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Tecnologie Social Network

Facebook genera Facebook

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Questo articolo è stato pubblicato il 11 novembre 2010 alle ore 06:40.

Facebook continua a crescere, senza sosta: gli utenti nel mondo hanno raggiunto ormai il mezzo miliardo, in Italia quasi un cittadino su tre ha un suo profilo. Ma ai vertici continua a perdere qualche tassello, dai fondatori ai manager di prima linea che sempre più spesso se ne vanno per intraprendere una loro strada imprenditoriale.
Il caso più clamoroso è stato quello di Dustin Moskovitz, il compagno di stanza di Mark Zuckerberg che nel 2004 lo seguì a Palo Alto, dove l'albo degli ex alunni di Harvard si trasformò in quello che sarebbe diventato il social network più diffuso al mondo: due anni fa ha lasciato con il sogno di portare l'esperienza collaborativa di Facebook nel mondo aziendale. Così è stato per un altro co-fondatore, Chris Hughes, o per Dave Morin, l'inventore di Connect, la piattaforma degli sviluppatori del social network, o Adam D'Angelo, il chief technology officer della prima ora.

Ormai sono una decina le start up nate dal gruppo degli ex di Facebook, attratti dal sogno di imitare il loro ex capo, quello Zuckerberg che a 26 anni si trova a essere il più giovane Paperone di tutti i tempi. E se in The Social Network, il film che esce nelle sale italiane venerdì, il fondatore viene dipinto come uno sbruffone capace di passare sulla testa dei compagni d'università pur di perseguire la sua idea, nella realtà i distacchi sembrano più soft. Se si esclude, ovviamente, Eduardo Saverin, il brasiliano che ha portato Zuckerberg in tribunale. Ma più che schiacciati dalla figura del fondatore gli "esuli" sembrano determinati a perseguire il loro sogno: «Sentivo che eravamo diventati troppo grandi, troppo "azienda", e allora ho deciso di andarmene», confessa Netanel Jacobbson, che di Facebook è stato direttore dellle attività internazionali. E che dopo un periodo sabbatico si è gettato nel social gaming con PlayHopper. Per lui non è stato semplice: era uno dei più vecchi in Facebook, 40 anni, moglie e tre figli.
Gli altri sono tutti giovanissimi, la gran parte coetanei di Zuckerberg. Che hanno preferito fare la loro scommessa piuttosto che rimanere nell'ombra di un'azienda in cui sarebbero stati uno tra tanti. E allora meglio alla loro età capitalizzare al più presto stock option e azioni in mano: in vista di quella che già si preannuncia come la maggior Ipo del web dopo Google nel 2004, i titoli sono triplicati sul mercato secondario nell'ultimo anno arrivando attorno a 65 dollari dopo un picco a 76 a inizio settembre, per un valore complessivo del social network attorno ai 30 miliardi di dollari, in linea con la valutazione nell'ambito dell'ultimo round di finanziamenti.

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«The Social Network», fenomeno anche in sala

I fan di Facebook erano scettici circa le possibilità di riuscita di un film sul loro non-luogo di

Tags Correlati: Adam D'Angelo | Arte | Barack Obama | Charlie Cheever | Chris Hughes | Eduardo Saverin | Google | Harvard | Justin Rosenstein | Mark Zuckerberg |

 

Così Moskovitz si è fatto forte del suo pacchetto del 6% e ha convinto Justin Rosenstein a seguirlo per Asana, che si candida a essere un nuovo modello di social network per facilitare la collaborazione nel mondo aziendale. Sia chiaro: nessuna volontà di fare concorrenza alla "casa madre", come ha chiarito Rosenstein – ovviamente su Facebook – per sgombrare il campo dalle polemiche.
Sull'evoluzione del concetto di social network continua a lavorare anche Chris Hughes, che di anni ne compie 27 a fine novembre. Anche lui faceva parte della pattuglia iniziale di Harvard ed è stato il primo portavoce. Poi si è lanciato in un'esperienza unica: è lui la mente dietro la campagna internet di Obama e il suo My.BarackObama.com, un sito che è diventato un modello di aggregazione politica in grado di trasformare i simpatizzanti in attivisti. Quest'anno ha lanciato Jumo ("insieme in armonia" in yoruba, una lingua africana), «una piattaforma online per connettere individui e organizzazioni che lavorano per cambiare il mondo».

Se c'è una caratteristica comune in tutte le start up nate attorno al "libro delle facce" è che nessuno dimentica la lezione di Facebook, nato attorno alla connessione e alle relazioni tra persone. Così Morin, l'inventore di Platform e di Connect, le due applicazioni che hanno aperto il mondo di Facebook a oltre un milione di sviluppatori che hanno creato 500mila applicazioni, ha creato l'ancora misterioso Path. Dal poco che si sa, dovrebbe essere una lista di liste, fatte dai singoli sulla base delle loro esperienze e delle loro passioni, da condividere con gli altri. Anche con gli amici di Faceboook.
Dal gennaio di quest'anno è attivo Quora, un sito di Q&A, fatto apposta per rispondere a tutte le vostre domande, con l'aspirazione di diventare una sorta di Wikipedia con una basa molto più larga di autori: a crearla sono stati Adam D'Angelo e Charlie Cheever, la cui società è valutata già 86 milioni di dollari.
Non è una novità per la Silicon Valley che da una società di successo nascano idee che si connettono e che danno vita a nuove aziende. È successo così anche per Google, che proprio ieri ha annunciato bonus straordinari per i propri dipendenti, forse anche con l'obiettivo di evitare emorragie di cervelli (si veda il servizio a pagina 45). Gli esuli di Facebook si sentono diversi: «Abbiamo un'anima social», spiega Morin. Dalle loro nuove sedi si terrano in contatto. Su Facebook.

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