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Questo articolo è stato pubblicato il 01 dicembre 2010 alle ore 19:41.
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Un grande successo di pubblico: 5 milioni e 700mila spettatori per il ritorno del teatro in prima serata su Raiuno. Filumena Marturano conquista il prime time, l'evento sembra aver colto nel segno. E la risposta degli spettatori fa pensare che si possa proporre, tornare a proporre, il teatro attraverso il mezzo televisivo, come un tempo.
Artefice della nuova versione del capolavoro di Eduardo de Filippo, un Massimo Ranieri nelle vesti di regista teatrale, curatore - assieme a Gualtiero Pierce - dell'adattamento, nonché protagonista nel ruolo di Domenico Soriano. Una sfida, quella di Ranieri, che proseguirà con la riproposizione, nei prossimi mesi, di altri tre classici della produzione del grande autore, ovvero Questi fantasmi, Napoli milionaria e Sabato, domenica e lunedì.
Una sfida che si era basata anche su scelte nuove, una delle quali in particolare aveva sollevato polemiche: ovvero, la traduzione in italiano del testo eduardiano. Una scelta difesa strenuamente, citando anche altri precedenti: ma, sebbene - come aveva sottolineato Ranieri presentando l'iniziativa - siano mantenuti toni e cadenze del napoletano, che contribuiscono a richiamare l'atmosfera anche linguistica dell'originale, tuttavia, una certa sensazione di assenza, nonostante non ci sia totale stacco o l'idea di trovarsi di fronte a qualcosa di distante, si avverte. Di una musicalità di un tono che porta già con sé gli elementi drammaturgici, i sentimenti che si andranno ad interpretare.
Ma la bravura degli attori sta pure in questo: saper interpretare comunque quei sentimenti. Come nel caso di Mariangela Melato, chiamata, nell'affrontare il ruolo della protagonista, ad una sfida che non era delle più semplici. La chiave è quella di una lettura diversa del personaggio, che non si richiama agli storici precedenti - come del resto era giusto che fosse - ma che ne fa una donna i cui tratti popolari, più carnali, cedono quasi il posto ad una forza forse ancora più moderna, ad altri tratti molto precisi, nitidi.
Una Filumena altra, seppure intensa e resa da una - come sempre - grande interpretazione; che rivendica i suoi diritti, con una consapevolezza da donna del Duemila. Cui viene lasciato il proscenio, con Ranieri un passo indietro, a tenere le fila, dando vita ad un protagonista in cui la rabbia sembra virare verso una vena malinconica, che non lo porta quasi mai a sovrastare Filumena.