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Questo articolo è stato pubblicato il 29 novembre 2010 alle ore 18:57.
Anna, ginecologa di mezza età, rientra in casa dopo una lunga vacanza. È sconvolta, vaga senza meta nei corridoi della sua abitazione senza riuscire a dormire. Vive da sola e non si sente di confidare a nessuno quale sia il motivo del suo turbamento. Un giorno decide però di andare alla polizia a rivelare che in vacanza non c'è mai andata: un uomo l'ha rapita e l'ha tenuta segregata per diverse settimane in una stanza dalla quale era impossibile fuggire.
Così inizia «Contre toi», film d'apertura del Torino Film Festival 2010, prima che un lungo flashback ci mostri i giorni della prigionia di Anna e le motivazioni che hanno spinto le azioni del suo carnefice. La giovane regista francese Lola Doillon, dopo aver presentato a Cannes nel 2007 il suo esordio «Et toi, t'es sur qui?», si conferma dopo solo due lungometraggi un'interessante promessa del cinema transalpino.
Se al centro della sua pellicola precedente c'erano i primi amori e le prime esperienze sessuali degli adolescenti, in «Contre toi» punta decisamente più in alto raccontando una relazione sentimentale adulta e particolarmente complessa. All'inizio del suo sequestro Anna ha paura del suo rapitore, ma col passare dei giorni fra i due nasce un forte avvicinamento sentimentale, che rimanda però a tante altre storie incentrate su rapporti simili fra vittime e carnefici.
Il modello è quello del cinema da camera francese degli anni '60 e '70 e il riferimento più diretto sembra essere «La mia notte con Maud» di Eric Rohmer, seppur «Contre toi» segua alcune declinazioni narrative tipiche del genere thriller contemporaneo. Più brava come regista che come sceneggiatrice la Doillon (figlia d'arte del celebre Jacques) rischia però di esaurire in fretta la spinta di un soggetto che cattura l'attenzione del pubblico, soprattutto nelle battute iniziali. Fortunatamente la pellicola ha in Kristin Scott Thomas(nella parte della protagonista) un'attrice in stato di grazia che regge spesso da sola il peso di una storia così intensa, sopperendo ad alcuni limiti che rischiano di palesarsi nella seconda parte.
Altro interessante titolo francese presentato in queste prime giornate della kermesse torinese è «Tournée» di Mathieu Amalric. Fresco vincitore del premio per la miglior regia all'ultimo Festival di Cannes, Amalric sembra aver raggiunto con il suo quarto lungometraggio una discreta maturità che fin'ora aveva dimostrato soltanto grazie alle sue interpretazioni. Da diversi anni è, infatti, uno degli attori meglio considerati del cinema transalpino (fra le sue performance la più celebre è quella di Jean-Dominique Bauby ne «Lo scafandro e la farfalla» di Julian Schnabel). Anche in «Tournée» è protagonista assoluto della pellicola: il suo personaggio, Joachim, è un impresario teatrale e televisivo che ha abbandonato la Francia per poter cambiare vita negli Stati Uniti.