebbia di cristalli di ghiaccio che non poteva essere molto alta dal momento che il sole era solo debolmente velato. Al di sopra di questi cristalli sospesi, i raggi del sole venivano riflessi in modo tanto straordinario che l'intero arco del cielo era percorso da linee e cerchi di splendenti colori dell'iride o di luce bianca. I cerchi, colorati da un doppio alone luminoso, si appoggiavano o si intersecavano con un cerchio che correva intorno a noi parallelo all'orizzonte, mentre un secondo anello sgargiante lo sovrastava allo zenit; a distanza dal sole si era formato un cerchio di nebbia bianca con due falsi soli all'altezza dell'orizzonte».

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Un giorno amarissimo

Mercoledì 17 gennaio. Giornata amarissima. Con il sole di tanto in tanto visibile abbiamo rilevato

Le foto del Polo Sud visto dai primi esploratori

Tags Correlati: Alfred Lothar Wegener | Amilcare Carpi de Resmini | Antartide | Cultura | Discovery Channel | Edward Adrian Wilson | Ernest Henry Shackleton | Marina Militare | Nova | Road Amundsen | Roald Amundsen | Robert F.Scott | Robert Falcon

 

Fame, una fame che non consente di pensare ad altro, dolore, paura, timore per i sintomi del congelamento e dello scorbuto che avanzano, pena per i cani via via sacrificati per nutrire gli altri e stupore davanti a un paesaggio e a un clima dalla bellezza estrema: il resoconto dei 93 giorni di Scott, per la prima volta tradotto in italiano, si legge d'un fiato, respirando l'aria ghiacciata del polo. Ed è forse il più entusiasmante dei quattro Diari antartici, tutti inediti, che saranno in libreria venerdì prossimo. Gli ultimi portano la firma di altri due esploratori britannici, compagni di Scott nella missione Discovery: Ernest Shackleton, di origine irlandese, e Edward Adrian Wilson. Sono la cronaca in presa diretta di spedizioni successive. La prima, continuamente funestata da cadute nei crepacci, portò Shackleton, nel 1908-1909, accompagnato non da cani ma da pony, mangiati man mano che le riserve finivano, a fermarsi a 97 miglia geografiche dal polo: «Mentre la bandiera sventolava ben distesa dal vento gelido che ci penetrava fino alle ossa, abbiamo scrutato a sud con il nostro potente cannocchiale senza vedere che una pianura bianca e deserta priva di ostacoli: era chiaro che la meta che non abbiamo raggiunto si trovava su quella pianura».

Gli altri due diari sono due successive missioni compiute da Wilson, che scrive, e da Scott, durante la nefasta spedizione Terra Nova (1910-1913). Il primo è un resoconto di una marcia invernale, mai tentata finora: non erano diretti a sud ma, nel buio immenso della notte artica, andavano verso una colonia di pinguini imperatore, che in questi mesi freddissimi depongono le uova. «Avrei dunque potuto raccogliere qualche uovo da destinarsi a studi al microscopio. Se negli uccelli dei nostri giorni non si sono mai individuati primitivi abbozzi di denti, questo potrebbe verificarsi negli embrioni dei pinguini che sono i più primitivi degli uccelli attualmente viventi» (di questo era convinto Wilson).

La spedizione portò a casa tre uova prive di dentature ancestrali e, pochi mesi dopo, Wilson e Scott tentarono il «folle volo». Il diario, non rivisto dall'autore, è inizialmente pieno d'entusiasmo e di giornate luminose, con qualche presentimento di sventura. Il 7 dicembre scrive «Durante la tormenta ho letto e riletto In Memoriam di Tennyson e ne ho compreso il senso di fiducia, di speranza e di religiosità: mi fa sentire che, se la fine mi raggiungerà qui o più avanti, Ory (la moglie, ndr) non avrà grandi ragioni per rammaricarsi. Tutto sarà come è destino che sia e per lei fiducia, speranze e attese saranno le stesse provate da Tennyson». Tutto va abbastanza bene fino alla «giornata amarissima» (leggi qui la pagina di diario) quando, finalmente giunti nella zona dove credevano si trovasse il polo sud, incrociano le tracce dell'esploratore Road Amundsen: lo sfuggente luogo geometrico lo aveva conquistato lui, arrivando cinque settimane prima. La bandiera norvegese sventolava poco più in là.

La delusione forse fiaccò gli animi, la via del ritorno fu più difficile del previsto e i cinque membri della spedizione iniziarono a morire. Le pagine del diario di Wilson, il medico troppo impegnato a curare gli altri, si interrompono. Le ultime testimonianze sono le lettere di addio scritte ai suoi cari. Proseguono le annotazioni di Scott: uno dei compagni, ridotto allo stremo, resosi conto di essere un peso, uscì dalla tenda e scomparve nella tormenta. Un sacrificio inutile. Sei mesi dopo, una squadra di ricerca trovò la tenda, con i corpi, intatti e congelati di Scott, Wilson e Bowers. Erano a sole 11 miglia da un grande deposito di viveri allestito per loro. La croce che li ricorda porta un verso di Tennyson: «To strive, to seek, to find and not to yield».

Robert F.Scott, Ernest Shackleton, Edward A. Wilson, «Diari antartici», traduzione di Amilcare Carpi de Resmini, Nutrimenti, Roma, pagg. 370,

CORONOLOGIA DELLE SPEDIZIONI
Diari antartici sono la cronaca di quattro spedizioni, tre durante l'estate antartica e una nella notte antartica.
1901-1904
Spedizione Discovery
- Robert Falcon Scott documenta la prima missione che raggiunse l'82º parallelo. La speranza, quanto mai remota, era raggiungere il Polo, ma si voleva soprattutto scoprire cosa c'era all'estremo Sud: pianure, ghiacciai, monti?
1908-1909
Spedizione Nimrod
- Ernest Shackleton, già parte della Discovery, si ferma a 97 miglia geografiche dal Polo.
1911
Spedizione Terra Nova
Viaggio invernale
- Edward Adrian Wilson cammina nella notte artica per raccogliere uova del pinguino imperatore.
1911-1912
Spedizione Terra Nova
- Wilson e Scott raggiungono infine il Polo Sud, ma vi trovano la bandiera di Roald Amundsen, arrivato un mese prima. Muoiono nel rientro.

I PROTAGONISTI
Robert Falcon Scott. L'esploratore britannico nasce a Plymouth il 6 giugno 1868 e muore il 29 marzo 1912 durante il ritorno
dalla spedizione al Polo. Era un ufficiale della marina.
Ernest Shackleton. Ernest Henry Shackleton, fisico e astronomo, nacque in Irlanda, a Kilkea House, il 15-2-1874. Morì di trombosi a Grytviken (Georgia del Sud), il 5 -1-1922, in partenza per un'altra missione polare. Celebre è la sua spedizione «Endurance».
Edward Adrian Wilson. Edward Adrian Wilson (Cheltenham, 23 luglio 1872 - Antartide, 29 marzo 1912), studiò medicina e zoologia. Si unì alle spedizioni di Scott come medico.

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