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Questo articolo è stato pubblicato il 09 novembre 2010 alle ore 08:24.
Se Giorgio Gaber ha creato il teatro canzone, Roberto Saviano e Fabio Fazio portano in scena il teatro televisione, sconfinando nel "reading", momento di letture in pubblico, fenomeno troppo di moda per stare simpatico a prima vista, ma capace di attirare appassionati e passioni. Primo ingrediente: creare l'evento.
Quello c'è tutto, con la naturale e polemica attesa per il gran raccontatore, Saviano, e il miglior conduttore per far raccontare, Fazio. Secondo ingrediente: un clichè letterario. Qui la scelta cade sugli elenchi cari a Umberto Eco o sul mozartiano "il catalogo è questo". Serve poi un dilemma, del tipo "essere o non essere", e in questo caso, fin dallo spot che mostra le due facce della stessa lavagna, la domanda esistenziale è: vado via o resto qui, in questa Italia sofferente? Il teatro televisione funziona se il regista è in scena, se il conduttore sa scomparire per lasciare emergere i personaggi e le persone senza far perdere il filo della narrazione.
Questo è Fazio. Poi ci vogliono attori capaci di sublimare le maschere, per esempio Roberto Benigni. Per "un'orazione civile", infine, serve uno scrittore con una storia di spessore da raccontare e una trama pericolosa vissuta in prima persona. Questo è Saviano. Se uno è capace di raccontare in un libro, è capace di farlo tra amici, è capace di farlo in prima serata. C'è un po' di Celentano, un po' di Dario Fo e un po' di Beckett, tanto di Saviano e di Fazio. Tutti sembrano aspettare qualcosa o qualcuno e nell'attesa leggono elenchi.
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