Questo articolo è stato pubblicato il 31 ottobre 2010 alle ore 17:23.
Avanti tutta. Ma anche un po' indietro. Qualcuno è nato alla fine degli anni Ottanta, qualcuno all'inizio degli anni Venti. L'importante è che siano tutti, fortissimamente, «giovani dentro». La navigazione di Artissima quest'anno allarga le sue coordinate spazio-temporali: grande attenzione alle nuove energie, ai new media, ai nomi emergenti, e in più la voglia di un gettare un occhio anche sulla fine del Novecento, per esser sicuri che non ci siamo lasciati scappare nessuno, ma proprio nessuno, degli artisti del futuro. All'Oval arrivano 153 gallerie da tutta Italia, da molta Europa e da una grossa fetta di mondo: Gran Bretagna, Francia, Spagna, Germania, Svizzera, Austria, Europa del Nord, Grecia e Turchia, Emirati Arabi, Stati Uniti, Messico, Cile, Cina, Giappone.
MAIN SECTION Le 98 gallerie della sezione principale di Artissima, per metà italiane e per metà straniere, portano a Torino un'offerta commerciale che è anche una fantastica opportunità di vedere riuniti gli artisti più interessanti degli ultimi (e dei prossimi) decenni. Questi sono gli stand in cui i nomi degli "established" si mescolano ad artisti giovani ma già emersi; dove si possono fare acquisti con un budget che va dai cinque-diecimila euro alle molte centinaia di migliaia. In vendita, opere di maestri come Alighiero Boetti e Louise Bourgeois (da Noire), Gino De Dominicis (da Astuni), Thomas Bayrle (da Cardi). Ricca, anche in vista delle celebrazioni per i 150 anni dell'Italia, la presenza dell'Arte Povera, con i lavori di Kounellis (da Artiaco e Fischer) e di Giovanni Anselmo, le sculture di Penone (da Tucci Russo), gli specchi di Pistoletto (da Continua).
Non manca nessuno dei contemporanei internazionali di culto: ci sono i rituali aggressivi di Marina Abramovic e la poesia sognante di William Kentridge (da Lia Rumma), le geometrie di Daniel Buren, l'India bollywoodiana di Subodh Gupta e il femminismo quieto di Mona Hatoum (da Continua), le sculture di Anish Kapoor e gli interventi multimediali di Allora e Calzadilla (da Lisson); le installazioni di Jan Fabre (da Magazzino), di Rob Pruitt e Lara Favaretto (da Franco Noero), John Armleder (da De Carlo), Gianni Caravaggio (da Kaufman Repetto); i video di Grazia Toderi (da Sales e Vistamare) e di Joan Jonas (da Wilkinson).
La grande fotografia, sempre molto presente ad Artissima, è rappresentata tra gli altri da Gabriele Basilico (Photo and Contemporary), Robert Mapplethorpe (da Alison Jacques) e Gregory Crewdson (da Photology), ma chi è in cerca di pittura quest'anno non rimarrà deluso: Monica De Cardenas porta in fiera i ritratti di Chantal Joffe e i paesaggi vegetali di Elizabeth Neel, Umberto di Marino gli intricati sistemi biologici dipinti da Alberto Di Fabio. Un ruolo importante appartiene infatti ai "nostri" italiani – spesso pendolari con l'estero – della generazione dei trenta-quarantenni, che grazie al collegamento esemplare di Artissima con il collezionismo pubblico e privato hanno sempre da questa fiera ottime soddisfazioni. Le installazioni di Marcello Maloberti si trovano da Raffaella Cortese, gli assemblaggi di Patrick Tuttofuoco da Pilar Corrias, i video di Rä di Martino da Monitor, le foto di Paola Pivi da De Carlo, le raffinate produzioni video dei Masbedo da Noire: è qui che pescano i curatori delle biennali e i compratori istituzionali.
NEW ENTRIES Le 29 gallerie giovani raggruppate sotto il colore verde (speranza) hanno in comune l'età – sono tutte nate da meno di cinque anni – e il fatto di entrare quest'anno per la prima volta nella galassia di Artissima. Vengono da 14 paesi, sono perlopiù straniere (cinque le italiane) e propongono in gran parte artisti emergenti dalla forte valenza sperimentale. Il medium più usato in quest'area è l'installazione, intesa come ambiente misto in cui foto, performance, disegni e oggetti si combinano in modi diversi. C'è chi punta sull'approccio giocoso, come il duo di Goldiechiari, o su quello più impegnato, come per il peruviano Jota Castro (da Gonzalez y Gonzalez), o ancora su quello concettuale, come per Matthieu Laurette (da Gaudel de Stampa). Un sapore più retrò, molto interessante, hanno le fotografie dell'egiziano Youssef Nabil da The Third Line, unica galleria mediorientale presente in fiera. Da Far East e Far West, cioè da Kyoto con Superwindow, da Mumbai con Maskara, da Los Angeles con Khastoo, arrivano ad Artissima alcuni degli artisti più giovani della manifestazione, come Soshi Matsunobe, classe 1988, Tatir Venkanna, classe 1980, o Greg Parma Smith, classe 1983. A una di queste 29 gallerie verrà assegnato il premio Guido Carbone, che riconosce il merito del lavoro di ricerca e promozione sulle nuove generazioni.
PRESENT FUTURE Come una grande, unica mostra che campeggia al centro dell'Oval, sottolineata dai camminamenti rosa: i 15 stand che fanno parte di Present Future sono allestiti in un percorso che attraversa progetti di artisti giovani da tutto il mondo, selezionati da un comitato curatoriale (Luigi Fassi, Mai Abu ElDahab, Richard Birkett e Thomas Boutoux). Si tratta di produzioni inedite per l'Europa o realizzate ad hoc per la fiera: gli autori sono al lavoro dalla primavera scorsa, e il risultato spazia tra la scultura, la fotografia, il video, l'installazione. Il tratto comune sembra essere l'approccio critico alla storia del Novecento: quasi tutti trentenni, i protagonisti frugano tra le ombre dell'attualità usando gli strumenti della sociologia, della psicanalisi, dell'autobiografia. Il berlinese Andreas Bunte si avventura tra le ideologie del secolo scorso con un video girato tra le architetture brutaliste della University of East Anglia. L'americano Luke Stettner fa un'operazione simile con testimonianze decisamente più famigliari, ricostruendo l'arrivo del nonno negli Usa nel 1938: insieme alle foto scattate dalla barca degli immigranti ci saranno forse anche le ceneri del padre. La canadese Melanie Gilligham usa la psicanalisi di gruppo per analizzare la crisi del sistema bancario, in un curioso dramma recitato. Lo svedese Runo Lagomarsino sfrutta invece una serie di oggetti trovati – libri, cartine, disegni – per riconsiderare l'era del colonialismo occidentale. L'italiano del gruppo è Giorgio Andreotta Calò, che lavora a un progetto sul Museo Egizio. All'interno di questa rosa verrà assegnato come ogni anno il Premio Illy. Al vincitore, diecimila euro e la possibilità di realizzare un progetto per tazzine d'artista. Negli anni passati il riconoscimento ha portato fortuna a giovani artisti internazionali come Shizuka Yokomizo, Padraig Timoney e Michael Beutler.
BACK TO THE FUTURE Esperimento fortemente voluto dal direttore Manacorda, questa è una delle sezioni più attese della fiera, forse perchè si tratta di una prima assoluta, una prova di viaggio nel tempo dentro l'arte degli anni Sessanta e Settanta. Tra i corridoi azzurro, grigio e marrone, 23 gallerie propongono altrettante mostre personali con opere realizzate tra il 1960 e il 1979. Protagonisti, artisti internazionali che a giudizio di tre curatori museali (Christine Macel del Centre Pompidou, Jessica Morgan della Tate Modern e Massimiliano Gioni di Fondazione Trussardi e New Museum) non sono stati valorizzati a sufficienza dalla scena italiana. Qui si riscoprono vicende assai eterogenee: accanto al catalano Antoni Miralda (Barcellona 1942), reduce da una grande retrospettiva al Reina Sofia di Madrid, c'è lo "spirito" di un'eroina dell'avanguardia femminista, la francese Gil J. Wolman, scomparsa nel 1995. Fianco a fianco, la scultura minimalista dell'inglese Bob Law (1934-2004) e l'Art Corporel del suo contemporaneo francese Michel Journiac (1935-95). Gli italiani in questa sezione sono numerosi: Dadamaino, Maria Lai, Anna Maria Maiolino, Gianni Pettena, Nanni Balestrini, Gianfranco Baruchello, Paolo Icaro, Franco Guerzoni. Ad assecondare l'intento di ricerca della sezione, lungo le pareti dell'Oval si trovano due bookstore tematici che offrono materiale dedicato agli artisti.