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Questo articolo è stato pubblicato il 03 novembre 2010 alle ore 17:28.
La chitarra di Keith, motore degli Stones, nell'olimpo del rock. INVIACI LA TUA CLASSIFICA DEI MIGLIORI 5 (di Riccardo Barlaam)
È la primavera del 2006. Un premier britannico e un ex presidente degli Usa vegliano da lontano, preoccupati e commossi, sulle sorti di un illustre ammalato che rischia di tirare le cuoia in un'anonima pensione vittoriana di Auckland, Nuova Zelanda. Sul letto di malattia non c'è un capo di Stato né un diplomatico, ma una rock-star ultrasessantenne che si è spaccata la testa mentre era in vacanza alle isole Fiji. Come? Cadendo da una palma.Già avere la possibilità di ascoltare dal diretto interessato i retroscena di questo chiacchieratissimo episodio è un motivo sufficiente per l'acquisto di «Life».
Si tratta dell'autobiografia di Keith Richards, scritta a quattro mani con il giornalista James Fox, in libreria da 3 novembre in Italia per Feltrinelli (pp. 400, euro 20). Sentite qua: «Bill Clinton mi mandò un biglietto, rimettiti presto, mio caro amico. La prima riga della lettera che ricevetti da Tony Blair diceva: «Caro Keith, sei sempre stato uno dei miei eroi...» L'Inghilterra è in mano a uno per cui io sono un eroe? Ma è spaventoso!».
E ancora. Mick Jagger? «È davvero poco dotato, non solo come cantante». John Lennon? «Mai uscito da casa mia in posizione verticale». La leggendaria fotomodella Anita Pallenberg? «Quando fai l'amore con lei, non dimentichi nulla». L'eroina? «Non mi faccio da trent'anni. Del resto non ne sono mai stato ingordo». E poi le care vecchie leggende metropolitane che trovano conferma: «Sì, è vero: sniffai le ceneri di mio padre».
Proverbiale irriverenza di Keith, chitarra ritmica e animaccia creativa dei Rolling Stones, nume tutelare assoluto della rock and roll way of life e (tra gli innumerevoli accidenti della sua avventurosa vita) ispiratore nonché attore della saga disneyana de «I pirati dei Caraibi». I suoi fan troveranno pane per i loro denti gialli di fumo, perché il Nostro nel libro in questione le suona (quasi) a tutti: nemici, amici e cari estinti compresi. Inoltre sfata luoghi comuni consolidati in decenni di storiografia rock.
Per dirne una:Brian Jones