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Questo articolo è stato pubblicato il 16 novembre 2010 alle ore 10:33.
Non appena si pensa a Giorgio Morandi, tornano subito alla mente le celebri nature morte. Quasi fossero una sorta di marchio di fabbrica dell'artista. La mostra curata da Maria Cristina Bandera, in programma alla Fondazione Ferrero di Alba fino al 16 gennaio, ci ricorda però che non fu quello l'unico tema caro al pittore bolognese. L'esposizione esplora un altro versante, meno noto ma non per questo marginale nella sua produzione: i paesaggi.
Certo le rappresentazioni «metafisiche» di oggetti comuni come vasi, caffettiere, bottiglie che diventano protagonisti assoluti della scena sono il simbolo della pittura di Morandi. Ma perché non provare a scoprire un altro aspetto della sua opera? D'altra parte già Federico Zeri nelle pagine del suo Abbecedario pittorico ricordava che pur « conosciuto da tutti come autore di nature morte, Morandi ha eseguito molti dipinti di piccole dimensioni che raffigurano paesaggi». E non a caso, Giorgio Bassani ad un quadro dell'artista dedicava questi versi: «O tu cui lenta abbraccia la collina accaldata/casa persa nel verde, esile volto e bianco/solo tu durerai, muto, eroico pianto,/non resterai che tu, e la luce assonnata.». E, ancora, il "pittore delle bottiglie" per tracciare il profilo della sua arte sulla rivista Il Frontespizio utilizzava una definizione scarna quanto illuminante: « Dipingo e incido paesi e nature morte». Poco meno di un quinto del suo lavoro, infatti, è dedicato a questo tipo di rappresentazioni.
Nulla di strano per uno che di sé diceva:«Ritengo che esprimere la natura, cioè il mondo visibile, sia la cosa che maggiormente m'interessa». In mostra ad Alba, allora, possiamo ammirare una serie di paesaggi ispirati a ciò che Morandi vedeva dalla sua casa di Grizzana, sull'Appennino, oppure a scorci del cortile della sua abitazione bolognese. Sempre la realtà, dunque, che Morandi poteva semplicemente osservare da una finestra o dalla porta di casa. Abitazioni, alberi, colline, strade. Paesaggi sempre privi della figura umana che l'autore preferiva definire "paesi".
L'esposizione offre un percorso fatto di oltre 70 opere, frutto di un minuzioso lavoro di ricerca, che inizia con un gruppo di dipinti degli anni dieci, oli rarissimi per la prima volta riuniti in numero così elevato. Paesaggi che rivelano le prime esperienze formative di Morandi a partire da Cézanne per arrivare agli anni venti, quando alle influenze cézanniane si aggiunge lo studio dell'arte di Piero della Francesca. Fino agli esiti del decennio successivo, durante il quale Morandi raggiunge, infine, una grandezza autonoma con risultati straordinari.