Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 08 dicembre 2010 alle ore 17:40.
«Eleonora Duse è la più grande attrice che abbia mai visto», sono le parole di Charlie Chaplin che accolgono il visitatore appena entrato nel salone centrale del Complesso del Vittoriano a Roma. E non è l'unico artista internazionale ad aver ammirato l'arte della divina attrice italiana. Lee Strasberg nel 1976 creò un premio a suo nome («la comparsa della Duse a Broadway fu un grande momento storico» disse), mentre George Bernard Shaw sul Saturday Review scriveva: «La sua è la recitazione più moderna che abbia mai visto, un prodigio di recitazione che non sarà mai dimenticato da quelli che l'hanno visto».
E proprio per non dimenticare la nostra diva del cinema muto (Cenere, il suo unico film, ha lasciato il segno) e soprattutto del teatro è stata allestita la mostra «Il viaggio di Eleonora Duse intorno al mondo» (fino al 23 gennaio 2011), un racconto tra dipinti, costumi, video, fotografie dell'epoca, lettere personali, abiti, manifesti, locandine e oggetti vari. Il percorso perimetrale tocca le tappe delle principali tournèe teatrali dal 1885 al 1924, da Frou Frou ad Antonio e Cleopatra, da Denise a La moglie di Claudio, da La gioconda a La città morta.
Un viaggio tra il Sud America e la Germania, tra gli Stati Uniti e la Spagna, la Scandinavia, la Francia, la Russia e la Gran Bretagna. Qui nel 1893 recitò al Globe Theatre, il tempio di Shakespeare, dove interpreta «La signora delle camelie» di Alexandre Dumas jr, rigorosamente in italiano. Sì, perché la Duse fu ambasciatrice della nostra cultura e della nostra lingua. A chiudere la sezione è una bacheca ricolma di libri dedicati all'attrice dalla voce inconfondibile, nel mezzo spicca l'istantanea più curiosa della mostra: Marylin Monroe sdraiata su un divano con alle spalle una foto della nostra attrice.
Al centro dello spazio espositivo si entra in contatto con la donna, la madre e l'imprenditrice, se così possiamo definirla. Ci sono alcune fotografie realizzate da Gabriele D'Annunzio alla compagna Duse, alcune delle sue dediche come quelle sui testi del Fuoco (1900) e di Fedra (1909): «A Eleonora Duse, ora e sempre» e «A Eleonora Duse questo poema che fu composto per lei». Ma anche lettere e telegrammi scritti a e da amici, si scoprono corrispondenze con Luigi Pirandello, Grazia Deledda e Arrigo Boito, e con la figlia Enrichetta: «Figlia mia, oggi è il primo giorno di guerra, niente parole inutili siamo nel mondo, tutti stretti alla stessa speranza…».