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Ai Weiwei agli arresti domiciliari. Pechino ordina la demolizione del suo atelier di Shanghai

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Questo articolo è stato pubblicato il 06 novembre 2010 alle ore 17:40.

Ai Weiwei, artista e attivista cinese, è stato messo agli arresti domiciliari dopo aver tentato di organizzare una "festa di addio" in segno di protesta contro la demolizione del suo studio a Shanghai. Ai, che ha contribuito al progetto per la costruzione dello stadio olimpico di Pechino, si apprestava a lasciare il suo studio nella capitale quando è stato fermato dalla polizia. «Sono agli arresti domiciliari», ha detto l'artista al Daily Telegraph.

«Mi hanno chiesto di non andare (a Shanghai, ndr) e di dire a tutti che la festa era stata cancellata, ma io gli ho risposto che non lo potevo fare e che mi avrebbero dovuto fermare. Ora hanno parlato con i loro superiori e sono tornati a dirmi che sono ufficialmente agli arresti domiciliari», ha aggiunto Ai, raggiunto telefonicamente dal quotidiano britannico.

Circa un migliaio di persone avrebbero dovuto partecipare alla festa presso lo studio di Shanghai dell'artista, che verrà demolito perchè secondo le autorità sarebbe stato costruito senza i permessi necessari. Ai, che afferma di aver accettato di costruire lo studio proprio dietro insistenza delle autorità, sindaco di Shangai incluso, sostiene che il vero motivo che ha spinto i funzionari a ordinare la demolizione è il suo lavoro di attivista per i diritti umani.

Ai Weiwei aveva fatto costruire a Shanghai - su richiesta delle autorità - un atelier di 2.000 mq, terminato a marzo, che non ha mai ufficialmente aperto i battenti. Le autorità edili di Shanghai, probabilmente per punirlo per le sue critiche severe all'establishment, ha deciso che era una costruzione illegale e che pertanto doveva essere rasa al suolo.
Attualmente Ai Weiwei ha in esposizione una nuova installazione alla Tate Modern di Londra, fatta con 15 milioni di semi di girasole fabbricati a mano, uno a uno, in porcellana, per simboleggiare le carestie patite dal popolo cinese ai tempi di Mao e che, tra il 1958 e il 1961, costarono la vita a più di 30 milioni di persone.

«Non c'è libertà di stampa in Cina, non c'è una giustizia indipendente e non c'è la possibilità di dibattere o esprimere il proprio dissenso nei confronti del governo. Per questo mandano la polizia a fare un lavoro come questo», ha detto Ai. Non è chiaro se la festa si terrà comunque, nonostante l'arresto dell'artista.

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L'arte di Ai Wei Wei

Tags Correlati: Arte | Feng Zhengzu | Pechino | Shangai | Sichuan | Weiwei

 

Weiwei, figlio del celebre poeta cinese Ai Qing, accusato anche lui di essere un dissidente, ha da sempre un rapporto difficile con il governo di Pechino. Lo scorso anno è stato picchiato dalla polizia di Chengdu, capoluogo dello Sichuan, dopo aver realizzato un'installazione che consisteva nei nomi di 5.000 bambini uccisi dal terremoto che aveva colpito la provincia nel 2008. Di quest'anno è invece un documentario su Feng Zhengzu, l'attivista per i diritti umani che per tre mesi ha vissuto all'aeroporto di Narita a Tokyo perché gli era stato vietato di tornare in Cina.

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